La famiglia di ieri e di oggi Società

Premessa: non vogliamo essere assolutamente di parte, essendo concittadini del prof. Carmine Montella, classe 1921, 98 anni magnificamente portati.

Antefatto: ci troviamo nello studio-biblioteca-pinacoteca del suo appartamento sito in un palazzo agli inizi di viale Mellusi, lato Tribunale di Benevento. Nell’atto di accingerci a sfogliare l’opuscolo dal titolo Benevento, nobili sibari e popolo pezzente, abbiamo scorto, impressa a mano nella prima pagina, la dedica dell’autore Raffaele Matarazzo, che ha fatto al Professore, immaginiamo che l’abbia stesa nel momento in cui probabilmente glielo ha donato, che recita così: A Carmine, studioso profondo, legato da sviscerato amore alla sua terra, che esalta con la penna e col pennello. L’amico Raffaele. Ottobre 2010.

Alla penna, al pennello con i quali esalta la sua terra, ci preme aggiungere la parola, che, da persuasivo conferenziere, ha contribuito a valorizzare tradizioni, costumi, eventi, situazioni, spaccati della sua tanto amata Pietrelcina. Ora, con le sue parole, inglobate in codesta intervista, vogliamo presentare un nuovo volto del Professore mai distaccato, insomma mai avulso dalla società attuale, né dai problemi che con cadenza ormai quotidiana emergono, esplodono. Si mantiene costantemente informato sulle maggiori argomentazioni sociali, politiche e sui principali fatti che caratterizzano la cronaca.

Pertanto, vi vogliamo presentare un inedito Carmine Montella, poliedrico oseremo persino affermare, che, di recente, da noi intervistato su una tematica scottante, cocente, di stretta attualità: la crisi del matrimonio, della famiglia e di conseguenza del preoccupante calo demografico. Situazioni impensabili, inimmaginabili fino a qualche anno fa e che non stanno risparmiando nemmeno il Sud, il Sannio beneventano, la città di Benevento, soprattutto i paesi interni del Pre-Fortore, del Fortore, dell’alto Tammaro caratterizzati dal sempre più crescente spopolamento.

Un solo dato: a Pietrelcina, dalla scorsa estate, abbiamo letto nella bacheca parrocchiale soltanto una pubblicazione di matrimonio. Segue breve chiacchierata interlocutoria. Per rompere il ghiaccio, gli indirizziamo una domanda secca, a cui risponde con una risposta altrettanto diretta, immediata.

Professore, vi rivolgo una domanda semplice, ma terribile: oggi vi sposereste!

Ad esserti sincero, probabilmente no! Ci si sposava per creare una famiglia, la quale era costituita tradizionalmente dal capo famiglia, dalla moglie, che provvedeva alle faccende di casa, dei figli, che imparavano un mestiere o studiavano. Oggi questi rapporti sono entrati in crisi, si tende verso l’affermazione individuale.

Allora, perché sono avvenuti mutamenti, disgregazioni nell’ambito della cellula più importante della società?

La famiglia si è dissolta nella sua unità organizzativa o operativa per dare valore alle singole persone e provvedere alla loro individuale affermazione nel mondo del lavoro, dello studio oppure nell’ “arrangiamento” individuale affidato alla furbizia, alla malizia, all’opportunismo, a vicende provvisorie a volte anche furbesche.

Voi, in questa società, non vi sposereste, perché?

Tendenzialmente sono individualista e progressista, tendente a valorizzare la mia individualità nell’ambito di un’evoluzione radicale della società.

Oggi i giovani non si sposano più con la frequenza degli anni scorsi, perché?

La famiglia tradizionale si reggeva su una struttura gerarchica, di cui il padre era il capofamiglia, la madre era la collaboratrice e i figli, che crescevano, si affermavano con l’aiuto degli stessi familiari. Oggi, questa struttura è in crisi.

I motivi di questa crisi, dove si possono individuare?

Nell’ambito stesso della famiglia dove ogni componente cerca di affermarsi con la realizzazione di aspirazioni e di programmi individuali. In poche parole, è in crisi la struttura, si afferma l’individualità.

Perché tutto questo individualismo sfrenato?

L’individualismo contemporaneo mette in crisi qualsiasi struttura codificata. L’affermazione dell’individualità, che va a danno della struttura, si può constatare nell’ambito della stessa famiglia tradizionale ma anche nei partiti politici, nelle organizzazioni del lavoro, nella partecipazione alla vita politica. In breve, ogni organizzazione si è disciolta nell’individualismo.

Cosa avverrà nelle nostre città, nei nostri paesi con pochissimi matrimoni celebrati?

La premessa alla risposta richiede una considerazione storica: tutto cambia! La vita è movimento, trasformazione, rinnovamento. Questa realtà presuppone il cambiamento; la vita presuppone esistenza di ciò che si tramanda e di ciò che nasce, si sviluppa, si afferma per trasformarsi, a sua volta, in rinnovamento a favore di nuovi modi di vivere.

E quali sono questi nuovi modi di impostazione dell’esistenza umana?

Se volessi rispondere a questa domanda con una sola risposta secca, direi ancora individualismo! L’individuo tende ad affermarsi facendo leva sulle sue aspirazioni, sulle sue possibilità. In sole poche parole: alle strutture tradizionali si è sostituita l’individualità. Questo si può constatare non soltanto nell’ambito delle famiglie ma anche in tutte le organizzazioni protese alla ricerca del benessere.

Dunque, calo demografico, spopolamento?

A queste conseguenze a cui fai riferimento, sono aspetti particolari dell’individualismo, di cui già ne abbiamo parlato. L’individuo tende ad affermarsi trasferendosi in altri luoghi, dedicandosi a nuove attività, individuando nuovi modi di esistere.

Come si manifesta praticamente l’individualismo?

L’individuo “individualista” tende a trasferirsi dove trova lavoro, si dedica a nuove  attività, si colloca dove meglio può affermarsi, aspira a nuove relazioni. Insomma, si crea, si fa da sé, la propria vita.

Con questo andazzo: chi saranno i nuovi italiani?

Se per fondamento della tua domanda c’è ancora la famiglia tradizionale, bisogna riconoscere che questa non esiste più. Se si vuol mettere al mondo dei figli, si stringono legami personali, provvisori, mutevoli. Direi che la prospettiva di mettere al mondo dei figli non è più attuale.

Con tutta l’immigrazione che c’è stata, e che in forma ridotta ci sarà, quale sarà la società italiana del futuro?

Intravedo la società del domani molto trasformata. La società italiana diventerà moderna, nel senso che si trasforma in una società globale, cioè sarà costituita da persone provenienti da tutte le parti del mondo. Queste persone porteranno con sé nuove mentalità, nuove aspirazioni, nuove attività. Mi sentirei di dire che l’Italia, del prossimo avvenire, non sarà più l’Italia della nostra tradizione ma sarà una nuova fetta del mondo in evoluzione. Sarà un’Italia abitata da popolazioni straniere, che vivono in un mondo oggi non facilmente immaginabile!

ANTONIO FLORIO