L'Abbazia di Sant'Anastasia a Ponte In primo piano

Ho avuto modo di visitare questo grazioso edificio nel periodo natalizio e di scattare alcune foto al suo interno. C’era una mostra pittorica e le immancabili degustazioni di vino, cosa normale per una zona facente parte di un comprensorio a vocazione vitivinicola.

La chiesa abbadiale di Sant’Anastasia fu eretta tra Capua e Benevento, fuori dal centro abitato del comune di Ponte, attivo centro commerciale di poco più di 2500 abitanti, distante dal capoluogo solo dieci Km. Il nome della cittadina deriverebbe da un ponte in pietra costruito dai romani sul corso del torrente Alenta, i cui resti sono ancora oggi visibili.

Situata ai margini dell'antica via Latina, fuori dell'abitato di Ponte («extra moenia», dice testualmente un documento del 1354), venne eretta grazie all’iniziativa dell'Abate benedettino Leone Ostiense. Sorge su un’antica Villa Romana e divenne ben presto luogo di ristoro per i pellegrini diretti al Gargano. Si presenta con una pianta ad unica aula allungata con orientamento est-ovest e con ampia abside.

Doveva essere un gioiello di architettura romanica, tanto da essere classificata da Mons. De Bellis «perpulchra»: «Ecclesia... S. Anastasiae... antiquae, et perpulchrae structurae est».

Un terribile incendio nel 1934 ne distrusse il campanile e gli arredi sacri.

Nonostante i disastri subiti, nel 1964 è stata riconosciuta monumento storico del patrimonio nazionale e restauri successivi hanno permesso di scoprire nuovi elementi importanti per la ricostruzione storica del sito, come la tomba di un antico guerriero con il corredo funerario.

L’abbazia ha un suo particolare fascino, per cui essa non rimane indifferente a chi vi passa davanti. A pochi Km, alle porte del comune di San Lorenzo Maggiore, in località Limata, sorge un altro complesso religioso di più ampie dimensioni, costituito dalla chiesa e dal monastero di Santa Maria della Strada, risalente al XVII secolo e recentemente ristrutturato, con vista aperta sulle infinite distese di vigneti che degradano verso quello spettacolo rappresentato dal monte Taburno.

Salendo, ci si imbatte nella graziosa cittadina di Guardia Sanframondi, nota, non a caso, con l’appellativo de “la Wardia Bella” e subito vengono alla mente i Riti Settennali che tanta curiosità suscitano negli osservatori vicini e lontani, con l’offerta di sangue dei suoi battenti che, incappucciati, si percuotono il petto per ore nel giorno dedicato alla Madonna Assunta. A questo punto del tragitto si aprono due strade. Una conduce verso Castelvenere, piccolo centro del quale fu originario San Barbato (602-683 d.C.), il vescovo che fece estirpare il famoso Noce presso il fiume Sabato, che si credeva fosse il ricettacolo di tutte le streghe del mondo. L’altro percorso conduce a Cerreto Sannita, graziosa cittadina che reca nel tessuto urbano numerosi segni di spiritualità e di fede, tra i quali: la Cattedrale, la Collegiata di San Martino Vescovo, l’ex monastero delle Clarisse, numerose altre chiese e chiesette sparse per l’abitato e l’imponente Palazzo Vescovile, terminato nel 1696.

Insomma, un patrimonio di storia e di fede davvero ragguardevole. Ora che ben cinque comuni di “Sannio Falanghina” (Castelvenere, Guardia Sanframondi, Sant’Agata dei Goti, Solopaca e Torrecuso) hanno ricevuto il titolo di “Città Europea del Vino 2019”, è il caso di far emergere tutte le ricchezze nascoste di questi territori, in tutte le loro espressioni. Non solo vino, dunque, ma monumenti, arte, chiese, storia. Una formidabile occasione di sviluppo che hanno tra le mani gli amministratori e le associazioni di queste zone.

LUCIA GANGALE 

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