Luigi De Filippo a Benevento: 'Con il berretto a sonagli ho capito cos'è la democrazia' In primo piano

La gelosia, la pazzia, la società che rende gli uomini pupi e marionette. Lungo questo filo riflessivo si è snodata la commedia pirandelliana 'Il berretto a sonagli', interpretata dalla compagnia di Luigi De Filippo al Teatro Massimo di Benevento. Il testo proposto nella versione eduardiana si aggancia fortemente all'attualità, segnata da frequenti drammi familiari ed al doloroso fenomeno del femminicidio.

Tutto ruota intorno ad un presunto ed immaginario tradimento. Il terribile sospetto viene comunicato un giorno a Beatrice da una ruffiana del paese: il marito se la intenderebbe con la moglie di Ciampa, un onesto scrivano dall’onorevole reputazione. La donna tradita vuole scoprire ad ogni costo l’adulterio, perché ormai è divorata dalla gelosia, che, quando entra in una casa, provoca un “terremoto perpetuo”.

Per prendere in castagna il marito chiede a Ciampa di partire per Napoli e di comprare in quella città una collana di corallo. Le parole che Beatrice usa per convincerlo ad andare sono architettate e ricamate con voluta ambiguità, girano intorno al problema senza chiarezza. Il povero Ciampa, interpretato con grande maestria da Luigi De Filippo, rileverà allora che “lo strumento è scordato”. “Noi abbiamo nel cervello tre corde - afferma lo scrivano - quella seria, quella civile e quella pazza. Lei, signora, le sta usando nel modo sbagliato. Il suo discorso confonde le tre corde”.

Per scoprire la verità la tormentata Beatrice si rivolgerà addirittura alla polizia per denunciare la tresca. Un giorno i due presunti amanti vengono scoperti e arrestati, ma manca la prova lampante. Nel verbale si parla di “oltraggio alle forze dell’ordine” e di “decolletè eccessivo” per la donna. Chi saprà mai la verità? Le voci, intanto, si moltiplicano in paese. Lo scandalo non può essere fermato.

Lo scrivano dal fare gentile improvvisamente si ribella alla fama di “cornuto” che involontariamente gli è stata appioppata dalla pubblica denuncia di Beatrice. “Da oggi mi metterò un berretto a sonagli - dirà mesto e sconsolato - e girerò per le strade per farmi ridere dietro. E’ questo che volete?”. Nello stesso tempo, però, minaccia di ammazzare la moglie ed il suo amante. Per salvare la sua onorabilità c’è un’unica soluzione: Beatrice deve farsi passare per pazza e deve andare in manicomio. L’ancora di salvezza e della verità sta, insomma, nella pazzia.

La commedia è stata accolta calorosamente dal numeroso pubblico per la sua vivacità espressiva ed i frequenti riferimenti napoletani, per il suo ritmo gradevole e serrato e per la bravura di tutti gli attori. Il protagonista, Luigi De Filippo, alla fine molto commosso, ha ricordato che fin da ragazzo aveva sognato di interpretare il personaggio di Ciampa.

Avevo tredici anni - ha concluso l’attore salutando il pubblico - quando ho assistito al Teatro Eliseo a questa commedia interpretata dai De Filippo, che fanno teatro da circa 150 anni, da tre generazioni. Era il 1944, Roma era occupata dai nazisti, c’era il coprifuoco, non si poteva parlare, c’era la paura di essere presi e portati in Germania. Gli alleati non arrivavano mai, si erano fermati a Cassino. Quando nel finale Ciampa disse “voi non sapete cosa significa non poter parlare, non potersi muovere”, il pubblico si alzò in piedi gridando: “Viva i De Filippo! Viva Pirandello! Viva l’Italia! Viva la libertà!”. Da allora ho capito cos’è la democrazia”.

ANTONIO ESPOSITO

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