'Pisci e paranza', umanità perduta con squarci di luce al Piccolo Teatro Libertà In primo piano

Ritratto di emarginati contro il mondo. Un acquario umano in cui tutti difendono il loro piccolo spazio, per respirare e sopravvivere, con la paura dell'altro, del diverso, del forestiero. Un miscuglio di squallore metropolitano in una stazione immaginaria. Questi i tratti salienti dello spettacolo “Pisci e paranza”, andato in scena al Piccolo Teatro Libertà. Cinque figure umane irrompono sulla scena, come in una ruota monotona, con insulti e sberleffi.

I cittadini contro i cafoni delle provincia, la vana attesa di un autobus ormai passato, la ragazza incinta, il giovane disabile, l’uomo di rispetto, la donna ribelle, il contadino che racconta come si uccide il maiale. Cominciano ragionamenti strampalati, ma non troppo, sui maschi nati per la guerra, sui criminali veri che “hanno fatto tutti le scuole alte”, sulla tradizioni scomparse e la civiltà consumistica.

I bravi interpreti sono  Andrea Avagliano, Serena Lauro, Lorenzo Madonna, Rossella Miscino, Luca Sangiovanni. La regia è di Mario De Nasi. Il progetto teatrale ha ottenuto la segnalazione speciale al Premio Scenario 2015.Il teatro accende i riflettori su un microcosmo napoletano di periferia, su storie da marciapiede, su soggetti “brutti, sporchi e cattivi”, che vivono come i pesci di paranza nella palude della rassegnazione e della rabbia, che non si trasforma in coscienza sociale e rivolta collettiva.

Nella ruvida tristezza dei cinque personaggi si apre uno squarcio di luce, inciampano nelle metafore, che qualcuno di loro riesce a spiegare con semplicità, portando ad esempio frasi come “il grano ondeggia” e “il mare mugula”.Tra le loro miserie, spunta un fiore di umanità. L’attesa del figlio va festeggiata col vino. Il brindisi avviene con la bottiglia lanciata di mano in mano, come in un gioco di ragazzi. Si ride, si suona, si canta, si balla in un girotondo senza fine. Qualcuno non ce la fa e cade per sempre, mentre intorno si sparge l’odore acre del vino. La felicità dura poco, perché “la serenità è una chimera”.

Con questo commedia si chiude la rassegna organizzata dal Magnifico Visbaal di Benevento. “Questo teatro - ha concluso il direttore e attore Peppe Fonzo - ci è stato concesso in prestito fino a giugno dal comune e dall’assessore alla cultura. Speriamo che questo non sia l’ultimo spettacolo. Dipenderà dalla nuova amministrazione che verrà. Spero di rivedervi a settembre”.

ANTONIO ESPOSITO

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