2016. Elezioni e non solo Società

Nella tornata elettorale che vedra' in gioco i sindaci e i consigli metropolitani di Milano, Roma e Napoli ci sara' pure Benevento. I politici raffinati ci diranno se e chi potra' giovarsi della circostanza di una consultazione che, assumendo un valore nazionale, rischia di essere vissuta dagli elettori come un referendum sul governo Renzi perdendosi di vista le questioni attinenti al governo delle città.

I beneventani potrebbero essere indotti a partecipare al “gioco nazionale”, rinunciando ad una contesa che al confronto saprebbe di casereccio. Che il partito del premier, come ha dichiarato Renzi, voglia farsi misurare dagli elettori del prossimo giugno il grado di consenso ci pare più che evidente.

Il gioco servirebbe a togliere aria a quei movimenti che sul piano locale avrebbero mezzi e risorse per farsi conoscere e che, invece, di fronte allo squilibrio di potere mediatico in campo nazionale soffrirebbero dello spostamento di interesse (dal locale al nazionale).

Benevento non avrebbe proprio bisogno di annegare il suo flusso di voti nel calderone degli interessi nazionali dei partiti. Una partita giocata senza le distrazioni (e le preoccupazioni) del dato nazionale consentirebbe una più genuina rappresentazione delle idee e dei soggetti in campo.

Ci sarebbe una ulteriore ragione che ci pare assolutamente preminente. Ed è la circostanza della perdita della provincia. Anche in recenti convegni è apparso chiaro che le organizzazioni partitiche si sono arrese a ciò che deciderà il Governo. Alti lai quando la bozza di circolare del Ministero dell'Interno cancella la provincia di Benevento. Soddisfazione quando il Ministro Alfano dice che la decisione non è ancora presa. Rilassamento cerebrale ora che la questione è rinviata. Bisognerebbe, a nostro giudizio, riaprire il libro e fare di tutto affinché la Campania conservi lo status quo, che è perfettamente rispondente alla popolazione complessiva della regione.

Ma, visto che quando ci hanno provato a cancellare la provincia non è che sia successo molto (e niente è successo quando è andata via la Banca d'Italia o la Direzione del Tesoro), è probabile che appena il clima lo consentirà la pratica della soppressione delle province sarà ripresa.

La città di Benevento non può restare inerte, come se la questione provincia non la riguardasse. Ma proprio se fosse vero che a palazzo Mosti non interessi gran che se ci sia un qualche ufficio alla Rocca dei Rettori sarebbe il caso di prepararsi per “guadagnare” dalla perdita della provincia ruoli e sostanze che non sono tipiche della istituzione-provincia ma che la provincia di Benevento ha per ragioni storiche. Ho già ipotizzato che il Comune contratti, da subito, con la Provincia “smobilitante” la cessione del Museo del Sannio. Parlo, cioè, di beni di inestimabile valore (anche economico) che nella logica della dismissione rischiano di essere distribuiti tra diversi organi dello stato, perdendo la loro integrità storica (e la loro ubicazione). Rabbrividisco all'idea che i “pezzi” dell'arte egizia provenienti dal tempio di Iside finiscano al Museo egizio di Torino o che tutto il vasellame pre-romano passi ai Musei nazionali delle Sovrintendenze Archeologiche.

Il Museo del Sannio è, invece, un unicum che andrebbe salvaguardato come “compendio” inscindibile e l'unico ente che può garantire tale inscindibilità è il Comune (ormai ex) capoluogo.

Lo stesso discorso può essere fatto per la Biblioteca Provinciale e per la stessa sede fisica della Provincia, vale a dire il Castello e la Rocca dei Rettori, che devono restare patrimonio della città essendone tra i contrassegni simbolici più penetranti.

La elezione del sindaco (e del nuovo consiglio comunale) si deve accompagnare, insomma, ad un discorso alto e forte sul destino della città senza la Provincia. Sulla inevitabilità, cioè, che il Comune allarghi la sua funzione di governo anche su quelle funzioni che la Provincia storicamente si è assunte, pur non rientrando necessariamente tra quelle (minime) previste dalla legge.

Ecco un motivo in più per segnalare a tutte le rappresentanze politiche e a tutti i candidati in pectore che la campagna elettorale dovrà essere l'occasione per ridisegnare le funzioni del Comune di Benevento in rapporto a ciò che la storia ci assegna. La campagna elettorale non potrà risolversi soltanto sul confronto dei ritratti degli aspiranti sindaci, o sulla necessità di un cambiamento purchessia, o su una svolta (verso destra o verso sinistra) delle questioni di tutti giorni.

Non potrà essere una campagna elettorale da tempi ordinari. L'acquisizione di funzioni nuove, con la consapevolezza del loro valore anche economico, impone il ridisegno della struttura di governo. Su questo vorremmo vedere già impegnati i partiti. Vanno bene le consultazioni per avere idee dal basso. Sono, comunque, insostituibili nei candidati ai vertici sostanze di leadership. Non è sale della democrazia il consenso stagnante in basso che il leader bonariamente asseconda. E' sostanza della democrazia il consenso che si guadagna come risposta convinta ad una proposta entusiasmante.

Ci pensino in questi giorni di festa quelli che hanno in mano le sorti della contesa. Che ci riescano è il nostro augurio.

MARIO PEDICINI

Altre immagini