Mons. Piazza a Cives: 'Non sono le cose che rendono felice l'uomo ma le persone' In primo piano

Terzo incontro della IX edizione di Cives - Laboratorio di formazione al bene comune, promosso dall'Ufficio per i problemi sociali e il lavoro della Diocesi di Benevento in collaborazione con il Centro di Cultura “R. Calabria” e l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nell’appuntamento di giovedì 3 dicembre si è tenuta la lezione sull’ultima enciclica di Papa Francesco: Laudato sì.

Questa enciclica è da considerare uno spartiacque tra le encicliche sociali - ha detto Ettore Rossi, direttore dell’Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro - fondamentale per uno sviluppo sostenibile ed integrale. E’ molto importante la visione del Papa secondo il quale l’approccio ecologico deve trasformarsi in approccio sociale, in modo da ascoltare sia il grido della terra che quello dei poveri”.

A tenere la lezione è stato mons. Franco Piazza, vescovo della Diocesi di Sessa Aurunca, il quale, ha indicato un vero e proprio percorso da seguire per chi volesse approcciarsi allo studio e alla lettura della Laudato sì.

Enciclica particolarissima, singolare e di una semplicità complessa - ha rimarcato mons. Piazza - che invita a trovare una via di impegno al cambiamento”.

Infatti, nelle pagine viene delineato una road map da seguire insieme, dove ognuno di noi deve sentirsi parte attiva passando dall’etica dell’intenzione all’etica della responsabilità, e facendo un ulteriore salto giungere all’etica della relazione.

Con questo concetto fondamentale, il Papa entra a gamba tesa su un modello culturale che fa cambiare prospettiva e non solo. Il cambiamento è anche di metodo e categoria.

Francesco indica due vie per cambiare prospettiva: riacquisire il senso del limite e avere la libertà della rinuncia.

In questo caso la rinuncia deve essere letta in chiave positiva – ha detto il vescovo di Sessa Aurunca - sapendo scegliere in quale direzione proseguire, accogliendo o lasciando andare le proposte che la società moderna ci offre”.

Tra la pagine, però, vi è una domanda che interroga il lettore: che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi? E’ quella che chiamiamo responsabilità intergenerazionale.

La criminalità organizzata, per troppi anni ha sfruttato il territorio e l’ambiente, “occorre dunque che il problema sociale e quello ecologico siano affrontati insieme per vincere la battaglia contro i deturpatori delle nostre terre”.

Ed è proprio su questo concetto che Papa Francesco cambia radicalmente il modo di percepire la terra: non più un oggetto ma una sorella.

Per un’azione efficace - ha proseguito mons. Piazza - c’è bisogno di una conversione ecologica globale, dove il rispetto e la preoccupazione per la terra, si trasferisca anche agli ultimi. Così la nostra responsabilità ecologica si trasforma in responsabilità teologica”.

Alla base di tutto vi è però una fortissima convinzione da parte del Pontefice. Tale convinzione rende l’enciclica un vero è proprio veicolo di speranza: “Eppure, non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi. Sono capaci di guardare a sé stessi con onestà, di far emergere il proprio disgusto e di intraprendere nuove strade verso la vera libertà” (n. 205 dell’enciclica).

La grande trasformazione è anche metodologica. È, infatti, entrando in dialogo con tutti realmente che si può costruire una nuova società. Il vescovo sottolineando questo aspetto cruciale ha infatti affermato: “Non c’è nulla nell’umano che non ci riguarda per poter affrontare i problemi insieme”.

Il rinnovamento passa, soprattutto, dal ripensare il rapporto tra politica ed economia, in modo da rendere il dialogo tra i due aspetti più trasparente e onesto possibile.

Ma il punto sul quale Papa Francesco si sofferma da tempo nel suo pontificato è la cosiddetta “cultura dello scarto”.

Nella Laudato sì, è forte il richiamo che invita ricomporre la dignità dell’uomo che non può essere paragonato ad uno scarto materiale. Per fare questo, occorre innescare processi educativi che richiedono tempo.

Infine, ribadendo che la Laudato sì parla, in sintesi, di relazioni, mons. Piazza ha concluso con un pensiero: “Non sono le cose che rendono felice l’uomo ma le persone”.

Altre immagini