Ma quanto la gioventù di oggi è più felice di quella di ieri? In primo piano

Pantaloni a vita altissima, colli a punta e polo a righi sottili, jeans, minigonne e zeppe per le ragazze. Erano gli anni sessanta. Uno stile inconfondibile tante volte rivisto nelle vecchie foto di famiglia.

Il mito degli anni 60 ci accompagna sin da ragazzini. Quante volte abbiamo sentito ripeterci sospirando Erano altri tempi da chi quegli anni li ha vissuti.

Era l'epoca della grande musica, dei grandi film, dei grandi ideali, delle grandi amicizie e dei grandi amori. I Beatles, Fellini, Che Guevara.

Benevento era una cittadina tranquilla, quasi ai margini. Non c'era ancora traccia di modernità. Una città chiusa in se stessa e che resisteva ai cambiamenti.

A quei tempi c'erano la destra e la sinistra ad animarla. C'erano le piazze dove si riunivano i giovani di destra e quelle dove si riunivano i giovani di sinistra.

Nelle case dei beneventani c'erano un solo telefono, una sola televisione, una sola macchina e il divertimento per i giovani consisteva nel riunirsi in megacomitive per parlare dei propri sogni, dei propri progetti, delle speranze e delle paure sul futuro.

Spesso ci si riuniva presso la casa di qualcuno dove si spostavano i mobili e si creava lo spazio per ballare. Le discoteche semplicemente non esistevano.

La città era molto diversa. Pochi bar, e per giunta rigorosamente senza tavolini e sedie, qualche cinema e qualche panificio o rosticceria che sfornava leccornie da gustare seduti sul gradino di un portone con gli amici. Piccole libertà che però alle ragazze non erano concesse. A loro restavano la messa e la passeggiata domenicale lungo il corso Garibaldi.

A quell'epoca c'erano l'entusiasmo di andare allo stadio a vedere la partita di calcio, l'entusiasmo del primo appuntamento, l'entusiasmo di andare a votare per esprimere con orgoglio le proprie convinzioni politiche.

Passioni forti e sentimenti veri. Quanto al sesso, veniva praticato all'interno della coppia di fidanzati, ed era quasi sempre l'atto conclusivo di un percorso che cominciava con il corteggiamento (a volte lunghissimo!). Allora la verginità era ancora un valore.

Tempi lontani per i ragazzi del duemila che nei week-end affollano i bar che si affacciano nei vicoli del centro, la cosiddetta movida beneventana.

Una generazione difficile da definire in base all'età, dimensione che ormai si è dilatata. Una generazione che vive la crisi dell'identità e la cerca al di fuori di se stessa.

La città è cambiata. Di locali ce ne sono tanti. Le ragazze la libertà l'hanno ottenuta da tempo, sin da adolescenti possono rientrare tardi la sera perché hanno già le chiavi di casa.

Jeans a vita bassa, anche per i ragazzi, piercing all'ombelico o al naso, ma la minigonna e le zeppe sono ancora alla moda.

Ed ecco che il sabato notte il centro storico si popola di giovani che sostano davanti a bar e baretti che con la musica a palla ti propongono l'offerta della serata: un cicchetto ad un euro. C'è anche il tre per due: prendi tre cocktail e uno lo offre la casa. E la serata a tema: se consumi il superalcolico sponsorizzato in quel locale il primo bicchiere è gratis con tanto di gadget in omaggio.

Non è raro imbattersi in ragazze, più o meno grandi d'età, che trascorrono la serata bevendo una, due, tre bottiglie di birra, vino o altro. Lo scenario è facilmente immaginabile. In tanti si ubriacano. Si comincia a sorseggiare giusto per iscaldare la serata ma poi quando l'alcol ha già annebbiato la mente diventa difficile fermarsi.

E poi c'è la droga. Tanta. Ecstasy e cocaina soprattutto, ma anche popper, LSD, hashish e marijuana. L'obiettivo è sballarsi. E la scelta di ciò che si vuole consumare dipende da cosa è disponibile in quel momento. La festa poi prosegue in discoteca.

Luigi, poco più di vent'anni, capelli biondi e sorriso scanzonato, mi spiega che i giovani scelgono questo modo di vivere perché è più facile. Non è semplice avvicinare le ragazze - racconta - spesso se la tirano e gli amici ti prendono in giro, con la coca diventi più socievole, loquace, e se lei ti dice che non le interessi non ti importa più di tanto.

C'è anche qualcuno che non la pensa così e punta il dito contro i bar della zona che non controllano chi supera i limiti.

Ma se nell'opinione comune i consumatori abituali di sostanze stupefacenti sono compresi tra i 20 e i 25 anni, c'è un'altra faccia della droga beneventana ed è quella dei professionisti. Corre voce che sono tanti i giovani trentenni rampanti e affermati che non rinunciano ad una striscia di cocaina nel weekend.

E il sesso? È cambiato moltissimo rispetto agli anni sessanta. Il corteggiamento esiste ancora si, ma parte e si conclude quasi sempre nel giro di una serata. È il fast sex, il sesso veloce.

Insomma, i tempi si sono ridotti e l'attrazione fisica e la simpatia giocano un ruolo fondamentale.

Ecco delineate nei tratti essenziali due epoche, due modi diversi di vivere la giovinezza. Ma allora sono più felici i giovani di oggi o quelli degli anni sessanta?

Non vorremmo deludere i nostri lettori ma non abbiamo la risposta. Lo scopo di questa nostra discussione è quello di dare un input ad un dibattito al quale vorremmo dare vita sulle colonne di questo giornale.

L'invito rivolto a tutti è di farci pervenire i loro contributi ai quali il direttore non mancherà di dare tutto lo spazio e il risalto che meritano, anche sul nostro sito internet: www.realtasannita.it.

Alessandra Gogliano