Abbate: ''La ricerca universitaria per l'innovazione tecnologica dei processi produttivi'' Politica

“L’Università del Sannio può davvero fare la differenza nei processi dell’innovazione tecnologica d’impresa”. Giulia Abbate, candidata al Senato nel collegio uninominale Benevento-Santa Maria Capua Vetere, dopo aver partecipato alla presentazione del laboratorio di malware analisys, affronta ancora una volta il discorso dell’innovazione tecnologica come chiave per creare sviluppo e occupazione sul territorio.

“L’Ateneo sannita - spiega Giulia Abbate - con il Dipartimento di Ingegneria è Dipartimento di eccellenza Miur con gruppi di ricerca in grado di offrire ai processi produttivi delle imprese soluzioni sempre più avanzate per ridurre i costi e semplificare la produzione. Un’opportunità importante sia per le aziende che già hanno investito in innovazione sia per quelle che sono in ritardo su questi temi e devono essere stimolate con politiche non solo nazionali ma anche territoriali che mettano a disposizione competenze e capacità di sperimentare. Si pensi alle implicazioni positive che potrebbe avere l’innovazione nell’industria agroalimentare in un territorio che è a forte vocazione agricola: non solo la fabbrica intelligente, ma anche la fattoria intelligente. La tecnologia che consente di affiancare sia la produzione agricola che le attività connesse alla trasformazione dei prodotti con un notevole aggravio di spese e la semplificazione del lavoro. Chiaramente, le politiche di innovazione vanno affiancate con investimenti ex ante per riqualificare il lavoro: quello che deve essere riconvertito e la formazione per le nuove figure professionali”.

“L’Unisannio - continua la candidata al Senato - è prima in Campania tra gli Atenei per il gruppo di ricerca di Ingegneria Energetica e nel comparto dell’Ingegneria Edile innovativa. Benevento potrebbe diventare uno dei punti di riferimento e sperimentazione principali nell’utilizzo di tecnologie avanzate e d’avanguardia. E la politica ha il dovere morale di sostenere il mondo accademico e, di conseguenza, quello produttivo locale se vuole che l’economia del Mezzogiorno abbia un ruolo determinante per il Paese”.