Jazz. Cala felicemente il sipario sul percorso beneventano di 'Riverberi' In primo piano

La carovana trascinante di 'Riverberi' ha chiuso il suo percorso beneventano alla Rocca dei Rettori e all'Hortus Conclusus, lasciandosi dietro una scia di freschezza e di originalita', di musica suonata a pieni polmoni, di sorprendenti contaminazioni. Nel giardino della provincia è andato in “onda” uno strepitoso ed indimenticabile concerto di Luca Aquino. Il trombettista, affermatosi in campo internazionale, ha rivisitato alcuni brani della band californiana, The Doors, arricchendoli con la sua personale impronta creativa.

Appena apparso sul palco, il musicista Aquino, guardando la platea, ha osservato: “Sembra proprio di stare in Norvegia. Qui è tutto organizzato per bene. Ma quanta fatica! Non so se questo progetto potrà continuare per il prossimo anno. Non so se ce la faremo senza l’aiuto delle istituzioni”. Il concerto dedicato ai Doors è tratto dal suo ultimo album ed è stato presentato per la prima volta a Roma, il 31 maggio scorso, presso l’Auditorium Parco della Musica e poi il 13 giugno al Festival Jazz di Parigi.

Il viaggio nel rock della mitica band è partito con “Light my fire”, eseguito con formidabile energia e raffinatezza stilistica. La tromba di Aquino ha oscillato nell’aria, guidando ed accompagnando i ritmi penetranti e profondi della sua band. La chitarra di Antonio Iasevoli, la batteria di Lele Tomasi, il basso di Dario Miranda hanno sprigionato un incontenibile flusso di suoni, autonome rielaborazioni e arrangiamenti grintosi. Dopo la tromba, Aquino ha suonato il flicorno, per brani più lenti e melodici, come “Blue Sunday”,”Yes” e “The River Knows”. Quando l’artista ha soffiato il suo fischio dolce e sinuoso nel microfono si è sparso tra gli alberi un vento di dolcezza e sensualità.

Sul palco della Rocca, prima del direttore artistico, ha cantato il rapper beneventano, Shark Emcee, accompagnato dalla chitarra di Marco Taddeo, che ha coinvolto il pubblico, invitandolo a ripetere i suoi più noti ritornelli. Il giovane artista, inventore di testi rimati, dissacranti e divertenti, si sta affermando come uno dei più estroversi interpreti del rap contemporaneo e si accinge a incidere un disco con l’importante etichetta napoletana “Jesce Sole”. Il dirompente Shark è sferzante con quelli che vivono “solo per i soldi”, con quelli che si chiudono nel loro guscio, con quelli con la puzza sotto il naso , rivendica “l’orgoglio sannita”. Con la presenza di Hakon Kornstad, Paolo Angeli, Maria Pia De Vito, Huw Warren, Luca Aquino, a “Riverberi”, insomma, è andato in scena un abbraccio inebriante tra le musiche del mondo.

Dal jazz alla letteratura il passo è breve. Anche perché il libro di Isabella Pedicini,“Ricette Umorali. Il bis”, presentato nell’ultima serata beneventana, all’Hortus Conclusus, contiene in sé un ritmo quasi musicale, per la verve descrittiva ed il periodare allegro, veloce, ironico. La presentazione dell’autrice, in coppia con uno spigliato e fustigante, Mario La Monaca, si è trasformata in un vero e proprio siparietto estemporaneo, a briglie sciolte, e forse per questo più gradevole e accattivante. La brillante e intonata lettura di alcuni brani del libro da parte di Giovana Maria Berruti e la erudita critica letteraria di Angelo Nenna, hanno completato con frizzanti tasselli un mosaico già molto denso di odori e sapori di casa nostra.

Il libro della Pedicini, pubblicato dalla Fazi Editore, mira ad essere un excursus ragionato tra la Zuppa di Cipolle e il Kinder Bueno, dal Gatorade al Liquore Strega. La scrittrice vede nel cibo uno strumento di conoscenza, comunicazione, narrazione, il luogo simbolico più caro della nostra memoria, perché la “cucina naturale” è la migliore del mondo. Basta con le “apericene” e con i roboanti e sofisticati nomi francesi appioppati a portate italiane! Viva lo Strega, “liquore del ritorno a casa”.

Contro l’omologazione dei gusti, un punto fermo è stato messo dal concerto conclusivo di Don Pasta, che ha tessuto, senza titubanze, l’elogio della parmigiana. Il musicista salentino, il cui vero nome è Daniele De Michele, va alla ricerca delle ricette delle nonne e si è fatto conoscere nel mondo come “uno dei più inventivi attivisti del cibo”. Accompagnato da un affiatatissimo gruppo jazz, ha raccontato, con brio ed ironia, la genuinità dei prodotti della terra e del mare, il sapore delle “cozze crude”, il profumo dei pomodori di campagna, contro “la passata industriale”. Alle note della chitarra, del sassofono, della batteria, ha aggiunto quelle del coltello battuto sul tagliere, ha cucinato tagliatelle, ha esaltato “l’incontro tra le fritture”, mentre al mondo c’è un “conflitto di culture”, ha concluso con una canzone dedicata alla donna che tra l’altro fa così: “Vorrei essere un pescivendolo per offrirti tutti i giorni la freschezza del pesce”.

Concluso il programma di Benevento, la rassegna continua in provincia con tappe diradate fino a settembre. Per la forza e le potenzialità dimostrate, “Riverberi”, potrebbe rappresentare davvero un importante trampolino di lancio per la città di Benevento.

ANTONIO ESPOSITO

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