Putiferio linguistico Società

Putiferio linguistico attorno a una parola che d'ora in poi è severamente proibita. Tutto comincia con uno sconosciuto presunto candidato alla Regione Lombardia in quota Salvini. Costui si taglia la barba per presentarsi come faccia nuova e appare onestamente smunto, quasi bisognoso di cure.

Per smentire sul nascere un possibile carattere mellifluo, si lancia con vocabolario truce a tutelare la “razza bianca”, a suo dire a rischio di estinzione per l'esercizio che uomini e donne di “altra razza” farebbero delle loro potenzialità sessuali.

Sottraendosi sul nascere alle loro pur legittime esercitazioni, a fronte di documentante (e invidiate) indiscutibili tendenze altruistiche, i bianchi (come lui, il candidato) sarebbero condannati a sicura soccombenza. Di qui un appello a favore della “razza bianca”.

Pur considerate le confessate improbabilità di successo, il candidato lombardo ha invocato (e promesso) misure di rara efficacia.

Pronta la sollevazione dei politicamente corretti. Immediata la decisione plebiscitaria di sopprimere dal vocabolario la parola infausta.

Se uno dirà, d'ora in poi, all'amico col quale scambia quattro chiacchiere “Ma che razza di stronzo sei”, rischierà una inappellabile condanna. Non per l'appellativo di stronzo (ormai sdoganato anche nelle effusioni sentimentali), ma per quell'orrida “razza”, che dovrà scomparire anche dai depliant delle automobili aduse a decantare il volante a due o a tre razze.

A morte, peraltro tutti i cortigiani “vil razza dannata”. Scusate, m'è scappata.

MARIO PEDICINI