Why Not: la Cassazione sancisce la vittoria penale di Mastella In primo piano

La Corte di Cassazione, VI Sezione Penale, presidente Paoloni, ha annullato la sentenza di proscioglimento emessa dalla Corte d'Appello di Roma, a favore di Gioacchino Genchi e Luigi De Magistris, per il reato di abuso d'ufficio.

L'accusa è riferita all'acquisizione da parte di Genchi e De Magistris, nel procedimento Why Not di Catanzaro, dei tabulati di traffico telefonico di parlamentari senza l'autorizzazione delle Camere, come invece previsto dalla legge.

Tra i parlamentari coinvolti, oltre Mastella, anche Prodi, Rutelli, Bossi, Pittelli e Gentile.

La Cassazione ha rinviato gli atti alla Corte d'Appello Civile per stabilire il diritto al risarcimento dei danni da parte dei parlamentari vittime.

Infatti, i due imputati non hanno rinunciato alla prescrizione con la conseguenza che non dovranno più subire gli effetti penali della condanna e nemmeno quelli amministrativi, come la decadenza da sindaco di Napoli, per gli effetti della legge Severino.

L'avvocato Nicola Madia, difensore di Clemente Mastella, e insieme a Cristina Calami incaricato da Francesco Rutelli, ha osservato che: “La Cassazione ha annullato una sentenza ingiusta e giuridicamente sbagliata trattandosi di un caso di scuola di abuso d'ufficio da parte di un magistrato”. 

Dal canto suo l'ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella, oggi sindaco di Benevento, ha sottolineato: “Troppo spesso registriamo, su questioni delicate come l'esercizio della giustizia, un duplice contegno che segnalata una netta differenza tra gli annunci sensazionalistici e le azioni intraprese. In questo caso, l'utilizzo di tutti gli stratagemmi, frutto di prescrizioni e immunità, chiarisce in modo inoppugnabile lo stile e la qualità degli attori coinvolti”.

“Dopo la vittoria penale sancita dalla Cassazione - ha concluso Mastella - proseguirò in ogni sede per l'accertamento dei fatti e dei danni subiti, senza desiderio di rivalsa ma per amore della giustizia. Sono particolarmente soddisfatto perché credo che questa sentenza possa rappresentare, oltre ad un precedente, anche un utile monito per chi ha il dovere di esercitare l'azione penale nel rispetto delle leggi e a tutela dei cittadini. Non auguro a nessuno di dover vivere quanto subito ingiustamente da me e dalla mia famiglia”.

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