Martha Nussbaum, 'Emozioni Politiche'. Intervista esclusiva alla filosofa americana di fama mondiale Politica

Martha Nussbaum e' un'importante filosofa americana, che insegna Diritto ed Etica presso l'Universita' di Chicago. Studiosa del mondo classico, in particolare di Platone, Aristotele e degli Stoici, Nussbaum nella sua opera ha finora abbracciato una vasta gamma di tematiche: la concezione di giustizia, la libertà di coscienza, la libertà religiosa, il radicamento del fanatismo; la salute nella società civile, felicità e fortuna nella tragedia greca e nella filosofia antica, il rapporto tra filosofia e letteratura; il ruolo delle emozioni nella razionalità pubblica; il femminismo ed i diritti degli omosessuali; i diritti degli animali. Si è occupata anche di problemi dell'educazione, riscontrando che il metodo socratico è una pratica sociale ed affermando che la scuola oggi debba trattare con rispetto e amore le minoranze etniche e religiose e le persone non appartenenti a culture occidentali. L'intervista che vi presentiamo è stata raccolta in esclusiva mondiale da Lucia Gangale, direttore editoriale della rivista “Reportages” (N° 18 - Anno 2014/2015), supplemento aperiodico del quindicinale Realtà Sannita.

Il sottotitolo del suo libro è “Why love matters for justice”. Ci può spiegare questo concetto?

Le società non possono perseguire grandi ideali senza che la gente se ne preoccupi. Anche se esistono buone leggi, queste non saranno applicate o cambiate, se il popolo non si sente coinvolto nel proprio cuore. Soprattutto quando una società chiede alle persone di sacrificarsi per gli altri, come nella ridistribuzione economica o la trascendenza dell'elitarismo razziale o etnico, tutto ciò richiede un amore per gli ideali della nazione e del suo popolo, per far in modo che la gente esca fuori dalla piccola scatola del proprio egoismo e dell'avidità.

L’eguaglianza e l’amore sono temi sempre attuali. Cosa ci possono dire, oggi, a tale riguardo, gli autori da lei analizzati in proposito, e cioè Rousseau, Herder ed il musicista Mozart?

Dopo la rivoluzione francese, diversi uomini di pensiero si sono interessati alle emozioni politiche. Poiché le nuove società democratiche non erano più unite dall'autorità monarchica e dalla pavida sottomissione, la gente ha dovuto pensare a cosa li tenesse uniti. Tutte e tre le figure che lei ha citato, hanno meditato sulla cultura del sentimento che potrebbe unire e motivare le persone della nuova era. Rousseau propone una eligione civile che è molto coercitiva: la gente che non è d'accordo sarà punita. Herder e Mozart (che io credo sia un genio del pensiero) sostengono che un amore tollerante alla varietà umana e all'imperfezione sia l'opzione migliore.

Lei spiega anche il ruolo della religione civile nella conquista di nuovi diritti da parte di intere nazioni.

Il mio libro parla dell'India perché è un paese dove ho lavorato per molti anni. Parlo del modo in cui Gandhi e Nehru hanno lavorato per creare una cultura di amore fraterno tra i popoli separati dalle classi, dalle caste, dalla religione e dalla lingua. Gandhi era un grande genio del cuore, che usava i simboli, la musica ed il fascino del suo corpo per unire le persone. Nel mio nuovo lavoro sto trattando un altro paese, il Sud Africa, dove Nelson Mandela ha avuto le stesse percezioni.

Mi ha colpito in particolare la tematica del narcisismo, che lei affronta nel suo libro. Secondo lei il narcisismo può essere una delle cause o concause dell’attuale crisi planetaria?

Sono sicura di sì. Credo che noi tutti abbiamo una grossa tendenza a pensare prima di tutto a noi stessi, siamo avvolti nel dramma del nostro io, difficilmente ci accorgiamo di che cosa stia succedendo agli altri. Abbiamo anche delle tendenze protettive, ma queste devono essere sviluppate e non sempre trovano il supporto necessario. È molto probabile che il narcisismo abbia causato un'ineguaglianza crescente tra il ricco e il povero, poiché la gente nel mio paese è sempre più contraria alla ridistribuzione economica e indifferente alla vita della povera gente, anche verso coloro che vivono nelle proprie città.

Quali sono, a suo parere, le emozioni politiche più significative per la democrazia? E quali quelle su cui si basano invece i totalitarismi?

