Vuoi fare un'impresa? Ecco dove trovare i soldi Società

Chiunque voglia intraprendere un’attività, oggi come oggi, sa quant’è difficile iniziare. I più fortunati, coloro che in partenza dispongono già dei capitali, vanno incontro al cosiddetto rischio d’impresa, ma quelli che intendono incominciare da zero si trovano di fronte sin dall’inizio uno scoglio che può rivelarsi insormontabile: dove trovare i fondi necessari per mettere su l’impresa? Il punto di partenza obbligato a questo punto è uno solo: la banca. Ma le banche notoriamente sono restie a concedere soldi in prestito a chi non è in grado di offrire garanzie; la buona volontà, l’intraprendenza, lo spirito imprenditoriale sono ottime qualità che purtroppo da sole non consentono di ottenere un prestito. A chi rivolgersi allora, quando la banca si rifiuta di aprire i cordoni della borsa?

Oggi esistono altri modi per finanziare un’impresa. E no, non sto suggerendo di rivolgersi agli usurai: è nato in America (come quasi tutte le novità di questi tempi), ma si sta diffondendo rapidamente in tutto il mondo il sistema detto crowdfunding (letteralmente “finanziamento di massa”), che consiste in una forma di raccolta collettiva di fondi sottoscritta tramite internet. E qui sta la principale novità: se il finanziamento collettivo infatti esiste già da tempo (numerosi sono i casi di operai e dipendenti che hanno rilevato la proprietà delle fabbriche per le quali lavoravano allo scopo di salvarle dal fallimento), ciò che rende speciale il crowdfunding è il fatto che i finanziatori non si conoscono tra di loro e spesso non conoscono nemmeno il soggetto che vanno a finanziare.

Tramite apposite piattaforme, che trattengono una parte delle somme come provvigione, chiunque può chiedere un finanziamento collettivo in rete, purché abbia qualcosa da finanziare: un’innovazione tecnologica, un’azienda in crisi, un progetto; molte startup si sostengono in questo modo e addirittura ultimamente il sistema di crowdfunding è stato usato per finanziare la produzione di documentari o film indipendenti, che altrimenti difficilmente avrebbero trovato dei produttori interessati.

Ma cosa spinge molti a finanziare un’attività di cui sanno poco o nulla e dalla quale difficilmente ricaveranno qualcosa? Spesso e volentieri, effettivamente, il crowdfunding è un modo per fare beneficenza: non esiste una soglia minima, per cui chiunque può offrire anche poco e dare il suo contributo a quella che ritiene una causa giusta. A volte ad essere finanziate sono piccole imprese tecnologiche che offrono ai loro finanziatori un prototipo del prodotto finito (il crowdfunding ha contribuito alla realizzazione di numerosi videogiochi da parte di piccole software house); nel caso di un film, i realizzatori si sdebitano offrendo ai produttori un biglietto gratis per la prima. In altri casi non vi è ricompensa, se non la soddisfazione di aver dato il proprio contributo per qualcosa in cui si crede.

In fin dei conti, finanziare un’impresa tramite crowdfunding non è altro che versare una goccia nel mare. Ma la diffusione di questo sistema e la nascita di società, di film o quant’altro dimostra che tutto sommato il mare è fatto di gocce.

Saluti dalla plancia,

CARLO DELASSO

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