Ahhhhh, ma vui vulit' 'u telefn Politica

Agosto, caldo infernale e tanta voglia di rinfrescarmi sotto il getto d'acqua della mia amata doccia.

Bene, anzi no, perchè dopo anni di onorato servizio il soffione ha deciso di sparare l’acqua in modalità random, praticamente finisce in ogni dove, mentre su di me solo pochi rivoli.

Tra lo sfastidiato e il nervoso, mentre armeggio tra shampoo e saponetta, mi sovviene la famosa scena del film “Così parlò Bellavista” dove una impareggiabile Marina Confalone parla con la lavastoviglie.

E dunque, volgendo gli occhi al doccino, in una sorta di supplica/imprecazione, mi sento molto nei panni della Confalone: “L’anticalcare te l’ho dato, la pulizia non ti è mai mancata… Che cazz t’ manca? E dice ca non vuo’ faticà”.

Ok, è proprio giunto il momento di operare una sostituzione, altrimenti un’altra doccia così e mi esaurisco!

Mi vesto, salgo in macchina e mi dirigo verso il negozio più vicino a casa mia che vende sanitari e affini.

Non cerco un pezzo di alta ingegneria, tipo cromatura extra lusso, luci a led colorate, oppure - in perfetto stile hollywoodiano - di quelli che miscelano l’aria con l’acqua creando nuvole di vapore, a me ne serve uno con il getto potente.

Ovviamente nel mese di agosto bisogna accontentarsi di quello che si trova al momento ed io per comprare un doccino decente ho dovuto girare un’intera mattinata tra il sole cocente e la sudorazione abbondante: sigh!

Il primo negoziante mi propone l’unico modello disponibile, cioè una vera fetecchia, di qualità extra scadente e con pochi forellini per la fuoriuscita dell’acqua…

Va bene il risparmio idrico, ma lavarsi bene “non ha prezzo”!

Il secondo venditore mi dice: “Li abbiamo finiti tutti, mai come quest’estate ne abbiamo venduti tanti e ora dobbiamo aspettare che arrivi settembre per un nuovo rifornimento”.

Sono alquanto seccata, ma non mi scoraggio e con la macchina mi dirigo ancora più lontano… A proposito, la mia macchina ha la bellezza di 21 anni ed essendo sprovvista di climatizzatore, per avere un po’ d’aria posso solo abbassare i finestrini.

Giungo nel terzo store di sanitari.

Io: “Buongiorno, mi servirebbe un doccino”.

Esercente: “ ’U che”.

Io: “La parte terminale della doccia da cui fuoriesce l’acqua”.

Esercente: “Ahhhhh, ma vui vulit’ ‘u telefn?”.

Giuro che in vita mia non avevo mai sentito prima chiamarlo così.

L’aiutante di bottega mi fa vedere il modello più scrauso, ed io di rimando: “Questo non mi piace, c’è qualcosa di meglio?”.

In effetti c’è.

Evviva, gaudio e tripudio, ho trovato il soffione che volevo: grande, con 4 file concentriche di forellini e 5 tipi di getto d’acqua… ma che sudata, nel senso letterale del termine!

Vado a pagare e il proprietario tutto gongolante mi dice: “Chist’ è buon, chist’ è Lisa”.

Lisa? Ohibò, questa marca mi è sconosciuta.

Tornata a casa, mentre monto il doccino nuovo mi accorgo che la marca non è Lisa, ma Isa e rido di gusto, intanto mi rifaccio la doccia, ma stavolta a soddisfazione, sotto il getto potente del mio nuovo doccino!

P.S.

Questo scritto non è frutto della mia fantasia, ma è la pura verità.

Inoltre, per rassicurare coloro che stessero già gridando allo “spreco idrico”, ci tengo a precisare che in casa vengono consumate esclusivamente le “chiare, fresche e dolci acque” del pozzo di famiglia.

ANNAMARIA GANGALE

annamariagangale@hotmail.it

Altre immagini