Ad occhio nudo/2 Politica

Tre casi emblematici di beneventanita' in cui le cose belle e vere sono scioccamente nascoste, quelle ostentate sono finte. Non si potrebbe fare in modo che la vita dei beneventani diventi meno grama?

La bellezza si deve vedere o si deve nascondere? Persino il Vangelo raccomanda: “Non si accende una lampada per metterla sotto il moggio”. A Benevento invece accade proprio questo: la bellezza della nostra cattedrale è assurdamente coperta da due enormi espositori di metallo per manifesti, posti all’angolo tra Piazza Orsini e Corso Garibaldi, in modo da oscurare completamente la visuale della più importante chiesa cittadina a chi proviene da Corso Garibaldi. I due espositori furono eretti nel 2000 per pubblicizzare il ritorno della Ianua Maior, la bellissima porta di bronzo del Duomo, capolavoro di toreutica medievale, vanto della nostra città, danneggiata dai bombardamenti americani del 1943 e riportata al suo splendore dal compianto restauratore Sergio Angelucci. Terminate le celebrazioni era d’uopo rimuovere gli espositori, ma a distanza di 15 anni sono ancora lì, con la loro ingombrante presenza. Per poter vedere il Duomo bisogna spostarsi di diversi metri, o sul marciapiede opposto a quello dove si trovano le grandi lastre di metallo o all’altro capo della piccola piazza, unici punti da cui si può avere una comoda visione completa del Duomo, visto che lo spazio antistante si è ridotto notevolmente, a causa dell’edificio in costruzione, la cui destinazione resta misteriosa, costato i soliti milioni e le solite vicende giudiziarie, per giunta in stallo da anni. Se proprio si deve coprire qualcosa, si copra l’edificio in costruzione, le cui vuote occhiaie non sono una bella carta di presentazione nel centro cittadino.

Difficile parlare di sviluppo turistico se si ritiene più importante un reggi-manifesto che il patrimonio architettonico.

Diversamente abili, persone anziane o semplicemente viaggiatori carichi di valigie, alla Stazione centrale di Benevento avrete una brutta sorpresa! Mettiamo che dobbiate prendere il treno e che esso parta da un binario che non sia il primo, se non volete rischiare di finire spiaccicati dal convoglio, dovrete necessariamente servirvi del sottopasso. E qui viene il bello, o meglio il brutto, perché per raggiungere uno dei binari dal 2 al 5, dovrete scendere numerosi ed alti gradini, percorrere un tratto di corridoio e salire altri numerosi gradini piuttosto ripidi. Anche giovanotti vigorosi, in procinto di prendere il treno, carichi di bagagli e con l’ansia di non fare in tempo, arrivano trafelati per il tour de force che impone il percorso. Figuramoci cosa succede se il viaggiatore è un anziano cardiopatico con l’artrosi al ginocchio, costretto a spostarsi magari in questi giorni di gran caldo. Chissà se ci arriva al binario!

Il colmo, cari lettori, è che in questo sottopasso della Stazione centrale di Benevento fanno bella mostra di sé non uno, ma ben tre ascensori, assolutamente finti. Nel senso che ci sono ma, a memoria d’uomo, non hanno mai espletato il servizio per cui sono nati. Il motivo è forse da ricercare nel mancato collaudo.

Ed allora faccio un appello: collaudatori d’Italia, unitevi e venite a provare l’efficienza degli ascensori della Stazione di Benevento! Potrete così aiutare questa città a superare un altro piccolo inconveniente, che rende la vita grama.

Restando in tema di scale e mobilità, che dire della famosa scala mobile (o meglio immobile) che collega Via del Pomerio con il Megaparcheggio, nel cui piazzale sono ubicati diversi uffici del Comune di Benevento? Anche la mia povera mamma dovette salire e scendere tutti quei gradini in una fredda mattina di dicembre per raggiungere uno di quegli uffici. Era già molto malata ed io provai pena e rabbia a vedere mia madre affaticata e i nostri soldi malamente sprecati. La scala mobile non solo non era funzionante, ma era divenuta un ricettacolo di rifiuti. Anche in questo caso, come in quello precedente, si tratta di un inganno: l’oggetto c’è, ma è finto! Il Comune fa sapere che varerà un piano di ripristino della scala in salita, mentre quella in discesa non gli piace più, vuole mettere un ascensore obliquo, magari attivo come quelli della Stazione centrale.

PAOLA CARUSO

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