Credo che la democrazia abbia bisogno sia di compassione che di un intenso tipo di amore. Ma, bisogna pensare anche ad altre emozioni, per trovare un giusto equilibrio, come la paura, la rabbia, l'invidia e la vergogna. Le società dittatoriali governano soprattutto con la paura e poi con la rabbia, poiché di solito viene chiesto alla gente di odiarsi per trovare un punto di unione.

La tematica del disgusto e della vergogna sono da lei state esaminate anche in altri suoi lavori, ora anche in quest’ultimo di carattere politico. Da quali filosofi è stata maggiormente influenzata nell’elaborazione dei concetti legati alle nostre emozioni ed alle loro relazioni con l’altro, con la politica e la vita sociale?

In realtà tutti i miei trattati che parlano di repulsione sono di carattere politico. Nel mio libro “Hiding for Humanity” parlo di un'analisi dettagliata dell'emozione e poi esamino le relazioni con le leggi che riguardano le donne e le minoranze. In un altro libro “From Disgust to Humanity”, parlo dell'orientamento sessuale e della legge costituzionale. Nel libro che ora sto scrivendo parlo soprattutto della repulsione come una tendenza umana generale da superare per relazionarci bene in una società democratica. Questa repulsione è radicata in noi stessi, nei nostri corpi, così come ha capito Walt Whitman (il mio poeta preferito), abbiamo bisogno di un nuovo rapporto con il nostro corpo. Per quanto riguarda i filosofi, sono rimasta molto colpita dalla trattazione Stoica delle emozioni, che mi ha aiutato molto recentemente. Credo che ci siano pochi filosofi moderni che mi hanno ispirato, soprattutto Richard Wolheim. Ma ho appreso di più dalla psicologia cognitiva, dalla psicoanalisi e dalla letteratura più che dalla filosofia. Ad eccezione di Rabindranath Tagore, che come filosofo, poeta e romanziere ha parlato della repulsione in tutti i suoi lavori.

Lei in passato ha affermato, nel suo libro “Coltivare l’umanità”, che ogni studente universitario dovrebbe affrontare almeno un esame di filosofia. Perché?

Sì, credo che dovrebbero frequentare almeno due corsi di filosofia, non necessariamente sostenere degli esami. Credo che gli esami siano un cattivo modo di insegnare la filosofia, sarebbe meglio avviare piccole classi in cui gli studenti ricevano compiti frequenti e commenti dettagliati dai loro insegnanti. Tutto questo succede nel sistema delle arti liberali che è prevalente negli Stati Uniti e in pochi Paesi (Sud Corea, Scozia e sempre di più nei Paesi Bassi). Credo che la filosofia faccia ciò che molto tempo fa affermava Socrate: promuove “la vita esaminata” assicurando che la nostra tendenza naturale a respingere la pressione e l'autorità venga controllata dalla capacità di pensare in modo critico, porsi delle domande e fare un dialogo ragionato con i nostri simili. Queste sono virtù che sono essenziali per la sopravvivenza della democrazia e che devono essere esercitate.

Nel suo libro “Emozioni politiche” lei parla di arte ed in particolare di musica. Qual è il suo rapporto con l’arte in generale, e con la musica in particolare?

Sono una grande amante della musica e una cantante dilettante. Sono una solista nel mio tempo (Ebraico), ma canto anche musica classica ed in particolare l'opera. La settimana scorsa ho cantato per molte ore con Rosh Hashanah, e sono appena tornata da una lezione di canto, con il mio insegnante stiamo lavorando su un pezzo molto difficile di Richard Strauss. Il prossimo anno (2015, ndr) insegnerò ad un corso sull'opera con Anthony Freud, il direttore artistico del Teatro dell'Opera lirica di Chicago.

A quali filosofi lei si è maggiormente accostata nel corso dei suoi studi giovanili, e perché?

Platone ed Aristotele erano i miei preferiti perché ho frequentato gli studi classici. Non conoscevo molto i filosofi moderni, ma li preferisco ancora, anche se ho letto molte altre cose. Tra i vecchi filosofi greci e romani, ho imparato ad amare i filosofi Stoici e Cicerone.

Qual era titolo della sua tesi di laurea?

De Motu Animalium” di Aristotele. Praticamente, è lo stesso titolo del mio primo libro (1978) che viene edito ancora oggi. Ho fatto un'edizione critica del trattato con la traduzione, il commento e i saggi interpretativi. È un lavoro meraviglioso quasi dimenticato.

A quali persone ritiene di dover dire maggiormente ‘grazie’ nella sua vita?

I miei genitori, i miei insegnanti, i miei amici e tra i filosofi devo ringraziare Bernard Williams, Stanley Cavell e Richard Wollhheim.

LUCIA GANGALE

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