La lezione/racconto di Umberto Curi e i suoi consigli per diventare maggiorenni chiudono il Festival Filosofico del Sannio In primo piano

Il trionfo della coscienza, la ricerca della verita', il coraggio di combattere. Questi i sentieri sui quali si e' dipanato il dialogo tra il filosofo Umberto Curi e gli studenti liceali partecipanti al Festival Filosofico del Sannio, conclusosi con grande successo al Teatro Massimo di Benevento. Ritrovando la coscienza, la verità ed il coraggio, i giovani possono guardare al futuro con orgoglio e fiducia. Ma queste tre parole chiave possono trovare linfa e forza solo nel desiderio di sapere, nella cosiddetta “curiositas”, che bisogna coltivare e tenere sempre accesa.

“Non basta avere 18 anni per diventare maggiorenni - ha osservato Curi - uno diventa grande quando pensa con la propria testa, quando esercita in maniera autonoma la propria capacità di ragionamento”. Il messaggio rivolto agli studenti è arrivato alla fine di un racconto intrigante di due storie antiche: quelle di Edipo e di Abramo ed Isacco. Il mitologico re di Tebe uccide il padre e sposa la madre senza saperlo perché così ha profetizzato l’oracolo, cerca di uscire dall’ingranaggio del destino, ma finisce in un labirinto inestricabile. Quando scopre la terribile verità si acceca e vaga disperato per il mondo.

“La storia è costruita in maniera impeccabile - ha rilevato il filosofo - Edipo si muove come un detective per scoprire l’assassino del padre che è egli stesso, altrimenti la peste di Tebe non verrà mai scacciata. Il dramma rappresenta un archetipo della letteratura poliziesca”. Il parricidio simboleggia la conflittualità tra padre e figlio. La seconda storia parla di Abramo, che invitato da un angelo ad immolare il figlio Isacco in onore di Dio, ubbidisce senza battere ciglio, ma nel momento in cui sta per compiere il sacrificio, un altro angelo lo ferma per aver dimostrato la sua immensa obbedienza. Qui vincono la fede e la totale subordinazione al Padreterno.

L’incontro col professor Curi ha rotto gli schemi della classica conferenza, ha seguito la strada del confronto e della discussione, stimolando riflessioni ed interrogativi su una tematica di ampio respiro come quella del “Sapere aude”, cioè sul coraggio di sapere e di affrontare le incertezze della vita attraverso la conoscenza. “Non mi piacciono le conferenze - ha detto il filosofo - perché c’è uno che parla e molti, quando va bene, che ascoltano. I giovani di Benevento mi hanno sempre colpito per la vivacità intellettuale e la capacità di proposta”.

La qualità e l’impegno degli studenti sono state premiati consette borse studio, promosse dall’Università del Sannio, dall’Associazione Culturale “Stregati da Sophia” e dalla famiglia del compianto professor Diodoro Cocca. I vincitori sono: Domenico Sparaco e Chiara Pepe del Liceo Scientifico“Rummo”, Chiara De Santis del Liceo Scientifico“Galilei-Vetrone”, Valeria Carone del Liceo Artistico, Pasquale Abbatiello del Liceo Classico “Giannone”, Simona Cianciola dell’Istituto De’ Liguori di Sant’Agata dei Goti, Marco De Tommasi del Liceo Scientifico “Guacci” di Benevento. Alla manifestazione hanno portato il saluto Filippo De Rossi, rettore dell’Ateneo sannita, la professoressa Anna Mazzeo, moglie di Cocca, ed il sindaco di Benevento Fausto Pepe.

“Gli studenti partecipanti al concorso sono stati 96 - ha concluso Carmela D’Aronzo, presidente di “Stregati da Sophia”,organizzatrice del festival - ma abbiamo coinvolto dodici istituti superiori di Benevento e provincia e quasi ottocento giovani. La manifestazione è stata ripresa anche dalla Rai. Sono intervenuti illustri filosofi e scrittori, da Massimo Recalcati a Dacia Maraini, da Giovanni Casertano a Paolo Amodio, da Zygmunt Bauman a Remo Bodei ad Umberto Curi. Per la prossima edizione punteremo i riflettori sul tema della verità”.

ANTONIO ESPOSITO

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