Il Touring Club Italiano di Benevento si mobilita a favore del Parco Nazionale del Matese Ambiente

Il Touring Club Italiano di Benevento si mobilita a favore del Parco Nazionale del Matese, istituito nel 2017 con la legge Finanziaria n. 205, ma ancora in attesa del Decreto istitutivo del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, da sottoporre al presidente della Repubblica.

Il massiccio del Matese è inglobato nell’Appennino sannita che attraversa il Molise e la Campania; sede prediletta di antiche popolazioni che hanno dato vita a nuclei abitativi preziosi per le loro architetture e i loro paesaggi. Contraddistinto da un lago a mille metri di quota, è terra d’origine di ben sei fiumi, 27 torrenti e 16 falde acquifere. L’acqua sembra essere vitale per questa montagna: il Matese, infatti, è emerso dal mare più di cento milioni d’anni fa, come testimonia la presenza di ricchissimi giacimenti fossili.

Nel 2019 l’Istituto Superiore per la Ricerca e protezione Ambientale, (ISPRA) ha tracciato una perimetrazione più ampia del Parco originario che comprendeva 54 comuni tra cui 14 in provincia di Benevento. Esaminata la mappa e raccolti i pareri dei Comuni, la Regione Campania ha restituito all’ISPRA una soluzione completamente diversa, non prendendo in considerazione due aree di grande estensione sia nella provincia di Caserta, sia nella provincia di Benevento.

Nel nostro territorio c’erano esclusioni eccellenti: per esempio Cerreto Sannita, San Lorenzello, la dorsale montuosa di monte Acero e monte Pugliano, il fiume Titerno fino alla piana del Volturno. Si sarebbe interrotta così la continuità ecologica e geo-idromorfologica del Parco, invocata invece da Telese Terme e San Salvatore Telesino. Mentre l’esclusione dei centri di Guardia Sanframondi e San Salvatore Telesino è stata ritenuta meno grave da ISPRA. Sul versante est la situazione non era migliore: esclusi tra altri Circello, Campolattaro e Reino.

Il 17 dicembre del 2020 l’Ente provinciale ha proposto una mediazione: ridurre il perimetro del parco al solo massiccio montuoso, considerando il resto ‘area contigua’. Il confronto è andato avanti anche con il contributo dell’Ente Comunità Montana, dell’Associazione Studi Ornitologici Italia Meridionale - prof. Maurizio Fraissinet e numerose Associazioni locali. La ri-perimetrazione rivista dall’ISPRA, grazie al suggerimento della Provincia beneventana, ha riguardato 30 comuni campani tra cui Cusano Mutri, Pietraroja e Sassinoro completamente all’interno del Parco, rispetto ad una zonizzazione stabilita su criteri di tutela ambientale che include altri comuni sanniti.

Si è giunti così al giugno del 2024 con una perimetrazione definitiva. Il 27 un convegno organizzato da TCI con il patrocinio di Regione Campania, Regione Molise e Comune di Caserta al Belvedere di San Leucio fa il punto della situazione, mettendo in evidenza le positività del Parco, che potrebbero risaltare grazie a progetti di DMO, Destination Management Organization.

E’ una metodologia adottata dai professionisti del turismo - spiega Lorenzo Piombo, medico in pensione appassionato di volontariato culturale in vari settori, da poco subentrato nel ruolo di Console del TCI Benevento -. In questo periodo Confindustria Benevento ha un progetto di sviluppo DMO per il turismo: occorre infatti organizzare i flussi, che non possono essere oggetto di una spontanea convergenza di persone ma vanno pianificati dall’offerta alla distribuzione e vendita del prodotto turistico.

Che cosa significa per il Sannio?

Significa tante cose: si deve partire dalla base dell’offerta, con dati statistici ISTAT; la DMO è una gestione coordinata di tutti gli elementi che portano al turismo come outcome, cioè risultato di un’organizzazione che va dall’offerta degli alberghi alle attrazioni; dall’accessibilità, alla comunicazione e marketing, alla vendita del prodotto o incoming turistico, per il quale lavorano le agenzie. Tocca a queste strutture organizzare la venuta nel nostro territorio, che deve definirsi come destinazione turistica, cioè grande attrattore di sistema, come i grandi attrattori puntiformi quali Parigi, Napoli, Roma, Firenze. La città di Benevento in termini di turismo non è una destinazione ma è considerata una meta.

Qual è la differenza tra destinazione turistica e meta turistica?

