Nazzareno Lanni si dimette da presidente dell'assemblea cittadina del Pd di Benevento In primo piano

Nazzareno Lanni, presidente dell'assemblea cittadina del Pd di Benevento, ha scritto una lettera indirizzata al segretario del Pd sannita, Carmine Valentino, al segretario regionale, Assunta Tartaglione e al segretario nazionale, Matteo Renzi, per annunciare le proprie dimissioni dal partito e per chiedere anche quelle di altri dopo il risultato delle scorse elezioni.

La decisione dell’avvocato Lanni arriva dopo le dimissioni del segretario cittadino del Pd, Marcello Palladino.

Pubblichiamo di seguito la missiva in forma integrale.

Il risultato delle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale e per l’elezione del sindaco della città di Benevento segnano una sconfitta netta e forte del PD che non può e non deve essere assolutamente minimizzata e vanno ricercate ed analizzate le diverse cause che l’hanno determinata, traendone le conclusioni politiche più giuste e più utili per il rilancio su nuove basi politiche del PD beneventano.

I numeri della sconfitta al ballottaggio sono tali, 62,88% Mastella - 37,12% Del Vecchio, che richiedono un immediato gesto di umiltà del gruppo dirigente del partito a livello cittadino e provinciale attraverso le dimissioni dagli incarichi di direzione politica ricoperti, in quanto è evidente lo scollamento che questo gruppo dirigente ha prodotto tra la società beneventana ed il PD.

Con coerenza, mi dimetto dalla carica di presidente dell’assemblea cittadina del PD di Benevento, al fine di accelerare i tempi del commissariamento del circolo di Benevento nonché l’azzeramento del tesseramento, indicando, contestualmente, quelle che, a mio giudizio, sono state le principali cause che hanno determinato la pesante sconfitta.

AUTOREFERENZA E DOMANDA DI CAMBIAMENTO

L’andamento del voto del 5 e 19 giugno, ha fatto emergere una domanda di cambiamento dei cittadini beneventani, in linea con ciò che è accaduto negli altri comuni dove si è votato, che, unico caso in Italia, è stata intercettata da un rappresentante politico formatosi nella prima repubblica, cresciuto con l’esercizio di un forte potere negli anni successivi della seconda repubblica e ricollocatosi su base territoriale con la candidatura a sindaco della città. Segnali forti in direzione della richiesta di cambiamento, i cittadini di Benevento li avevano già manifestati con il voto alle elezioni regionali dell’anno scorso, facendo risultare quale primo “partito” della città il Movimento 5 Stelle. In tale circostanza, l’attuale gruppo dirigente decise le candidature con un anomalo metodo di consultazione individuale senza un dibattito e un ruolo vero degli organismi dirigenti provinciali e senza lasciare tracce formali che attestassero l’esito delle personali consultazione. Già le elezioni regionali misero in luce due segnali inequivocabili: da un lato un gruppo dirigente autoreferenziale, a tratti arrogante, tutto chiuso in sé stesso e, dall’altro un movimento, quello dei 5 Stelle, che esplicitava una domanda di cambiamento raccolta con un ampissimo consenso elettorale. Bastavano questi espliciti fatti politici per consigliare una candidatura a sindaco del PD che fosse sintesi vera delle diverse sensibilità presenti nel partito e che andasse verso il bisogno di una discontinuità e di un rinnovamento vero e non solo anagrafico.

LA CONDUZIONE DELLA CAMPAGNA ELETTORALE

Nonostante la buona amministrazione da parte del centro sinistra, premiata cinque anni fa con la vittoria al primo turno, nella città sono aumentati il disagio sociale, si sono accresciute le diseguaglianze, sono aumentate le incertezze degli operatori economici che compongono il già debole tessuto produttivo della città. Il gruppo dirigente del PD e il candidato sindaco del partito, specialmente nella fase del ballottaggio, hanno fatto leva esclusivamente sulle opportunità di investimenti in grandi opere ed in infrastrutture derivanti dall’azione del governo regionale e nazionale, trascurando le accresciute domande di tutela ed assistenza sociale provenienti da larghe fette di popolo beneventano. Il richiamo costante a questa filiera istituzionale, che necessita di tempi medio-lunghi per la realizzazione delle proposte presentate ai cittadini, non ha evidentemente persuaso i beneventani. A tal proposito non ha giovato la discesa di Ministri in campagna elettorale che, dai tragici giorni di dell’alluvione di ottobre, ancora non sono stati in grado di dare risposte concrete né alla parte pubblica né, soprattutto, alla parte privata che ha subito ingenti danni tanto che il voto a Mastella è stato anche espressione di una volontà da parte dei cittadini di essere rappresentati da un sindaco autonomo dai due centri di governo.

LA PROTERVIA/LA PROTESTA

La maturità dei cittadini, anche di Benevento, è a un livello alto tale per cui, essi sanno distinguere azioni di buon governo per modernizzare il paese ed il Sud con investimenti utili alla nazione, per esempio la linea alta velocità Napoli-Bari o la bonifica di Bagnoli a Napoli, e quindi vissuti come atti dovuti e non come favori che si fanno ai diseredati del Mezzogiorno. I cittadini di Benevento hanno espresso anche una protesta nei confronti di un gruppo dirigente del PD che si è creduto di imporre proprie scelte facendole passare per democratiche quando così non era. A lungo, in città come in provincia, alcuni, hanno tentato di evidenziare le chiusure e l’autoreferenzialità di questa gestione e di porre all’attenzione del gruppo dirigente la china verso la quale stavano conducendo il Partito, riscontrando alcuna risposta nella richiesta di condivisione dei processi.

La convocazione, oggi, di un’assemblea aperta e non formale può rappresentare un tentativo apprezzabile di dialogo e di contatto con le comunità locali ma non ha sicuramente ed in alcun modo il valore istituzionale degli organismi di partito che invece hanno il dovere di discutere ed analizzare lo stato di salute del nostro partito. Ritengo pertanto necessaria la convocazione immediata degli organismi statutariamente preposti alla disamina dell’attuale condizione, traendone le susseguenti conclusioni. Considerata la vastità dei problemi da affrontare derivanti, anche, dal risultato elettorale provinciale, e la necessità di dare un forte segnale di discontinuità e rinnovamento, credo che oltre alle mie dimissioni e a quelle già date dal segretario cittadino, sia necessario, a mio modesto avviso, anche l’atto di remissione del mandato del segretario provinciale. 

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