I circoli sociali di Benevento Società

In un periodico del Sannio di alcuni mesi or sono ho letto un articolo molto spiritoso dal titolo, se ben ricordo, “Il tuo Circolo è più importante del mio”. In esso si confrontavano i Circoli di Benevento (Tennis e Unione Sannita) e le sotterranee gelosie: con qualche invidiuzza e qualche non velenoso gossip!

La notizia suscitò la mia curiosità e mi indusse a fare alcune riflessioni sulla c.d. “Mondanità di oggi”, a confronto della mondanità di ieri.

Le mie riflessioni nulla hanno a condividere con i Circoli di Benevento, espressioni di cultura e intrattenimento, ma che offrono al lettore uno spaccato della società mondana contemporanea, nella quale, quando “avevo l’età” anch’io navigai.

Dunque un “osservatore” che si esprime con qualche commento, privo di soda caustica; peraltro non ho la penna per concepire un altro “specchio ustorio”, notoria rubrica del brillante Riccardo Pazzaglia.

È poco dire che la mondanità, intesa come insieme di persone del c. d. “bel mondo” all’insegna della vanità, futilità, vacuità, frivolezza è cambiata. Secondo il grande dizionario Oli e Devoti, mondanità sta per “brillante e costosa frivolezza”.

Si tratta di futilità o di vanità; ma non mi sentirei di condannare coloro che sono desiderosi di fare “un pizzico di vita”, anche perché, secondo Voltaire, “Il Signore ci ha dato la vita, tocca a noi darci alla bella vita” (in Le sottisier). Chi poi conosce gli studi sulla “Imitazione” e le esperienze di vita a essa ispirate, comprende che la imitazione, anche nel campo mondano, è un “agire sociale”.

La maggioranza delle persone e specie “la piccola gente”, come la chiamano in Piemonte, tende a uscire dall’anonimato di un qualsiasi Cric o Croc. Tuttavia, la mondanità è anche sofferenza, perché si “fa la vita” di notte nei locali alla moda, si rischia il colesterolo per i pranzi, le cene e i cocktail; bisogna adeguare l’abbigliamento ai riti di quel tipo di vita e avere non poche disponibilità finanziarie, perché la mondanità costa. Se poi i mondanieri hanno un lavoro, è tutt’altro che piacevole recarsi in ufficio con gli occhi gonfi e intronati per le notti bianche.

Altri cercano la notorietà, anche mondana, per esclusive ragioni di pubblicità commerciale; e anche le donazioni, talvolta cospicue, di taluni imprenditori, accanto al fine benefico, non riescono a nascondere il fine commerciale e peraltro vi sono imprenditori big, che non pensano minimamente a una “incoronazione” mondana (la vanità si esprime in altri campi!). La notorietà mondana non sempre coincide con la notorietà professionale. Altri si affannano per “stare in mezzo” al mondo artistico e culturale, pronti a reagire, se sono trascurati.

In alcune circostanze, la “visibilità” di una persona (se vale) giova alla visibilità della istituzione che rappresenta; perché, si sa – la persona valorizza la funzione e non viceversa.

Numerosi, coloro che tentano la scalata al protagonismo: tra cui veline, vallette e figuranti, col miraggio TV; vi sono scalate o pseudo scalate “mezzacalzettistiche” (le m.c. cioè persone che si atteggiano a gran signori senza esserlo, così Oli e Devotoi, cit. pag. 1853) ridicolizzate nel dialetto napoletano: ‘O signore cu’ l’ogna cacata”, (scherno riferito a chi si atteggia a individuo raffinato o chi vanta nobili natali, non riuscendo però ad occultare le proprie unghie insudiciate).

Francamente, condivido la opinione della psicologa Silvia Vegetti Finzi sulla “Società dell’apparenza”: “Basta l’apparizione in un talk show perché una persona acquisti smisurata importanza agli occhi del prossimo….Il dramma dell’uomo è che non può esistere, sentirsi vivo, se non nel riconoscimento reciproco”.

Vi sono poi… “casi burleschi”; ne segnalo due: funerali e coccodrillo.

Il desiderio di “visibilità” si esprimi persino nelle “cerimonie funebri”. Nel libro straordinariamente comico di Alan Bennet, La cerimonia del massaggio (Adelphi 2002) “Non c’è nulla di più mondano di un bel funerale” e descrive, da vero uomo di penna, il funerale a Londra di Clive il massaggiatore, con un assortimento di Vip nella cattedrale, compunti ma festaioli e con un assolo di sassofono!

Vi sono vanitosi che godono nel sapere di essere “coccodrillati”, che nelle redazioni dei quotidiani è pronto il “coccodrillo” (una specie di curriculum), che si pubblicherà in morte (vanità post mortem!), perché autentici VIP. Ma i semi-VIP o semi-vanitosi di media fascia si accontenteranno di un “coccodrillino” e potrebbero essere quelli che, nelle cronache mondane, occupano, per così dire, …i “titoli di coda”.

I gazzettini mondani hanno un bel da fare. Fateci caso, nel Corriere del Mezzogiorno viene pubblicato sotto la rubrica “Visti e rivisti” la TOP TEN (variabile ogni settimana) una graduatoria delle persone che mondaneggiano; e c’è anche l’altra rubrica: “C’era questo e c’era quello” e l’altra “visti e rivisti”, che incoronano coloro che, secondo il cronista, sono stati “sotto i riflettori” dei gazzettieri mondani (da A alla Z, o da 1 a 10 et ultra!). Qualcuno si indispettisce, perché omesso o scarsamente graduato e ripete la solita giaculatoria dei dimenticati: “Ma c’ero anch’io!!”. All’opposto, ci sono altri che si rallegrano e dicono: “io non c’ero e non volevo esserci”. Due posizioni all’opposto, ma emblematicamente di due diversi stati d’animo. Anch’io, per via del Castello ducale di Faicchio, ebbi a subire uno “sfottò”: perché in una cronaca culturale-mondana di Napoli fui apostrofato come Duca di Faicchio!!

Tra i Vip segnalati nelle cronache mondane abbondano i politici e le loro compagne. I gazzettini mondani oggi attirano persone sconosciute, che aspirano a diventare “qualcuno” e all’opposto, i VIP o gli ex VIP si nascondono, per diventare “nessuno”; snobismo degli uni e degli altri! I primi, cercano la citazione, anche se per la sua effimera brevità (un flash) non sempre attribuisce notorietà e in ogni caso la notorietà non sempre è prestigio. Questo è certo un bene sociale di enorme valore. I secondi, alcuni dotati di prestigio e sono di esso soddisfatti con o senza notorietà, che comunque non viene chiesta.

In fondo, una “emersione” dalla massa è certamente lecita; tanto, le occasioni mondane non mancano. Un Rettore dell’Università di Napoli Federico II, che frequenta abitualmente la mondanissima (?!) Isola di Capri, scrisse in un delizioso libretto, che il “raduno e il chiacchiericcio mondano della Piazzetta” dovevano essere cannoneggiati; ma io replicai, in uno scritterello di risposta, che un tantino di mondanità non fa male a nessuno”.

Suvvia, anche se l’apparenza inganna, molti abboccano all’amo. E se vero –come si dice- che una laurea in legge non si nega a nessuno, a fortori non può negarsi a nessuno un pizzico di mondanità. È sperabile però, che alla fine, prevalgano nel bel mondo (o…gran mondo?!) quelle buone maniere, per la cui rivincita consiglierei di leggere il recente “Noblesse oblie”….

UMBERTO FRAGOLA

(Realtà Sannita n. 11 / 16-3O giugno 2002)