Terremoti, sicurezza e prevenzione In primo piano

La scienza fa il suo cammino e prospetta rimedi aggiornati e soluzioni che i legislatori fanno propri per predisporre nuove regole dell'organizzazione del vivere civile.

In genere le leggi, anche quando si occupano di aggiustare situazioni formatesi nel passato, provvedono per l'avvenire. L’unica ipotesi di una legge che provveda per il passato e che sia ben accetta è quella che preveda un aumento di stipendio o di pensione con effetto retroattivo. Non si può, invece, aumentare una pena per chi è stato processato secondo regole vigenti, rafforzate seppure per nobili motivi: a queste ultime soggiaceranno quelli che hanno infranto la legge da qui in poi.

Lo stesso dovrebbe succedere per qualsiasi normativa riguardante costruzioni di qualsiasi tipo: edilizio, meccanico, elettrico eccetera

Benevento è città classificata ai massimi livelli di sismicità. Quasi tutti i fabbricati, gli impianti, le strade, i ponti hanno obbedito a regole superate da disposizioni più stringenti oggi in vigore.

La domanda è: se si dovesse accertare che nessun manufatto rientra dentro le nuove regole, bisogna dichiararne la totale inagibilità? La risposta è che la domanda è mal posta. Mai nessun provvedimento può portare alla conseguenza irreale di sospendere la vita di una comunità.

Fermo restando che non bisogna mai sottovalutare i rischi previsti da un evento calamitoso (terremoto e alluvioni sono quelli a noi più consueti: per i bombardamenti c’è tempo), allo stato dell’arte, bisogna distinguere. Le nuove costruzioni dovranno corrispondere alle prescrizioni delle nuove normative. Nessuna indulgenza per un palazzo in costruzione che non vada configurandosi secondo la più scrupolosa osservanza delle nuove normative. Per il patrimonio edilizio pre-esistente serve, invece, una accurata valutazione delle possibilità di adeguamento o della ineluttabilità di una demolizione.

Nell’un caso e nell’altro, bisogna prospettare tempi rapidi, ma comunque ragionevoli.

E nel frattempo? Alla domanda, che non è per niente retorica, è dovuta una risposta responsabile e sincera. Ed è su questo versante che si richiede la massima attenzione e l’avvio di una operazione generosa e vasta. Non lo è (tanto per farci capire) la riunione della commissione consiliare che se ne esce che bisogna rispettare ciò che hanno deciso i tecnici. I tecnici, infatti, non decidono ma forniscono pareri, elementi di valutazione che chi amministra deve valutare per emettere una decisione responsabile e realistica.

L’attenzione si sposta, a questo punto, sul che fare. E qui è chiamato in causa non solo il sindaco, ma ogni proprietario di casa, ogni amministratore di condominio, ogni capo fabbrica o capo ufficio, ogni parroco o direttore di teatro, ogni dirigente scolastico o organizzatore di eventi sportivi.

Bisogna predisporre un prontuario di interventi atti a prevenire e/o a ridurre i i rischi, ovvero le conseguenze dannose di un evento. Fissare i mobili ai muri è una precauzione valida sia per un terremoto che per una inondazione. Definire con chiarezza una via di fuga è importante in qualsiasi abitazione privata, ma è imprescindibile in tutti gli ambienti dove ci sia una frequentazione di individui che hanno difficoltà ad orientarsi per attuare un comportamento consapevole capace, per esempio, di non arrecare altri danni al prossimo con iniziative sconsiderate. In ambienti che possono essere affollati (centri commerciali, ospedali, scuole, impianti sportivi, uffici pubblici, chiese) è indispensabile (e costa pochissimo) approntare una chiara e leggibile segnaletica per l’uscita verso aree sicure. Una cartellonistica semplice ma di sicura percezione dovrebbe essere affissa in ogni fabbricato.

E poi bisogna mettere mano con convinzione alle esercitazioni di protezione civile, a partire dal condominio per finire agli ospedali. Solo la consapevolezza che, nel giro di qualche minuto, si è certi che ci si troverà al sicuro, può evitare il disordinato individualismo che tanti guai ha provocato. L’esercitazione ripetuta fornisce invece la consapevolezza che il momento di massimo pericolo può essere governato. Perché, come quando si guida l'automobile e il piede va da solo sul pedale del freno all'apparire di un ostacolo, la persona allenata sa che l'obiettivo della salvezza è veramente a portata di mano.

Certo, sarebbe da stupidi non prevedere investimenti adeguati a mettere in sicurezza edifici in buono stato, ma non sicuri rispetto ad eventi di particolare gravità.

Una considerazione rassicurante ci sia consentita. Il patrimonio edilizio della città ha superato un severissimo collaudo, quale fu quel terribile minuto e mezzo abbondante di terremoto la sera del 23 novembre 1980. Il nostro sindaco, quella sera si vide quasi sfilare dalle mani la guantiera con le pastarelle destinate agli amici che erano andati a fargli gli auguri per l’onomastico.

Fermezza sì, negli accertamenti circa lo stato di conservazione delle strutture. Immediati lifting per intonaci e controsoffittature, interventi sull’impiantistica (acqua, luce e gas). Informazione sui rischi per i fabbricati non a norma ma che non si possono abbattere prima che se ne costruiscano di nuovi.

Anche laddove non ci sono fabbricati che possano crollare è possibile incorrere in incidenti anche mortali. La sicurezza assoluta non esiste. Sarà sempre relativa. L’obiettivo è quello di individuare con meticolosa attenzione i rischi reali di ogni ambiente e di elencarli affinché possano essere comunicati ad ogni possibile utilizzatore.

Le conseguenze sgradevoli di un terremoto non si possono eliminare. Si possono, e si devono, prevenire le conseguenze prevedibili.

E’ questa la filosofia della protezione civile e delle norme sulla sicurezza principalmente sui luoghi di lavoro, ma anche nella casa dove ognuno abita.

MARIO PEDICINI