A Benevento la rivoluzione green è ancora un sogno Ambiente

E’ facile parlare di rivoluzione green, di mobilità sostenibile e di attenzione all’ambiente; meno facile è realizzare e rendere concreti tutti quei progetti che sulla carta sembrano vincenti. Da monti anni si discute delle ben note problematiche che affliggono il nostro pianeta e, più nello specifico la salubrità delle nostre città, ma ad oggi ancora ben poco è stato davvero realizzato, soprattutto nelle piccole e medie realtà del sud Italia come la nostra. Se è vero che una riduzione significativa degli inquinanti dispersi nell’aria è possibile solo ripensando e ridisegnando la mobilità urbana dei cittadini, è altrettanto vero che non sono pochi gli ostacoli da superare: siano essi di natura politica, culturale e progettuale. Allo stato attuale mobilità sostenibile, mobilità verde, mobilità pulita rischiano di rimanere parole prive di alcun significato se non è possibile realizzarle nella vita concreta di tutti i giorni, ossia nel quotidiano delle persone comuni quali siamo.

Realizzare apposite corsie per le biciclette, ad esempio, nello stradario esistente non è cosa semplice dovendosi riprogrammare, quasi totalmente, l’intero piano traffico di Benevento; e non lo è soprattutto per la mancanza di una chiara volontà politica/amministrativa che possa andare nella giusta direzione per una mobilità più sostenibile.

Quel che ad oggi sembra più concretamente realizzabile è il ripristino delle piste ciclabili periferiche che avrebbe il vantaggio, di certo non secondario, di andare a riqualificare molte zone della città da tempo dimenticate e da sempre isolate dall’agglomerato urbano propriamente detto.

A tal riguardo la proposta è stata avanzata dagli ingegneri Umberto Ficociello e Giuseppe Iorio, nell’ambito delle attività dell’associazione politica Civico 22 di Angelo Moretti, con lo scopo di ampliare la rete delle piste da collegare sia con le piste ciclo-pedonali esistenti sia con quella in corso di realizzazione in progetto nel comune di Benevento.

Lo scopo è di “riammagliare” questi tratti di pista, ora scollegati, perché possano fare rete e sistema, valorizzando pezzi della città e delle contrade, affascinanti ma misconosciuti; perché si possa favorire in tutti i modi il trasporto e gli spostamenti alternativi alle autovetture private, e perché la città diventi più verde, più “lenta”, quindi a misura duomo, e più “intelligente”.

Ad oggi le piste ciclabili esistenti sono quelle di contrada Pantano, lunga quasi 7 km e quella di contrada Acquafredda di circa 3 km, oltre a quella, decentrata e più adatta ai pedoni, della zona alta che si snoda tra via Pace Vecchia, Viale Delcogliano, via Fratelli Rosselli e via Aldo Moro.

Nelle intenzioni del Comune, un altro tratto dovrebbe svilupparsi dallo stadio fino al Lungosabato don Emilio Matarazzo e, passando per il rione Libertà (via Napoli, via Piccinato, via De Rienzo) attraversare il fiume Sabato sul ponte Leproso e immettersi nellarea del Parco di Cellarulo e poi, attraversato il fiume sul ponte vanvitelliano, lungo via Martiri di Nassiryia raggiungere il cimitero.

Il percorso è certamente complesso, perché segue a tratti vie trafficate, e con intersezioni problematiche.

Il progetto degli ingegneri Ficociello e Iorio prevede, come detto, il collegamento tra le piste esistenti nella zona bassa della Città, a ridosso dei fiumi, lindividuazione di altre piste quali quelle di contrada Morra fino ai limiti della provincia di Avellino, lacquisizione definitiva alle bici e ai pedoni del Lungosabato Riccardo Bacchelli, del ponte strallato e della Spina Verde, del Lungosabato Boulevard e, soprattutto, il collegamento di ognuno di questi tratti tra loro.

Una passeggiata potrebbe essere lunga anche 20 km, se si seguisse per esempio il percorso che da c.da Morra attraverso il lungosabato Riccardo Bacchelli e il lungosabato Boulevard e di qui, seguendo il parco di Cellarulo, raggiungere - attraverso un aereo ponte ciclopedonale - contrada Pantano e la pista ciclabile.

L’intero tracciato con i suoi snodi, le sue diramazioni e le sue intersezioni è lungo oltre trenta chilometri; una simile infrastruttura non sarebbe certamente economica per le casse di un comune, come il nostro, che da sempre arranca nelle proprie finanze; di sicuro, però, l’intero progetto potrebbe rientrare nella moltitudine di bandi che Stato e Regioni, grazie all’Unione Europea, promuovono di anno in anno: che si tratti di mobilità sostenibile, o che si tratti di riqualificazione urbana e delle aree periferiche.

Inoltre potrebbe essere loccasione per una maggiore partecipazione dei beneventani alla cura e alla gestione del “bene comune” affidando la non semplice manutenzione di questi percorsi e di queste aree ai comitati cittadini, sostenuti dal Comune. Un modo per responsabilizzare la comunità affinché non si ripetano fenomeni di vandalismo e abbandono come già successo per altre opere pubbliche, inutilizzabili subito dopo l’immancabile inaugurazione in pompa magna.

ANTONINO IORIO