Addio all'ultimo cinema di Benevento Società

Protagonisti e retroscena di una triste vicenda che parte dal lontano 1990. Un altro colpo alla “città-cultura”. Associazioni e intellettuali chiedono di salvare la grande e storica sala cinematografica.

L’ultimo film proiettato al Cinema Teatro San Marco di Benevento è stato “Le Meraviglie” di Alice Rohrwacher, vincitore del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes nel 2014. Concludeva la 95° Rassegna Arcifilm, organizzata dagli eredi della famiglia Iannella, gestori della grande sala cinematografica dal lontano 1990.

Mercoledì scorso, sette gennaio, si sono spente le luci di una struttura culturale e sociale, nata nel cuore della città nei primi anni cinquanta, come uno dei simboli di ripresa e vitalità di una comunità dopo il durissimo periodo della guerra. Una settimana dopo è arrivato lo sfratto dell’immobile.

Così, dal 15 gennaio 2015, Benevento non ha più un cinema. Così si chiude un’epoca. La città perde un pezzo della sua storia e della sua anima. La chiusura del cinema nella centralissima Via Traiano assesta un altro colpo all’immagine della “città-cultura”, faticosamente costruita nel tempo, ed aggiunge un altro tassello alla desertificazione del centro storico.

La triste conclusione della vicenda del San Marco non è stato un fulmine a ciel sereno. La vertenza ha tre protagonisti: il comune di Benevento, il proprietario del locale Giuseppe Faraonio e la famiglia Iannella. Tutto nasce da un contratto stipulato nel 1990, quando era sindaco Antonio Pietrantonio. Per garantire alla città la continuazione dell’attività cinematografica e l’utilizzo di una sala così importante, l’amministrazione comunale prese in fitto l’immobile con un contratto annuo di circa 126 milioni di lire, riservandosi cento giornate per iniziative pubbliche.

La gestione fu affidata a Salvatore Iannella, che in cambio si impegnava a versare al comune il dieci per cento degli incassi. Il contratto aveva durata novennale. Ma, alla prima scadenza, si tentò di revocarlo perché ritenuto troppo oneroso ed anche perché nel frattempo il comune aveva dichiarato il dissesto finanziari. La ditta Iannella non ci sta a lasciare l’immobile, presenta ricorso ed in un primo momento la spunta, tirando avanti fino al 2012,quando la Corte d’Appello di Napoli dà ragione al comune. Passano altri due anni di braccio di ferro fino all’arrivo dell’ufficiale giudiziario per lo sfratto definitivo.

La nostra scelta è stata sofferta - osserva Pietro Iadanza, assessore al patrimonio - ma era ormai ineludibile, per le condizioni in cui versano le casse comunali e per i controlli ferrei della Corte dei Conti, che ci costringe a tagliare gli sprechi . Capisco l’importanza di una sala storica e simbolica come quella del San Marco, ma il comune non può sobbarcarsi un fitto di circa sei mila euro al mese. Considerando il mancato pagamento dal 2008, la somma che attualmente si dovrebbe pagare è di oltre 600 mila euro”.

Il proprietario del cinema è Giuseppe Faraonio, titolare dei noti Magazzini John di Corso Garibaldi, che, per la sua attività di imprenditore nel settore dell’abbigliamento, occupa con regolare affitto alcuni locali comunali, proprio in Via Traiano. Perché non pensare ad una permuta tra i beni del comune e l’immobile del San Marco? “Questa ipotesi non è percorribile - dice Faraonio - perché mi devono pagare prima i 600 mila euro di arretrati e poi perché la mia proprietà ha dimensioni più grandi”.

La famiglia Iannella, dal canto suo, rivendica l’impegno portato avanti nella gestione di un’attività diventata sempre più difficile con l’avvento delle multisala. “Nel 2004 - ricorda Angelica Iannella - presentammo un progetto per trasformare la struttura in diverse sale, ma il proprietario non ci autorizzò a realizzarlo. Abbiamo cercato di aggiornarci per essere al passo coi tempi, aprendo un bar e dando vita ad altre iniziative culturali e musicali. Abbiamo chiesto un altro spazio per creare una sorta di “Casa del Cinema”, presso Palazzo Paolo V, oppure di potere utilizzare il Teatro De Simone, quando sarà di nuovo agibile”.

Il cinema San Marco dispone di oltre 800 posti, rappresenta una delle più belle sale della Campania, ha ospitato grandi manifestazioni politiche e culturali, dal “Premio Strega” al “Gladiatore d’oro”, kermesse sportive e scolastiche, concerti e convegni di ogni tipo. Con la “Rassegna Arcifilm” era diventato un punto d’incontro settimanale, un luogo di socializzazione e di confronto, l’unica sala per film d’autore, fuori dai tradizionali circuiti commerciali.

Nel 2000 - sottolinea Iolanda Iannella - abbiamo raggiunto addirittura mille abbonati alla rassegna. Ricordo che facemmo una festa per aver raggiunto questo meraviglioso traguardo. Negli ultimi anni abbiamo mantenuto sempre una partecipazione oscillante tra le 300 e le 400 persone”.

Per questo il vuoto che lascia questa perdita è grande. Davanti al cinema sono venuti a gridarlo con le parole e con la musica alcune associazioni culturali, dalla Banda del Bukò alla Rua Catalana, dal collettivo Wand al gruppo Effatà. Da Via Traiano è partito l’appello per salvare il San Marco. “Quella sala è nata per il cinema - hanno detto alcuni presenti al presidio culturale - e tale deve restare la sua funzione. Si spera che il comune non autorizzi alcun cambio di destinazione d’uso”.

Se chiudono gli spazi dell’incontro e del confronto, i cinema, i teatri, come e dove vivranno la “città- cultura” e la stessa “Città-Spettacolo”? Una volta anche i paesi medio grandi della provincia avevano un cinema. Poi, pian piano sono scomparsi. Erano luoghi di formazione culturale e di educazione civile. Quando chiude un cinema, si chiude una finestra sul mondo. Per questo la cultura non può essere soffocata dalle leggi di mercato. Soltanto un ragionevole accordo tra le parti può salvare il San Marco. Ci riusciranno?

Dopo l’ultima proiezione, Iolanda Iannella, salutando gli abbonati, ha spiegato loro i motivi della chiusura e li ha invitati a lasciare un loro recapito per eventuali future iniziative. “Teniamoci in contatto - ha detto -noi non ci fermiamo qui. Cercheremo un’altra sala. Così l’avventura del cinema in città potrà continuare”.

ANTONIO ESPOSITO

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