Unesco: enti riuniti per le promozioni turistiche Società

Cavalie’,” Gelsomina ci blocca lungo le scale che cerchiamo di scendere furtivamente nel vano tentativo di salvarci dalle sue grinfie parolaie “che piacere di vedervi ! Avevo tanto desiderio di sfogarmi con qualcuno del passato per fare ‘nu renfrische (una rispolverata) ai vecchi, bei tempi. Vi ricordate, prima che arrivasse tangentopoli, come si stava bene? Volevate un posto di lavoro? Un trasferimento dal Nord? Una raccomandazione per prendere la pensione di invalidità? Un prestito alla banca senza la garanzia di una proprietà? Un finanziamento statale per un’opera incerta? Niente era impossibile!... Adesso si è fatto tutto difficile. La lira scorreva facile. Con l’euro non si campa più.

Tiempe bbelle ‘e ‘na vota! Ricordo che una volta mio padre andò a Roma dal portaborse dell’onorevole (che si diceva facesse... miracoli) con la lettera di presentazione di un nostro assessore. Lo scopo del viaggio nella capitale era quello di “sistemare” mio fratello senz’arte né parte. Il portaborse lesse la missiva con la quale si chiedeva di fare l’opera buona di trovare un posto, fisso naturalmente, (all’epoca non c’erano tipi come Monti o Fornero, paladini del lavoro “mobile”) ad un bravo giovane sfortunatamente senza un titolo di studio e non specializzato in alcunché.

Il portaborse, oltre che al caso pietoso si intenerì assai nel leggere l’ambigua chiusura della lettera da cui si rilevava la chiara volontà di papà, in caso di esito positivo della pratica, di erogare un consistente regalo a favore del partito di appartenenza dell’onorevole.

Regalo!?” chiese, ambiguo, il portaborse a papà “Che si tratti però “ aggiunse “di un regalo non troppo ingombrante... Meglio – ehm, ehm – liquido.” E proseguì: “ovviamente di un certo peso...”.

Papà si dichiarò disponibilissimo ad erogare una sensibile parte della buonuscita recentemente incassata. Il portaborse promise di implorare l’onorevole per la sistemazione di mio fratello. “Vi convocherò attraverso il nostro assessore che ha tanto, ma tanto a cuore un papà come voi il quale va premiato per portare incessantemente voti al partito...”.

E fu così che papà, con una cospicua somma, mimetizzata tra petto e camicia, in una borsetta di tela, preparata da mammà, andò a sorbirsi una tazzina di caffè a casa del portaborse. Tecchete e damme, campaie cient’anne! Il portaborse nell’assicurare papà dell’imminente chiamata del “ragazzo” ad un posto di sicura carriera, elogiò la infinita bontà del suo datore di lavoro che sarebbe stato anche disponibile a fare erogare cospicui finanziamenti a qualche meritevole imprenditore nostro parente o conoscente. Da cosa nasce cosa. E fu così che papà recuperò una bella fetta della sua liquidazione finita nelle casse ... del partito, attraverso un sostanzioso regalo, come intermediario, da parte di un imprenditore di nostra conoscenza, grato per la concessione di un gratificante affidamento di sostanzioso lavoro...”.

Gelsomi’, meno male che arrivò tangentopoli. Ora tutto è tornato nella normalità. Salvo qualche sporadica (?) voce di generici “errori” di contabilità di qualche politico...”

Cavalie’,” insiste la nostra lavascale “che tempi felici quelli di una volta! Allora il postino bussava addirittura due volte al giorno. Ora è un allegro fantasma. Anzi, è caduto in catalessi, da cui non lo svegliano neppure le interpellanze ministeriali dell’onorevole Mario Pepe e le denunzie di interruzione di pubblico servizio. Che si aspetta, magari, il richiamo del Prefetto?... A proposito di richiami continuano ad echeggiare quelli per smorzare i toni della movida che rumoreggia nella zona alta, all’intorno della chiesa di Santa Sofia che meriterebbe meno clamori assordanti in rispetto dei forestieri che incominciano a venire per onorare l’esaltante decisione dell’Unesco di onorare Benevento, elevandola per quella chiesa a bene dell’umanità”.

Cara la mia Gelsomina, la valorizzazione dello splendido sito esaltato dall’Unesco passa anche attraverso il rilancio turistico non solo della città ma anche di tanti comuni d’arte della provincia. Dello scottante problema si è recentemente interessato il battagliero consigliere comunale di Tèl, Nazzareno Orlando. Egli ha affondata la sua spada critica nell’amministrazione comunale che avrebbe disertata la Borsa internazionale del turismo di Milano, ricca di migliaia di espositori di oltre un centinaio di Paesi. Ove mai la civica amministrazione effettivamente non avesse partecipato alla “borsa” è attendibile credere che non fosse preparata. Certi programmi non si inventano seduta stante. Sarebbe auspicabile che l’amministrazione comunale di Benevento concordasse con tutti gli altri enti territoriali ( Provincia, Ente provinciale del turismo, Camera di Commercio), nonché alberghi, eccetera, un preciso, allettante quadro di ospitalità, con un certo sconto sui prezzi reali. Ovviamente il richiamo maggiore deve essere la chiesa di Santa Sofia, aureolata dall’Unesco, non disgiunto dalla visita guidata agli altri siti d’arte (Arco di Traiano, Museo, teatro romano, rocca dei rettori...).Poi, prima di sistemarsi in albergo, menu con le vivande tipiche della tradizione culinaria sannita. All’indomani si potrebbe spendere il secondo, e magari il terzo giorno della “Tre giornate nel Sannio” con escursioni nei centri a più vocazione turistica (Sant’Agata dei Goti, Pietrelcina, Telese (e le sue acque sulfuree).

Invitiamo calorosamente il vice sindaco di Benevento, che tanto si è prodigato per far insignire la chiesa di Santa Sofia dell’ambito titolo di “bene dell’umanità”, a perseguire quanto da tutti auspicato: l’entusiasmante rilancio turistico di Benevento e del Sannio”.

Cavalie’, però bisogna innanzitutto mettere un freno alla movida intorno all’area della chiesa di Santa Sofia. Occorrono Vigili e vigilantes per impedire ai giovani... impertinenti di parcheggiare nei vicoli e nelle piazze dove impazzano gli esercizi pubblici con sconfinamenti, soprattutto musicali assordanti. Forse è arrivato il momento di vagliare l’opportunità di ridurre sensibilmente l’orario di chiusura...Cavalie’, dico bene? Oppure è meglio che l’Unesco ci tolga la “patente”?”.

CLEMENTE CASSESE

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