Una volta ci si riuniva intorno al fuoco a sentire la radio o, meglio ancora, il racconto degli anziani o le favole che il papa' faceva conoscere ai bambini.

Poi, col passare degli anni e con l'avanzare del progresso, ci si riuniva per vedere i programmi televisivi, solo una rete, rigorosamente in bianco e nero. Era il tempo di Canzonissima, Studio Uno, il Musichiere, Lascia o Raddoppia. Ce steve ‘na vota.

Oggi, se non si sta chiusi ognuno nelle proprie stanze, contemporaneamente chi sta sul PC, chi sull’I Pad, chi sull’I phone, chi al televisore. Tanti canali, tanti programmi, tanta spazzatura. Fanno a gara, le varie emittenti, a chi ne produce di più.

Ce steve ‘na vota. Esistevano dei fogli di carta da lettera, con disegni e abbinati anche a buste uguali,  a volte anche profumati, su cui c’era l’abitudine o il vizio di scrivere con la penna, prima quella col pennino e l’inchiostro, poi quella stilografica o a biro. Sono nati migliaia di capolavori letterari o canzoni sotto forma di lettera singola o di epistolario.

E ora? Si scrive su twitter, facebook, aska, you tube, wats app e altre diavolerie. La cura del linguaggio? Non c’è più. La lingua italiana? Non c’è più! Ci sono tanti amici ma si è soli, maledettamente soli, con problemi, angosce, disperazione, che spesso sfociano nel suicidio, anche istigato.

Ce steve ‘na vota. Un punto di riferimento. Un padre, una madre, dei nonni, la maestra, il professore. Il parroco. Il maresciallo della stazione dei Carabinieri. Il medico condotto. Aiutavano, consigliavano, risolvevano molti problemi. Ci ascoltavano.

E oggi? Tutti parlano o si illudono di parlare. Non c’è più l’educazione all’ascolto. E’ un parlare ai sassi, che forse pure ti rispondono. E’ l’ego che prevale. L’altro non c’è. Ce steve ‘na vota.

Per creare tutti questi danni sono bastati più o meno sessant’anni, Troppo pochi per devastare come la bomba atomica. Ce steve ‘na vota…

ELISA FIENGO

lisafiengo@gmail.com

P.S.

Lettera amirosa

Ve voglio fa' na lettera a ll'ingrese, chiena 'e tèrmene scìvete e cianciuse, e ll'aggia cumbinà tanto azzeccosa ca s'ha d'azzeccà mmano pe nu mese. Dinto ce voglio mettere tre cose, nu suspiro, na lacrema e na rosa, e attuorno attuorno a ll'ammillocca nchiusa ce voglio da' na sissantina 'e vase. Tanto c'avita di': “Che bella cosa! Stu nnammurato mio quanto è priciso!” Mentr'io mme firmo cu gnostia odirosa: Il vosto schiavotiello: Andonio Riso