La destinazione implica che un visitatore resti per un minimo di tre giorni e un periodo di tempo abbastanza lungo; però il tempo medio di presenza in questo momento a Benevento è di poco più di due pernotti su circa 50.000 arrivi calcolati nel 2022. Chiaramente è poco. La destinazione turistica potrebbe essere il Sannio con Benevento ma anche le piccole città come per esempio Sant’Agata de Goti, Pietrelcina, Montesarchio, Telese, con una varietà d'attrazioni che vanno dai beni culturali a quelli naturalistici, dall’agro alimentare alle produzioni vinicole

Cos’è un brand territoriale?

Facciamo un esempio: se voglio andare in vacanza in Chianti anche chi non c’è stato ha un’idea di cosa sia. Oppure se vado in vacanza in Val Gardena so che è sulle Dolomiti: chi non le conosce? Ma proponendo il Matese al di fuori della nostra regione molti non sanno dove si trovi. Anche il Matese ha però la possibilità di diventare un brand turistico importante. Non è però compito del TCI: possiamo solo stimolare. Confindustria Benevento ha un progetto di DMO: ben venga, perchè in tale progetto il Matese rientra benissimo

Supponendo che aumentino i flussi verso il Matese, i paesi dovrebbero dotarsi di maggiori strutture ricettive?

Partendo dall’analisi dell’offerta si evidenzia che esistono diverse strutture ricettive con una periodicità e una stagionalità. La ricettività è quindi discreta concentrata prevalentemente nei fine settimana. Uno dei problemi è l’estensione della domanda. Per farlo bisogna estendere l’offerta: non di strutture ricettive ma di situazioni che trattengono i turisti per più giorni. Un problema strutturale è che la miriade di paesi intorno al Matese agiscono in modo frammentato. Le strutture ricettive invece dovrebbero confluire in un’unica agenzia di incoming come avviene appunto in località turistiche organizzate come per esempio la Val Gardena. Il problema è la frammentazione dell’offerta turistica.

L’aggregazione è una delle conseguenze dell’istituzione ufficiale del Parco...

Certo, perchè supera la frammentazione per dar luogo ad una ‘comunità del parco’ formata da tutti i comuni del territorio coinvolto. L’’esistenza ufficiale dell’Ente Parco Pubblici dà una maggiore visibilità. Tutto questo è in divenire e nel convegno abbiamo affrontato proprio il futuro. Per usare una metafora: oggi la fotografia ci vede disuniti; domani avverrà un matrimonio in cui si scatterà la foto di una famiglia.

Qual è l’ultima fase da superare?

Terminata la fase di perimetrazione, da metà giugno è ufficiale l’invio del Ministero ai comuni di una nota con un disciplinare provvisorio contenente norme provvisorie di tutela, con richiesta di parere entro 20 giorni. Finora i comuni hanno avuto circa sei anni di tempo per studiare varie bozze di regolamento: dovrebbe essere semplice rispondere. Se i comuni non ottemperano questo compito il Ministero va in ogni caso oltre. Capisco che alcune regole siano effettivamente rigide; c’è un dibattito su questo ma al momento le leggi sono queste e vanno rispettate. Il convegno pone l’accento sulle positività e le opportunità. Ogni occasione di crescere che ci è data comporta sacrificio. Per un territorio avere un Parco è come avere un riconoscimento di valore, una sorta di laurea che non è Honoris Causa.

Si può fare un bilancio sereno tra ciò che è stato programmato in passato e ciò che potrebbe essere il futuro?

Oggi si parla di piani di sviluppo specifici per i Parchi: sono visti come soggetti di sviluppo e di innovazione. Si parla di superamento delle economie di sussistenza quali sono sempre state le economie rurali del territorio, che nel passato erano molto dignitose. Con lo spopolamento di oggi assistiamo invece a un deterioramento potenziale del territorio: l’ISPRA denuncia un incremento del consumo di suolo in Campania in alcuni dei piccoli comuni del Matese per colpa di fenomeni come lo sfruttamento del territorio per la produzione energetica, gli allevamenti intensivi. Bisogna indurre un’economia che dia luogo a una ricchezza generativa di ricchezza. Tutto ciò va progettato con una strategia di sviluppo. Partendo dalla tutela ambientale, il Parco non va inteso solo come ‘area protetta’, ma anche come un’area che si propone lo sviluppo di un territorio che va oltre il perimetro del parco stesso .

Come diceva Federico il Grande: “La montagna è oltrepassata, adesso sarà più facile andare avanti”.

ROSANNA BISCARDI