L'ultravelocità dei tempi moderni e l'impazienza degli umani Politica

Al giorno d'oggi, la velocita' e' tutto. E non parlo di discipline sportive come il ciclismo, il motociclismo o la Formula 1, dove essere piu' veloci degli avversari e' lo scopo principale; parlo della vita di tutti i giorni, delle attività quotidiane nelle quali siamo impegnati e che quasi sempre comportano l’uso di strumenti informatici.

Agli albori di internet, il web sfruttava le reti telefoniche: quando ci si collegava tramite modem (chi ricorda ancora i fischi striduli dei primi apparecchi?) il computer rubava la linea al telefono di casa. Se a qualcuno occorreva telefonare, bisognava disconnettersi. Non sono passati neanche vent’anni, eppure adesso una situazione del genere appare inconcepibile: non solo in una famiglia ordinaria capita che ciascun membro utilizzi pc, tablet e smartphone nello stesso momento, ma con ogni probabilità chi vorrà fare una telefonata non userà la linea domestica ma il telefonino. Oggi il multitasking domina: ognuno è in grado di utilizzare più di un dispositivo allo stesso tempo e, con lo stesso dispositivo, di fare più cose contemporaneamente.

A permettere tutto ciò, poco per volta, è stato l’aumento della velocità di connessione. Già negli anni ‘90 l’azienda nazionale di telecomunicazione, allora monopolista, cominciò a sostituire le linee telefoniche a 56 kilobyte con le linee ISDN, che inizialmente furono utilizzate soltanto da imprese, enti pubblici e professionisti, ovvero coloro che necessitavano maggiormente di un volume di traffico dati elevato e di una maggiore velocità di connessione. Intorno alla fine del decennio, la rete ad alta velocità divenne una necessità anche per i privati: nacque così l’ADSL. Oggi lo sviluppo delle nuove tecnologie ha portato a connessioni ancora più veloci, con fibra ottica o in wi-fi (senza cavo, sfruttando gli stessi ripetitori dei telefoni cellulari).

Così, se ancora quindici anni fa occorreva aspettare parecchi minuti per poter scaricare un brano musicale (e molto di più per un video), nel 2016 possiamo guardare programmi tv o film in streaming ad alta velocità senza pause. Senza la fibra ottica e l’ultravelocità (che rimane ancora un miraggio in determinate zone d’Italia), i fornitori di net tv come Netflix o Infinity non sarebbero mai nati.

Man mano che aumentava la velocità di connessione, però, diminuiva un’altra cosa: la pazienza media dei navigatori. Adesso che tutto è veloce, infatti, non riusciamo più a tollerare i tempi d’attesa; chi cerca un video o un brano musicale pretende di scaricarlo immediatamente o di guardarlo in tempo reale. Non a caso, accanto alle dimensioni dei file da scaricare, i siti indicano anche il tempo necessario all’operazione.

Questa frenesia purtroppo si è diffusa a macchia d’olio a tutte le attività connesse all’uso della rete: sui siti di shopping online, ad esempio, si può selezionare, all’atto dell’acquisto, il tipo di spedizione. I più impazienti tra i compratori non esitano a scegliere la spedizione rapida, che consegna il pacco entro e non oltre 24 ore, anche se in questo modo dovranno spendere un po’ di più. La rapidità è diventata un requisito imprescindibile per chi opera in rete.

Nei rapporti interpersonali, però, questo modo di fare può tradursi in comportamenti ai limiti della nevrosi: Whatsup, il più popolare servizio di messaggistica istantanea (a conti fatti, gli utenti sono più numerosi di quelli di Facebook e Twitter), fa sapere subito se il ricevente ha letto il messaggio che gli è stato inviato. Chi l’ha spedito spesso attende quindi una risposta in tempi rapidi, o addirittura immediati; e se non la riceve, tempesterà il destinatario di ulteriori messaggi, via via più ossessivi (ci sei? mi rispondi? allora? e rispondi, dai!), senza curarsi del fatto che magari dall’altra parte c’è una persona che ha anche altre cose da fare nella vita oltre a rispondere ai messaggi sul telefonino. Lo stesso discorso vale per le mail di lavoro: rispondere in giornata è segno di cortesia, martellare un collega per ottenere una risposta entro pochi minuti è segno d’isteria.

Se i ritmi di una società postmoderna sono necessariamente accelerati, ciò non significa che gli uomini possano avere gli stessi tempi delle macchine. A volte una sana dose di pazienza è quello che distingue un essere umano da un computer.

Saluti dalla plancia,

CARLO DELASSO

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