Chi è Falcone di Benevento. Società
Il
comune di Benevento lo ha inserito nella toponomastica cittadina. Da
Piazza Piano di Corte, attraverso appunto via Falcone, si raggiunge
il Corso Garibaldi costeggiando sia l'antico palazzo cosiddetto di
Falcone, sia il Teatro Comunale.
E' un personaggio poco noto se non
del tutto ignorato dalla maggioranza della popolazione cittadina, ma
non ignorato dagli studiosi e dagli storici beneventani. E' lo
stesso Falcone di Benevento ad informarci nel suo Chronicon
Beneventanum (Cronaca Beneventana) delle tappe della sua carriera
professionale. Al momento di raccontare della sua nomina a giudice di
Benevento, voluta dal rettore della città cardinale Gerardo,
egli ci fornisce i suoi dati onomastici e professionali: Falconem
notarium, scriba Sacrii palatii... Egli fu, dunque, notaio scriba del
palazzo Sacro e dall'aprile del 1133, giudice.
Utilizzando materiale esistente
in vari archivi, è possibile una ricostruzione biografica del
Nostro. Il Cardinale Stefano Borgia nelle sue Memorie istoriche
della Pontificia città di Benevento, fu il primo a parlare di
pergamene sottoscritte da un Falcone di Benevento notaio o giudice.
Per il dire il vero, il Borgia non effettuò una ricognizione
sistematica e precisa della documentazione esistente e, le
conclusioni a cui giunse risultano imprecise. Esistono tre pergamene
nell'archivio dell'Orfanatrofio di San Filippo Neri in Benevento
datate 1142. Solo una di queste è attribuibile all'autore
del Chronicon : quella relativa ad accordi circa la chiesa di Santa
Colomba sul fiume Calore. L'estensore di questa pergamena è
il notaio Trasemondo, il giudice, Falcone di Benevento. Esiste però,
oltre a queste, un gruppo di otto pergamene contenute nell'archivio
del museo del Sannio di Benevento, attribuibili al nostro
personaggio. Gli appellativi di notarius e di scriba con cui egli
stesso si autodefinisce, hanno un preciso significato tecnico: il
primo è un termine generico, che indica la qualifica generale
del funzionario; il secondo fa riferimento, invece, al particolare
ufficio in cui il notaio veniva impiegato. Nella struttura
amministrativa beneventana , notai e giudici provenivano dallo stesso
ceto sociale, cioè quello aristocratico. Questi funzionari
costituivano il nerbo della classe dirigente della città.
Erano adoperati sia in funzioni pubbliche che diplomatiche;
comparivano sempre negli atti amministrativi; non svolgevano attività
giudicante o inquirente in materia penale. E' assai verosimile che
i giudici a Benevento a partire dal 1133 in poi, fossero sei ed erano
nominati direttamente dal pontefice: spesso tenendo presente un certo
qual principio di ereditarietà familiare. Il Papa, comunque li
sceglieva badando all'estrazione sociale ed alla competenza
professionale, ma anche alla loro fedeltà alla Santa Sede. Per
quanto riguarda lo status sociale di Falcone di Benevento , molto
si è dibattuto sulla sua appartenenza alla società
ecclesiastica, ma all'interno del Chronicon Beneventanum è
assente qualsiasi riferimento a cariche ecclesiastiche del Nostro. E'
bene notare che in occasione delle descrizioni di cerimonie
religiose, riferendosi ai chierici e ai dignitari ecclesiastici,
Falcone di Benevento usava la terza persona plurale, mentre in
riferimento al popolo compare alcune volte la prima persona plurale
ed inoltre, in nessuna delle sue pergamene, non si firma mai con la
qualifica di clericus, diaconus, presbiter (chierico,diacono,
presbitero). La prossima puntata sarà dedicata all'analisi
del Cronicon Beneventanum (continua). Claudio Reale
York.