Dissesto, non basta una relazione Politica

Il dissesto è stato già deciso e dichiarato l'11 novembre con la relazione del dirigente del settore Finanze, con decorrenza 15 novembre, data di scadenza del termine di presentazione del Piano di rientro.

Tutto il resto rischia di avere solo un significato formale, compreso il parere dei Revisori dei conti. Un mese e mezzo, e più, per visionare e far propria la relazione del dirigente.

Solo una rivendicazione di autonomia e di ruolo del Consiglio comunale potrebbe spezzare la catena della de-responsabilità ed evitare la semplice presa d’atto della relazione del dirigente, una sorta di mantra fantozziano.

Il dissesto è un atto politico e di governo.

Lo conferma l’attivismo dell’amministrazione sul versante dei processi di privatizzazione, a cominciare dall’Asia (dove, nel frattempo, la vicenda occupazionale del direttore generale meriterebbe di essere raccontata da un moderno Guareschi). E’ una scelta politica la decisione di privatizzarla, così come è una scelta politica forte quella di non utilizzarla in funzione anti-dissesto, anzi di operare in parallelo, con tutti i rischi connessi.

La retorica dell’atto dovuto serve solo a fuggire dalle responsabilità e ad utilizzare il dissesto come alibi, da parte di chi, a tutti i costi, vuole apparire alieno e che, invece, è stato protagonista di primo piano degli anni in cui è stata incubata la gran parte della massa debitoria che la città paga con l’ulteriore dissesto. Formidabili quegli anni. E costosi. Molto costosi.

PASQUALE VIESPOLI

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