Ortensio Zecchino Società

Caro Direttore,

mi giunge tardiva notizia di un intervento pubblico del prof. Perlingieri nel quale, ancora una volta, ha espresso duri giudizi sul mio operato relativo all’Università del Sannio, liquidato come negativo, o quantomeno nullo. Pur avendo da tempo dovuto prendere atto che il prof. Perlingieri è spesso preda di inspiegabili e irrefrenabili impulsi distruttivi e di vocazioni gratuitamente accusatorie, avverto tuttavia, solo rispetto ai tanti costruttivamente interessati alle vicende dell’Università, la necessità di offrire qualche preciso dato storico. Chiedo perciò ospitalità al Suo giornale, da sempre attento al tema, che è fondamentale nelle prospettive di crescita culturale ed economica non del solo Sannio.

Eletto senatore nel 1987, chiesi di entrare nella commissione Istruzione (declinando l’allettante invito per la commissione Giustizia) per poter seguire direttamente l’ “affare” Università, che interpretai come centrale nel mio ruolo di senatore del Sannio e più in generale della Campania interna. Con fatica riuscii ad ottenere la nomina, contesissima, a relatore del primo Piano quadriennale per l’Università italiana. Approfondito l’aspetto della strumentazione giuridica, prospettai subito l’impraticabilità della strada intrapresa e l’assoluta necessità di un provvedimento legislativo a monte. Accolto tale mio parere, si passò a redigere una proposta di legge il cui esame si svolse in parallelo con quello del Piano, sbloccandone il varo.

In campo per la sede gemmata di Benevento erano le proposte di facoltà di Economia e di Beni culturali. In permanente consultazione con le rappresentanze locali, ed in particolare con il sindaco Pietrantonio, proposi un’apertura alle facoltà scientifiche, punto notoriamente debole nelle Università meridionali (nell’occasione mi giunse l’eco del vivo disappunto, in proposito, del prof. Perlingieri). In sostituzione di Beni culturali (che ritenevo interessante culturalmente, ma priva di sbocchi, come confermato dall’esperienza di questi 25 anni) su mia proposta fu inserita Ingegneria informatica, facoltà di nuova istituzione nel sistema universitario nazionale. Quell’inserimento fu l’esito di un lungo braccio di ferro in commissione perché molte furono le opposizioni, alcune interessate ed altre di principio perché si sosteneva che un’istituzione neonata non potesse reggere il carico di una facoltà così innovativamente impegnativa (nella proposta governativa le ingegnerie informatiche erano previste solo nel centro-nord).

Successivamente vi fu l’inserimento di Scienze naturali. Questo dunque il mio contributo alla nascita dell’Università del Sannio. Sorvolando in questa sede sulla valenza di quella scelta e su quanto essa abbia contribuito a dare senso e ruolo al nostro Ateneo, ed omettendo anche i particolari della mia costante attenzione alla neonata istituzione nel tempo della dipendenza da Salerno e delle mie continue contestazioni verso la “matrigna” sede salernitana (avendo intanto assunto per due legislature la presidenza della commissione Istruzione del Senato avevo un osservatorio privilegiato), vengo a qualche dato relativo al tempo in cui ho ricoperto la carica di Ministro dell’Università e Ricerca Scientifica.

Per l’anno 1998, primo dopo l’ottenimento dell’autonomia, l’Università del Sannio aveva avuto come sua quota dal Ministero, sul Fondo di finanziamento ordinario, 15.143.185 milioni. Insediatomi nell’ottobre 1998, sotto la mia responsabilità, la quota per la nostra Università, grazie ad una serie di parametri innovativi da me introdotti, salì, nel riparto 1999 a 19.178.942 milioni; nel riparto 2000 a 21.873.552 milioni; nel riparto 2001 a 26.063.524 milioni. Nello stesso tempo ingenti furono i sostegni ministeriali per la sistemazione ed acquisizione di nuove strutture.

Aggiungo un particolare finale: ritenendo saggio non far uscire dal Sannio una preziosa collezione di orologi da torre, sapientemente raccolti in San Marco dei Cavoti da un collezionista privato intenzionato a venderla, misi a disposizione del rettore pro-tempore, prof. Perlingieri, l’intera somma necessaria all’acquisto, con l’aggiunta del fondo consolidato per una unità di personale da destinare al costituendo museo. Inopinatamente però, nonostante precise intese, l’Università non procedette all’acquisto, nonostante l’avvenuta erogazione del fondo. Per mantenere la collezione nel Sannio, fui così costretto, pro bono pacis, a replicare l’operazione col CNR, che finalmente l’acquistò. Oggi essa fa bella mostra nel Museo di S. Marco dei Cavoti, ma non appartiene purtroppo all’Università.

RingraziandoLa dell’ospitalità, La saluto con viva, antica cordialità.

ORTENSIO ZECCHINO 

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