Maxi grandinate... Il Sannio di nuovo in ginocchio In primo piano

Acqua e fuoco non trovano luogo” è uno dei motti della civiltà contadina mai passato di moda, nemmeno oggi che la tecnologia è in costante evoluzione anche in campo agricolo.

E così il 3 e 5 maggio scorsi - a riprova che la Natura vince sempre il “braccio di ferro” con l’Uomo - i nostri imprenditori agricoli sono stati messi in ginocchio dalle violente tempeste di grandine che hanno distrutto il frutto del duro lavoro di un anno.

Il Sannio, dunque, si ritrova ancora una volta a fare i conti con un clima impazzito, che rende il territorio sempre più vulnerabile agli eventi meteorologici estremi.

Le due grandinate hanno avuto una durata non inferiore ai 20 minuti e con chicchi grossi come nocciole, caduti giù violenti e abbondanti, associati a piogge copiose e forti venti.

La prima ondata si è abbattuta pesantemente sulla porzione di Sannio che comprende Valle Caudina, Valle Telesina e parte del Titerno (anche se l’area epicentro della maxi grandinata è risultata essere Castelvenere) un territorio, è bene ricordarlo, che produce vini di eccellenza, olii pregiati, frutta e ortaggi genuini.

La seconda gragnola, invece, ha arrecato danni ingentissimi alle produzioni di grano duro, ortive e foraggere del Fortore.

Come se non bastasse, in entrambi i casi i problemi si sono estesi a molte strade con conseguenti allagamenti e smottamenti, oltre alle infrastrutture rurali, persino le serre sono state messe fuori uso e bucate dalla grandine.

La conta dei danni e la stima delle perdite sono ancora in atto, ma in ogni caso si parla di milioni di euro… E adesso chi paga?

Toc toc: qui siamo in Italia, un Paese dove la burocrazia è lenta da morire, i soldi non si capisce bene se ci sono, non ci sono… E se ci sono, per chi sono?

Di contro, se tutto procedesse alla stessa velocità con cui i nostri “cari politici” si affrettano mediante dichiarazioni e comunicati stampa (perché la campagna elettorale non finisce mai) allora sarebbe tutt’altra musica!

“Siamo fortemente preoccupati - hanno dichiarato il presidente di Coldiretti Benevento Gennarino Masiello e il direttore Michele Errico - per gli effetti che si potranno produrre sulle varie colture in una fase delicatissima dell’annata agraria. Attraverso i nostri tecnici e i soci stiamo raccogliendo informazioni per poter quantificare i danni, che risultano già essere pesanti. Gli agricoltori sono purtroppo abituati agli eventi eccezionali, ma la sfortuna si è accanita in un periodo nel quale era ancora possibile assicurarsi contro le avversità atmosferiche, sottoscrivendo polizze, come previsto per legge, entro il 31 maggio. Oltre il danno, dunque, anche la beffa. In ogni caso, pur consapevoli della possibilità di coperture assicurative, tenteremo ogni strada utile al riconoscimento di ristori per l’eccezionalità del fenomeno, agendo a sostegno degli agricoltori”.

Forte preoccupazione è stata espressa anche dalla Cia di Benevento: “Dopo la Valle Caudina e la Valle Telesina - ha affermato il presidente della Cia Benevento Raffaele Amore - la grandine si è abbattuta sul Fortore. A pochi giorni di distanza l’agricoltura sannita è di nuovo in ginocchio. E’ chiaro che a questo punto, di concerto con tutte le istituzioni, vanno trovate soluzioni urgenti e messe in pratica tutte le misure possibili a sostegno degli imprenditori agricoli colpiti dalla grandine”.

Parla di “mazzata tremenda ed inaspettata per l’agricoltura sannita” Francesco Fiore, commissario di Confagricoltura Benevento.

Migliaia di aziende agricole danneggiate dalla meteora, con inevitabili  ripercussioni sulle assunzioni della manodopera agricola sannita. Occorre immediatamente che il Governo proclami lo stato di calamità per l’intera provincia beneventana e trovi soluzioni e misure necessarie a sostegno delle aziende agricole danneggiate, quali sospensione immediata di tutti i pagamenti, fiscali, previdenziali, di cambiali e mutui. Inoltre, contributi governativi a fondo perduto o prestiti, a tassi agevolati, commisurati al danno subito, da restituire in 10-15 anni per permettere  alle aziende danneggiate un’immediata ripresa economica”.

Dopo l’alluvione del 2015, cui hanno fatto seguito negli anni a venire gelate e siccità, quest’altra batosta proprio non ci voleva.

ANNAMARIA GANGALE

annamariagangale@hotmail.it

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