Masullo al Festival Filosofico del Sannio: 'La salvezza sta nell'alleanaza tra scienza e filosofia' In primo piano

Le meraviglie della vita e dell'universo, le soprese, i sogni, il futuro, visti attraverso gli occhi della scienza e della filosofia, della tecnologia e della religione. Un viaggio affascinante e suggestivo quello del settimo incontro del Festival Filosofico del Sannio dedicato al seguente tema: “Si può fermare l’orologio della vita?”. Dopo i saluti del prefetto Paola Galeone, del sindaco di Benevento e la presentazione di Carmela D’Aronzo, presidente dell’associazione promotrice, “Stregati da Sophia”, sono cominciate le relazioni previste.

I grandi passi avanti fatti dalla medicina sono stati illustrati dal cardiologo Carlo Pappone, che ha parlato delle ultime scoperte, soprattutto per quanto riguarda le morti improvvise, che avvengono di notte, per le quali bisogna intervenire subito con massaggi cardiaci e defibrillatori. Il noto chirurgo beneventano, che da anni opera a Milano, ha spiegato il sistema elettrico del cuore, una vera macchina perfetta, che vive grazie ad una batteria fatta di miliardi di cellule, con i suoi 4200 battiti all’ora, con milioni di fili, con impulsi di energia che viaggiano a 2000 chilometri all’ora.

“Oggi siamo in grado di individuare - ha detto Pappone - le cellule dove sta nascendo la fine della vita. Possiamo  capire da dove nasce, ad esempio, la Sindrome di Brugada. Possiamo finalmente operare e salvare tanta gente. Il rischio di morire all’improvviso accade nei primi 50 anni. Bisogna indagare sulla famiglia, perché spesso il nostro orologio è condizionato dal Dna”. L’illustre medico ha operato fino ad oggi 190 pazienti affetti da questa malattia. Le loro storie a lieto fine sono state raccontate in un documentario.

Se la medicina può allungare la vita degli uomini, come si potrà curare e salvare l’universo? Il continuo progresso scientifico è veramente infinito o è destinato a fermarsi? Insomma c’è il rischio di un ritorno indietro? Questi interrogativi hanno contrassegnato l’intervento del professor Luigi Glielmo dell’Università del Sannio. “Ricordo un racconto di Asimov - ha rilevato il docente - e la suggestione che mi ha accompagnato fin da ragazzino. Si può invertire il flusso del tempo? Si possono spegnere le stelle”?.

“Per la scienza non c’è paura di degradazione neppure a livello cosmico. Il mondo così come ce lo ritroviamo è nato dal Bing Bang, la famosa esplosione iniziale, nella quale abbiamo raggiunto già quel massimo di fluttuazione costante. Peggio di così non si può andare”. Partendo da questo concetto, il filosofo Aldo Masullo ha messo in guardia dai rischi connessi ad una tecnologia spericolata e disordinata, che può sfuggire al controllo dell’uomo ed annientare lo stesso suo costruttore.

Nessuno può fermare il tempo, perché il tempo è cambiamento. I presocratici avevano capito già tutto, con il famoso Eraclito che dice “panta rei”, tutto scorre, tutto cambia. “Quello che sto vivendo adesso -ha sottolineato il filosofo napoletano- viene dopo quello che ho vissuto ieri, ma non posso ritornare a ieri, sono inchiodato ad oggi, anzi sono già lanciato verso il domani”. La formazione dell’uomo è comunque il frutto di un mix di fattori naturali e culturali. Non c’è separazione tra cultura scientifica e cultura umanistica.

Se l’uomo non avesse un linguaggio, né un pensiero, né relazioni con gli altri, sarebbe un selvaggio. Il solo stato naturale non rende automaticamente umani. “La medicina e le scienze ingegneristiche - ha fatto notare Masullo - si occupano dell’evoluzione a livello naturale, mentre le lingue, la filosofia, le arti si occupano dell’evoluzione culturale. Spesso siamo come naufraghi su una zattera. La salvezza può venire  solo dall’alleanza tra la scienza e la filosofia”.

Il cuore del problema diventa il senso della vita. Dove vado? Perché faccio questo viaggio sulla terra? “Io sento di essere stato salvato da un Dio che si è fatto uomo -ha concluso l’arcivescovo Felice Accrocca- il tempo per me non è una prigione, sento che non vado verso il nulla, ma verso qualcuno. Questo per me è il cambiamento: fare della vita un dono per gli altri. I giovani hanno diritto a sognare. Ma devono sapere che i sogni si realizzano solo con impegno e fatica”.

Antonio Esposito

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