L'idea di Mary Quant: buon compleanno minigonna! Società

E' il capo-icona per eccellenza, l'indumento più rivoluzionario e provocatorio della moda femminile, overseason e di gran lunga il preferito dell'universo rosa: stiamo parlando della minigonna, che il 2015 celebra con mostre, sfilate, convegni e pubblicazioni a tema.

Essì perchè la mini-skirt irruppe prepotentemente e ufficialmente 50 anni fa - nel 1965 - quando la stilista inglese Mary Quant decise di affidare ad una giovanissima modella di nome Twiggy (icona fashion degli anni Sessanta, ndr) il lancio di questa gonnellina con l'orlo sopra il ginocchio.

Da quel momento la moda non fu più la stessa e la minigonna divenne subito un fenomeno nel Regno Unito, per approdare poco dopo nel resto d'Europa e del mondo.

Il nome, poi, fu mutuato da un altro simbolo degli anni Sessanta, la “Mini”, cioè la vettura della casa automobilistica Austin.

La diatriba con Courrèges

Quei pochi centimetri di stoffa ne hanno dovuto affrontare di battaglie... in primis sulla paternità, infatti il designer francese André Courrèges rivendicava il copyright della mini-jupe avendo presentato degli abiti che terminavano sopra il ginocchio nelle sue collezioni d'alta moda a partire dal 1964, ma Mary Quant ebbe l'illuminazione nel 1962 e l'anno dopo vendette la sua prima mini-skirt nella boutique “Bazaar” che dirigeva a Londra (King's Road, quartiere Chelsea).

Siamo negli anni d'oro della “Swinging London”, quella di Carnaby Street e dei Beatles, quando la capitale inglese era all'avanguardia in tutto e dettava lo stile in Europa e nel mondo e proprio in quel clima effervescente e rivoluzionario la Quant finì per fondare uno stile giovane, ribelle e democratico, di cui la minigonna divenne il simbolo indiscusso di audacia, emancipazione e anticonformismo.

L'alta sacerdotessa della moda dei favolosi Sixties, pose fine alla diatriba con Courrèges affermando: “Le vere creatrici della mini sono le ragazze, le stesse che si vedono per strada”... il resto è storia!

I perbenisti

Come era prevedibile, poi, la minigonna scandalizzò i perbenisti che non digerivano quell'accorciamento di stoffe e quello sventolare di gambe più o meno nude, c'è da dire inoltre che la minigonna portò all'introduzione di altri elementi innovativi nel campo della biancheria, delle calzature e dei collant, rendendo sempre meno diffuso l'impiego di calze e giarrettiere e Mary Quant citò proprio la presenza di collant e simili - che rappresentavano una ulteriore copertura per le parti intime femminili - in una difesa della minigonna contro le legislazioni che volevano vietarla.

L'Italia e la Santa Sede

In Italia la mini iniziò a diffondersi nel 1966, ma rimase per diverso tempo un indumento mal visto dall'opinione pubblica, indossato nel chiuso dei locali da ballo, e si registrarono anche casi di ragazze che vennero denunciate in quanto la gonna indossata in pubblico era considerata troppo corta.

C'era poi chi riteneva la minigonna come un passo indietro nella lotta per la parità dei diritti delle donne, essendo un qualcosa che le rendeva solo un oggetto di attrazione sessuale: simili tesi vennero abbracciate anche da Nicola Adelfi su “La Stampa” già nel luglio del 1967, insieme alla previsione di un prossimo forte declino nell'uso dell'indumento e del suo successivo - a posteriori mai verificato - “tramonto”.

Fortemente critica nei confronti del nuovo capo d'abbigliamento fu, ovviamente, la Santa Sede, in quanto era ritenuto un abito “degradante” nei confronti della donna.

Nel giro di pochi anni dalla sua introduzione le autorità vaticane (ufficialmente per evitare distrazioni da parte dei fedeli) resero più rigida l'applicazione delle già esistenti norme d'ingresso e vietarono di fatto alle donne con la gonna al di sopra del ginocchio l'accesso a diversi edifici della città di Roma, tra cui la Basilica di San Pietro e i Musei Vaticani: tra le persone respinte - nell'agosto del 1969 - vi fu anche la principessa del Belgio, Paola Ruffo di Calabria.

I medici

Ma per cercare di contrastare la diffusione della minigonna non vennero usate solo questioni di morale pubblica per lo scandalo che questa poteva provocare, pure diversi medici iniziarono ad indicare nel nuovo indumento la possibile causa di reumatismi e futuri problemi circolatori.

W la minigonna

A dispetto della volubilità delle tendenze, la minigonna ha sempre resistito ad ogni cambiamento, adattandosi e rinnovandosi in forme nuove, tessuti trendy e modelli innovativi.

La versione ridotta della gonna è da cinquant'anni sulla scena della moda quale emblema di sensualità, nonostante qualcuno abbia tentato di decretarne la “morte”.

E' un must have nel guardaroba femminile davvero insostituibile e dal significato plurimo: un vestito che non nasconde, né mostra, ma allude. La gonna corta non denuda, ma imprime in noi l’idea di audacia, leggerezza e quel pizzico di malizia che non guasta.

Un grande punto di riferimento per l’universo femminile e dunque... BUON COMPLEANNO MINIGONNA!

ANNAMARIA GANGALE

annamariagangale@hotmail.it

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