La storia del femminiello Carmine... Dall'inferno alla resurrezione In primo piano

Una vita sbandata, disperata, sconnessa, alla ricerca del riscatto. Un passato nel degrado, nell'abisso, nel baratro. Una diversità nascosta perchè condannata dalla gente e dalla morale. La difficile fuoriuscita dall’oscurità di Carmine Angrisani, racchiusa nella commedia “L’ibrido” di Giuseppe De Vincentis, è andata in scena al Mulino Pacifico di Benevento per la rassegna Obiettivo T organizzata dalla Solot.

Una storia angosciante interpretata dallo stesso autore e dall’attrice emergente Simona Barattolo.

Il racconto parte dall’inferno del carcere con dure riflessioni sul pianeta, sulla giustizia, sull’indifferenza, sul disagio sociale, sulla violenza, sulla difficile condizione dei giovani nei quartieri di periferia. Rinchiuso in una cella, il protagonista dialoga con Carmen, la sua metà immaginaria, seduta su un letto bianco, ricoperto di rose rosse. Carmine rievoca i motivi della sua condanna per omicidio preterintenzionale, la caduta senza scampo nella droga, lo sfascio della sua famiglia ed il vuoto sentimentale ed umano  del suo mondo.

“Quando il Signore creò la terra - afferma il femminiello - si riposò e lasciò per un po’ le cose in mano all’uomo. Così si scatenarono l’invidia, l’odio, la sopraffazione, la guerra di tutti contro tutti. Perché non c’è bisogno di un coltello per essere n’ assassino. Ma prima di condannare, bisogna capire i motivi”.

Quando si fanno cattivi incontri, la tragedia è dietro l’angolo. Come capitò a Cappuccetto Rosso. Perché in un bosco non ci sono solo castagne e fragole, ma anche lupi ed altri animali selvaggi.

Alternando ricordi d’infanzia, canzoni napoletane come “Giacca Rossa”, massime filosofiche, il protagonista trova il coraggio di svelare la sua vera identità, perché non vuole essere più un’ombra che cammina. La recitazione di De Vincentis e Barattolo si dirama tra toni drammatici ed ironici, malinconici e dissacranti. I due attori, entrambi con blue jeans e maglietta bianca, rappresentano con grande incisività e freschezza il doloroso cammino di Carmine dalla deviazione verso la resurrezione.

ANTONIO ESPOSITO

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