A colloquio con l'Imam di Benevento. ''Più spazi per noi islamici'' Società

Di Islam, oggi più che mai, si sente continuamente parlare e non c’è spazio televisivo e giornalistico che non affronti le complesse questioni che fanno da sfondo ad una molteplicità di eventi storici e contemporanei che caratterizzano la nostra epoca. Oltre a questo c’è anche un Islam più vicino a noi, fatto di persone con i loro nomi, le loro storie, i loro sogni e le loro speranze. Sono diventati i nostri vicini di casa, i nostri colleghi, i nostri compagni di scuola; le loro storie si sono inesorabilmente intrecciate con le nostre e per avere una testimonianza diretta nessuno è più  adatto di Mustapha Ghafir che, benché giovanissimo, è l’Imam della Moschea di Benevento, primo nucleo stabile della comunità islamica nel Sannio.

Quando e come è nata comunità musulmana nel Sannio?

La comunità musulmana attesta la sua presenza continuata dagli anni 70 del ’900 e si è sviluppata con l’arrivo dei primi immigrati dal Marocco e in generale da tutto il Nord Africa. Da allora la comunità è cresciuta arrivando a contare un gruppo numeroso ed eterogeneo di persone provenienti da più di quindici nazioni e dove l’unica lingua in comune è l’italiano e non, come si potrebbe pensare, l’arabo. Difatti i musulmani di lingua araba non sono che una parte dei milioni di fedeli sparsi per il mondo e che parlano la loro lingua natia.

Qual è il vostro luogo di ritrovo?

I primi immigrati non avevano un vero e proprio luogo di aggregazione e solo dal 2012 è sorta la Moschea di Benevento, primo punto stabile di ritrovo per tutti i fedeli, però con l’accrescersi dei frequentanti, gli spazi sono ormai divenuti troppo stretti e non possono contenere le decine di persone che, specialmente in certe occasioni come le preghiere serali del Ramadan, arrivano a essere più di un centinaio.

Come siete riconosciuti dalle istituzioni nazionali e locali?

Oggigiorno la Moschea è riconosciuta come associazione culturale e non come confessione religiosa vera e propria, mancando tutta una serie di accordi e trattati con le istituzioni italiane. Ricordiamo che le Moschee sono presenti in tutta Italia da molti decenni, ma sono poche quelle che hanno uno stile architettonico proprio e riconoscibile, essendo la stragrande maggioranza ospitate in edifici preesistenti e poco adattate alle esigenze dei fedeli. Per tale motivo la comunità sannita si sta adoperando con i propri mezzi e le proprie risorse per una più consona sistemazione che migliorerà di non poco la fruizione delle funzioni religiose a tutti i fedeli.

Come si ripercuotono gli eventi internazionali sulla vita di tutti i giorni?

Sicuramente gli eventi internazionali, benché lontani e distanti da noi, hanno delle ripercussioni sulla vita quotidiana di questa comunità. Indubbiamente cresce la diffidenza verso chi ha un altro credo e altre tradizioni, e la Moschea a tutto ciò ha sempre risposto con una sempre maggiore apertura evitando di rinchiudersi in una trincea difensiva poco utile e anzi controproducente: apertura e trasparenza contro ogni strumentalizzazione e fraintendimento.

A proposito di vita quotidiana: la vostra alimentazione segue delle precise norme. Dove acquistate i cibi che rispettano questi principi?

A livello locale manca un dispensario di prodotti halāl (permessi) e chi segue i dettami rigidi della religione si rifornisce principalmente nella zona del napoletano dove, già da tempo, sono presenti attività commerciali pensate principalmente per una clientela musulmana. Non mancano però progetti futuri per creare sul posto attività simili anche in considerazione del sempre maggior numero di persone che ne faranno richiesta.

Nelle scuole sannite sono previsti menù differenziati per i bambini di fede musulmana?

La questione mensa, anche e sopratutto per altri aspetti, è delicata e ad oggi non sono previsti diete particolari e i bambini sono costretti a non mangiare con i loro compagni, rimanendo esclusi da un’importante momento di socializzazione.

I giovani di seconda generazione conservano le loro usanze?

Mantenere le proprie usanze ed integrarsi non sono due concetti conflittuali, anzi mantenerle in vita è perfettamente compatibile con il vivere in una realtà diversa come questa. Per quanto riguarda il legame con Paesi di origine, se prima si tendeva a lavorare in Italia con l’intento di ritornare quanto prima nel Paese natio, oggi la situazione e diametralmente opposta perché, soprattutto i giovani, vedono l’Italia ormai come la loro casa e i viaggi nei luoghi d’origine sono sporadici e principalmente per motivi familiari e di svago.

Come sono i vostri rapporti con le altre confessioni religiose?

Indubbiamente l’interlocutore principale è rappresentato dalla Caritas Diocesana che da sempre ci ha spalancato le porte e ci ha accolto con un aiuto non solo morale, ma concreto e tangibile. Ancora oggi c’è un filo speciale che lega queste due comunità e che contribuisce, non solo ad una pacifica convivenza, ma ad un arricchimento reciproco fondamentale al benessere di queste due realtà.

In che modo questa piccola ma energica comunità si apre al Sannio?

La moschea è sempre pronta e ben lieta di accogliere ed aprire le sue porte sia a semplici curiosi che alle persone che vogliono comprendere e afferrare più da vicino una realtà che è spesso fraintesa e male interpretata. Numerosi incontri sono stati fatti e si faranno nell’ottica del dialogo interreligioso perché solamente la piena conoscenza può abbattere i pregiudizi e segnare un futuro propizio e pacifico: il dialogo come ponte tra due mondi complementari dove i punti di incontro sono sicuramente maggiori delle divisioni.

ANTONINO IORIO