Il rugby a Benevento, uno sport anche per signore Sport

Per quanto purtroppo poco conosciuto dal grande pubblico e considerato da tanti italiani ancora uno sport secondario, tanti sono i tifosi beneventani che si sono avvicinati al rugby apprezzando i valori legati a questa disciplina che fa della squadra il suo punto di forza, e della sofferenza per un raggiungere un obiettivo comune, l’aspetto principale. Chi da anni conosce o pratica questo sport sa bene quanto una partita di rugby, vada oltre gli ottanta minuti giocati sul campo. Non ci si sofferma mai - sostengono gli appassionati - al solo risultato della partita ma si guarda a tutta una serie di considerazioni che esaltano lo spirito di squadra, il piacere del gioco e del confronto con l’avversario.

Per tutti questi motivi e forse anche perché da buoni Sanniti siamo anche un po' per indole pronti al “sacrificio e al combattimento” il rugby nella nostra città ha una lunga e gloriosa tradizione, che vanta un ottimo vivaio. Diverse sono le società che rappresentano i rioni principali e tanti sono i ragazzi che sin da piccoli si sono dedicati con fatica a questo sport, guadagnandosi la presenza in Nazionale o in molte squadra di serie A e ricoprendo di lustro ed orgoglio l’intera comunità Sannita. Ma il rugby per la nostra città è anche altro, rappresenta “un’ alternativa”. Infatti non a caso è radicato in quartieri “difficili“ o a “rischio” dove un giovane spesso non ha nessuna “scelta” e si abbandona alla noia.

Grazie a questa forte presenza sul territorio molti ragazzi hanno trovato un luogo sano dove crescere e imparare i veri valori della vita e perché no costruirsi un futuro lavorativo. Ecco perché per molti il rugby rappresenta uno stile di vita. Il lavoro e la passione di tante persone che lavorano giorno dopo giorno per mantenere viva quest’ “alternativa” ha reso il movimento rugbystico Beneventano molto conosciuto anche al di là dei confini regionali. Molte infatti sono le manifestazione e i “concentramenti” che radunano club provenienti da ogni parte d’Italia.

Un esempio è il torneo Città di Benevento che quest’anno è giunto alla sua XXVIII edizione alla presenza di oltre mille bambini e 180 accompagnatori. Ma il rugby a Benevento non è solo maschile. È vero, punti di forza di questa disciplina sono la prestanza fisica e il contatto con l’avversario e per questo sembrerebbe proprio che non sia uno sport per signore. E invece no. Da un paio di anni infatti il rugby Benevento ha fondato una squadra femminile che dal 2008 sta crescendo, raggiungendo ottimi traguardi e riscontri positivi da tante giovani aspiranti rugbyste. A quanto pare quindi la palla ovale ha ormai stregato anche il gentil sesso Sannita, che non vuole sentir parlare di “maschi mancati” o di “scarsa femminilità”.

Per conoscere meglio come è nata la squadra e gli obiettivi futuri, ho parlato con Maria Grazia Cioffi capitano della squadra femminile del rugby Benevento nonché atleta della Nazionale Italiana.

Come è nata l'idea di far nascere una squadra di rugby femminile a Benevento, e quale è stata l'accoglienza della città e degli addetti ai lavori?

La nostra storia comincia nella primavera del 2008 quando spinta dalla voglia di realizzare il mio sogno, mia sorella, decide di provare.

Cercare ragazze pronte, come noi, ad affrontare questa bella sfida non è stato facile. Sin dall’inizio ci siamo rese conto di esserci messe in una situazione molto più grande di noi, ma la voglia era tanta e reprimerla sarebbe stato impossibile.

Inutile nascondere che abbiamo dovuto affrontare la superficialità e l’indifferenza di chi era convinto che il rugby fosse uno sport per soli uomini… ma la nostra caparbietà e la nostra voglia ci hanno permesso di vincere!

Nella sostanza, quindi, possiamo affermare che tutto il progetto del rugby femminile a Benevento è stato merito di un gran bel gruppo e di tutte le poche persone che hanno creduto in noi.

Quale è stato lo stato d'animo di tutte voi prima di affrontare la prima partita ufficiale?

Dopo la bella notizia dell’iscrizione al campionato di Coppa Italia a sette nessuno di noi stava più nei panni.. mettere piede su quel campo la prima volta ha tirato fuori delle sensazioni che a parole non saprei proprio descrivere…

Avevamo già avuto un incontro amichevole con le ragazze del Rugby Pesaro, ma la nostra prima vera partita ci ha fatto venire la pelle d’oca!

Quel giorno abbiamo assaporato la vera essenza del rugby….. “lottare” non soltanto per la propria persona ma per l’intera squadra!

Nessuno cancellerà mai quella giornata dalla propria mente e dai propri cuori!

Quali sono stati gli obiettivi più importanti raggiunti in questo anno di attività?

Diciamo che le soddisfazioni sono arrivate da subito; il primo anno di Coppa Italia si è chiuso per noi nel migliore dei modi con la conquista del primo posto. Con questo risultato poi, la soddisfazione di partecipare ad un campionato di serie A a quindici. Il confronto con ragazze di maggior esperienza ha fatto in modo di far crescere la nostra squadra che spero possa avere in futuro tanti altri bei risultati.

Tu sei un atleta della Nazionale Italiana, cosa ha significato per te indossare quella maglia?

E’ stata una cosa che mi sono vista arrivare da un giorno all’altro, il rugby era un po il mio sogno nel cassetto, quello che speri di realizzare ma che vedi anche lontano.

Vivere la nazionale è stato andare veramente oltre, non posso di certo valutarmi tecnicamente, non mi compete, ma vi posso dire che oggi vivo la cosa meglio di prima. E’ stato significativo integrarsi con una realtà già esistente e con delle persone che avevano tanta esperienza, spero solo che tutto possa continuare a migliorare.

Cosa diresti ad una ragazza come te, per invogliarla ad avvicinarsi a questo sport?

Le direi che è l’unico sport che all’apparenza divide ma che nella sostanza unisce. Che entrare a far parte di una squadra di rugby significa entrare in una nuova famiglia, perché nel rugby gli altri contano sempre più di te, che è uno sport che da tanto…tante emozioni, tanti ricordi, tanti amici.

Come rispondi a chi dice che questo è uno sport per soli uomini?

Con una risposta banale, che non esistono sport per soli uomini. E’ da tanto che il rugby ha smesso di essere uno sport di sola forza fisica, oggi tutti sanno che il rugby si gioca soprattutto di testa, quindi non serve essere per forza “maschietti”.

Cosa insegna il Rugby ad un uomo/donna rispetto ad altri sport?

Credo che il valore più grande sia quello del rispetto, basti pensare al nostro terzo tempo… dopo una partita fatta di due tempi di lotta in campo questo sport ci lascia un terzo tempo fuori dal campo dove tutti mangiano e bevono insieme… compagni di squadra e avversari. Senza il rispetto per l’avversario il rugby non si gioca.. perché a quel punto mancherebbe l’essenza di questo sport! Lottare in un campo è lecito, è questione di competizione, ma il rancore fuori lo lasciamo ad altri sportivi… non è di certo da rugbisti.

 

STEFANIA REPOLA

 

Altre immagini