Maccaturo, puteca, currea, sciaraball Società

Quando ho pubblicato il primo articolo sulle origini di alcune espressioni dialettali beneventane non pensavo minimamente di continuare. Le sollecitazioni che mi sono venute, e tuttora mi vengono da numerosissimi lettori, mi inducono a proseguire sempre alla ricerca di nuovi vocaboli ed espressioni dialettali. E così, eccomi ancora qua.
Partiamo da “ maccaturo”: che cosa è il “maccaturo” nel dialetto beneventano ? Semplicemente il fazzoletto per soffiarsi il naso. Questo quadrato, originariamente di tela, oggi anche di lino e di seta, aveva ed ha il compito di far fronte alle minute esigenze di immediata comodità e di igiene. La sua derivazione è latina. Il verbo da cui deriva fa parte di quei verbi semisconosciuti quali “mucare”, il cui significato è: espellere il muco. Da “mucare” deriva anche “mucus, il muco o moccio. “Pulizzet u’ mucc”: togliti il muco dal naso o “pigl u’ maccatur”: prendi il fazzoletto, si sentiva dire sino a pochi decenni fa per le stradine del centro storico, dove la parlata dialettale ha resistito maggiormente alla contaminazione della lingua italiana, rispetto alle altre zone della città. Questo vocabolo è molto usato anche in altre lingue: in Francia c’è il “mouchoir”, in Spagna c’è il “mocador” e il “mocar”. A proposito del centro storico e precisamente in via Bosco Lucarelli, una stradina che dalla discesa di San Modesto, attraversando una parte del Triggio, porta allo spiazzo davanti al Teatro Romano, vi era un locale con questa scritta: “a puteca nova”. Sanno bene i beneventani il significato di “puteca”: và a puteca accatta a past”: “ vai alla bottega a comprare i maccheroni, gli spaghetti o altro tipo di trafila”. Anche in questo caso il termine è di chiara origine latina ed ovviamente greca. “apothèca” in latino, apothèke in greco. In entrambi i termini il significato è fondaco, magazzino. Dal termine originario a quello usato oggi la variazione è impercettibile. Questo è un termine che ha avuto la fortuna, come ho avuto modo di chiarire negli realta_articoli precedenti, di non essere contagiato o sostituito nel tempo. Passiamo oltre. Quante “mazzate” hanno preso sul fondo schiena i ragazzetti “fetienti e scassambrell” dal proprio papà con la “currea”! Cosa è dunque la “currèa” ? La cintura dei pantaloni. E per l’ennesima volta vi informo che anche in questo caso il termine è di derivazione latina. “ Corrigia o corrigia – ae ”: sostantivo femminile della prima declinazione il cui significato in italiano è correggia: striscia di cuoio, cinghia o cintura. Anche nella lingua spagnola troviamo “correa”. Ora non sono in grado di dire se il termine sia stato “portato” nelle nostre zone dalle truppe spagnole o già in passato fosse già in uso. Purtroppo non ho traccia alcuna per risolvere questo enigma. E per accontentare i “francesisti beneventani” ecco il termine “ sciaraball”: il calesse, il carro, ma anche a definire il vestiario pesante: “ te mis stu’ sciaraball!” , “ti sei messo questo coso pesante” o “oggi si asciut cu’ sciaraball ? ” oggi sei uscito con la carrozza ? ” . Il termine deriva dal francese “ char ‘a bancs ”, cioè il carro a banchi con i sedili in legno.
Chi fosse interessato a leggere l’etimologia di altre parole beneventane, ricordo che sono state pubblicate sui numeri 9, 10 e 11 di Realtà Sannita.

CLAUDIO REALE