La protesta dei lavoratori delle Province campane alla tappa sannita del Giro d'Italia In primo piano

Si e' svolta stamani, 17 maggio 2015, a Benevento l'annunciata manifestazione di protesta dei dipendenti delle Province campane e della Citta' Metropolitana di Napoli in occasione della nona Tappa del Giro d'Italia.

La CGIL, CISL e UIL regionale avevano organizzato una manifestazione di protesta proprio alla partenza della Tappa del Giro che da Benevento, dopo un itinerario di 215 km attraverso le Province di Benevento e Avellino, cioè lungo solo alcune delle migliaia di chilometri della viabilità di proprietà di questi due Enti, si concluderà a San Giorgio del Sannio.

Striscioni, bandiere, slogan per sensibilizzare la popolazione sullo stato di disagio che migliaia di lavoratori stanno vivendo a causa della legge n. 56/2014, che vuole cancellare le Province, e della legge n. 190/2014, che vuole sopprimere il 50% dei posti di lavoro esistenti in questi Enti.

La Rai, con la trasmissione di Rai Sport 1 “Giro Mattina”, in diretta da Piazza Castello di Benevento, ai piedi della Rocca dei Rettori, sede istituzionale della Provincia, condotta da Tommaso Mecarozzi e Luca Di Bella con l'apporto Marino Bartoletti e di Gigi Sgarbozza, ha dato ampio risalto alla protesta dando conto delle ragioni dei dimostranti.

Il forte disagio lamentato dai lavoratori è dovuto alla situazione di incertezza che si vive nelle Province su una molteplicità di fronti.

C'è il problema del futuro di circa 20mila lavoratori a causa della norma che vuole il taglio della metà dei dipendenti; c'è l'insostenibile, forsennato e indiscriminato taglio di risorse finanziarie operato dal Governo Renzi sulla scia di quelli disposti dai Governi che l'hanno preceduto, che pregiudica in maniera drammatica l'erogazione dei servizi pubblici per le Scuole, le strade, l'ambiente, la cultura, lo spettacolo, il turismo, e il pagamento degli stipendi dei dipendenti. In particolare preoccupa gravemente la situazione che concerne l'erogazione dei servizi di grande importanza che le Province svolgono a favore della collettività. E tutto questo mentre i dipendenti preposti sono soggetti al vincolo di responsabilità personale sulla staticità delle strutture scolastiche; sulla sicurezza nella circolazione stradale.

Le restrizioni economiche stanno comportando l'impossibilità di far quadrare i conti. Sarà quindi molto difficile, se non impossibile, poter predisporre ed approvare i bilanci di previsione, che pure sono ovviamente un obbligo di legge.

All'Unione delle Province d'Italia, nell'Assemblea del 15 maggio scorso, tale situazione finanziaria della Province, è stata descritta con il termine “dissesto indotto”: con questo si voleva significare che si tratta di un dissesto finanziario causato non dalle scelte operate dalle 100 Amministrazioni delle Province, ma diretta e immediata conseguenza delle scelte del Governo.

Nonostante ciò, le Province stanno continuando a svolgere i loro servizi, per dovere istituzionale, con sacrificio e con senso di responsabilità: si tratta di onorare compiti che non dovrebbero più essere posti in capo a loro, ma che evidentemente si vuole onorare a tutti i costi. Si possono chiudere i Musei? Si possono chiudere le Scuole? Si possono lasciare le buche in mezzo alle strade?

In questa situazione che somiglia molto ad un caos, si registra il silenzio pressoché totale della Regione Campania, in modo particolare.

Fino a quando sarà possibile andare avanti in questo modo? Non per molto, evidentemente.

E' quindi indispensabile una inversione di rotta da parte del Governo.

Per dare garanzie ai cittadini ed ai lavoratori delle province che chiedono solo di poter continuare a lavorare con professionalità, con dignità ed in piena tranquillità.

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