Remo Bodei agli studenti sanniti: 'Seguite la bussola del pensiero critico' In primo piano

Nel mare magnum delle informazioni il disorientamento è sovrano. A quali certezze aggrapparci per guardare al futuro con una prospettiva sicura? Dove si annida la verità? Questi interrogativi esistenziali e filosofici sono rimbalzati con grande impatto emotivo e riflessivo nel Festival Filosofico del Sannio, nell’incontro svoltosi al Teatro Massimo di Benevento sul tema “Vis Veri-La forza della verità”, contrassegnato dagli interventi di Remo Bodei e Sebastiano Maffettone.

Il cammino esplorativo non poteva non partire da Luigi Pirandello e dalle domande fondanti del suo romanzo “Uno, nessuno e centomila”. Chi sono io? Come mi vedo io o come mi vedono gli altri? Qual è la verità? Quella nostra o quella degli altri? La realtà spesso sfugge all’uomo. Perché ognuno ha la sua verità. Ma ci sarà un modo per arrivare ad un approdo comune, oggettivo, incontrovertibile, che abbatta le barriere del potere e liberi il pensiero e la parola, senza timore  dii essere abbattuti?

“Nell’era della post verità - ha sottolineato Bodei - è diventato difficile distinguere il vero dal falso. Ci sono riviste americane che parlano di un bambino nato da un marinaio e da una sirena. Paradossalmente oggi non abbiamo un’opinione pubblica informata perché c’è troppa informazione”. Quindi conviene seguire il “cinico” Machiavelli e andare dietro la “verità effettuale delle cose”, cioè concentrarsi sui fatti, sul contesto, sui processi storici, sulle dinamiche economiche.

Il passaggio dall’homo sapiens all’homo videns ha scatenato una tempesta di messaggi. Siamo praticamente sempre connessi. Nel mondo 5 miliardi di persone frequentano internet. “L’uomo è portato ad ingannare anche se stesso - ha esordito il questore Giuseppe Bellassai - come un burattino nel palcoscenico pirandelliano della vita. Per noi della polizia la verità è un puzzle, da costruire con una ricerca assidua e lineare”. L’incontro è stato moderato da Filippo De Rossi, rettore dell’Università del Sannio, e coordinato da Carmela D’Aronzo, presidente dell’associazione promotrice del Festival, “Stregati da Sophia”.

Nel corso della storia il potere ha tentato spesso di addomesticare il consenso popolare. Il dittatore Mussolini ci provò con il Minculpop e l’Eiar e con slogan come “Il duce ha sempre ragione” e “Credere, obbedire e combattere”. La chiesa con la uccisione degli ugonotti ed il rogo ai filosofi. “Lo stesso Giovanni Paolo II con l’epistola 1989, “Veritatis Splendor”- ha osservato Bodei - arrivò a dire che l’unica verità è quella del Cristianesimo ed è rappresentata da Gesù, cioè da una persona, non da una teoria”.

Pensare e parlare liberamente è diventato spesso pericoloso, ma il bisogno di strappare la maschera ai falsi dei è diventato insopprimibile. Perché la democrazia è superiore ad ogni filosofia. Socrate viene ucciso  innocentemente perché ha detto al verità. Giordano Bruno e Giulio Cesare Vanini finiscono al rogo. Il grande filosofo calabrese Tommaso Campanella ha dovuto fingersi pazzo per 27 anni. “Per cambiare la società - ha evidenziato Maffettone - bisogna cambiare le persone, non basta un restyling delle istituzioni. In questo ci possono venire incontro le filosofie orientali”.

Non è vero che tutte le opinioni sono equivalenti. Per orientarsi e difendersi da ingannevoli sembianze ci sono diversi antidoti. “Basterebbe coltivare la filologia - ha rilevato Bodei - lo spirito critico, la storia. Sono finiti i tempi descritti magistralmente da Bauman di un mondo liquido. Qui stiamo scoprendo che il mondo più che essere liquido è molto solido, ci si sbatte le testa. Bisogna quindi educare  la gente a riprendere la facoltà di giudizio, che ultimamente è deperita. Come diceva l’esimio filosofo Catalano “E’ meglio pensare con la propria testa piuttosto che pensare con la testa degli altri”.

Di fronte alla grande diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, concorrenti agguerriti della scuola, i professori hanno difficoltà a sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda degli studenti. Per questo lo studio, l’impegno personale, la cultura, l’autoeducazione diventano i principali strumenti di difesa e di orientamento. Perché, prendendo le notizie qua e là, avremo solo un “vestito d’Arlecchino”.

“Siamo arrivati al punto - ha concluso Bodei - in cui c’è un capovolgimento dei ruoli. Tutti pretendono di sapere. Qui riporto una storia napoletana: un grande chirurgo fu così contestato dal paziente che doveva operare: dottore, ho visto su internet che come mi vuole operare lei, non va bene. Allora, rispose il chirurgo, si faccia operare da Google”.

ANTONIO ESPOSITO

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