Monumento di archeologia industriale: restaurato e visitabile il mulino ad acqua Valerino di Reino Ambiente
Secondo Salgari con la letteratura si viaggia senza la seccatura dei bagagli. Ai suoi tempi i veri esploratori erano ben pochi: i testi offrivano alla massa nuovi paesaggi culturali romanzati sulla carta, paralleli a quelli reali. Oggi la mentalità è cambiata: si spera che la lettura di una guida ai beni culturali scritta oggettivamente ci spinga ad intraprendere nuovi viaggi. Diventa così bagaglio indispensabile per la loro ri-scoperta.
Il 6 maggio è stata presentata la guida ai beni culturali di Reino, scritta dalla professoressa Delia Calzone dell’Associazione Universitas Terrae Reginae, in collaborazione con il Comune di Reino e l’Associazione Italia Nostra. Il testo, arricchito da immagini, mira a farci incamminare sulla strada della consapevolezza e della conoscenza esperenziale del patrimonio storico, architettonico, folkloristico e ambientale di questo parte del Sannio.
La Soprintendenza Archeologica, alle Belle Arti e al Paesaggio di Caserta e Benevento segue lo stesso cammino: Abbiamo messo a disposizione le nostre conoscenze e i nostri archivi per elaborare la guida - dichiara Simone Foresta, funzionario archeologo intervenuto alla presentazione - Siamo sempre molto vicini alle Associazioni, che rappresentano baluardi dei territori delle aree interne per far conoscere sia le evidenze archeologiche, sia quelle monumentali, oltre al patrimonio immateriale che si conserva. Tutto questo deve diventare un modello di conoscenza anche degli altri territori, per la loro riscoperta attraverso il loro passato. E per stimolare un turismo sostenibile, lento, consapevole, che sappia rispettare questi luoghi.
Chiese, castelli, strade antiche, palazzi e riti tradizionali illustrati su carta invitano a fare un’esperienza diretta del paesaggio culturale reale. Che a Reino include anche in uno straordinario monumento di archeologia industriale. I monumenti sanniti legati alle attività lavorative sono soprattutto mulini, presenti sul territorio dal Medioevo grazie ai Monaci Benedettini. Testimoni di un passato legato alla prosperità popolare, dal Trecento in poi i mulini ad acqua furono gestiti solo da grandi famiglie nobili. Oggi sono in parte abbandonati, in parte snaturati come ‘contenitori’ di attività ricettive.
Salvo il mulino ad acqua Valerino, citato brevemente all’interno della guida ai beni culturali di Reino. Ce ne parla il proprietario Armando Valerino: Il mulino fu acquistato nel 1938 da mio nonno Diodoro Valerino e da un socio, dalla famiglia Meomartini, signori del paese che possedevano gran parte dei terreni e delle attività produttive - conferma -. Conserviamo l’originale dell’atto notarile in cui è descritta la consistenza del bene venduto, con la vasca e il canale annesso e tutti i diritti collegati all’attività.
Il mulino era ancora in attività nel 1938?
Leggendo l’atto l’impressione è che i Meomartini non l’utilizzassero molto, a causa di qualche problema funzionale. Forse fu proprio questo che spinse mio nonno ad essere lungimirante, rilevandolo e mettendolo in funzione. Se ne occupò mio padre fino agli anni Sessanta dopo di che la famiglia dirottò le attività su altri settori, abbandonando la molitura. L’immobile è rimasto ad uso deposito, fino a quando abbiamo avuto l’opportunità di procedere al restauro che si è concluso nel 2010.
Vi siete rapportati alla Soprintendenza per il restauro?
L’architetta che se ne è occupata, Amata Verdino, ha effettuato tutte le ricerche storiche e archivistiche, rapportandosi alla Soprintendenza, la quale ha riconosciuto un interesse storico culturale per il bene. Ciò grazie ai documenti ritrovati, tra cui un Istrumento stipulato il 19 marzo 1649 dell’Università di Circello in cui stabilisce che, in caso sia impossibile sfruttare il mulino locale “si obbliga la popolazione a macinare nel mulino di Reino”. L’ipotesi dell’architetta Verdino è che si tratti proprio del mulino Valerino, che è il più grande fra i tre mulini presenti a Reino avendo due macine, ed è presso il castello.
Quali sono le parti restaurate?
Il mulino era intatto nella sua conformazione: aveva ancora la sala con le due macine e un locale di servizio, ma in entrambi i locali era venuto giù il tetto di legno. Abbiamo proceduto alla sua ricostruzione con lo stesso materiale e identica tessitura facendo anche un lavoro di archeologia: scavando è venuta fuori l’enorme vasca di raccolta dell’acqua interamente pavimentata in pietra. Abbiamo inoltre rinsaldato una buona tratta del canale in muratura. Il restauro funzionale ha conservato perfettamente la struttura, le due coppie di macine, la sala di lavorazione, il grande portale d’ingresso e un camino aggiunto probabilmente in tempi successivi; ci sono ancora i canali di scolo sotto la sala di macinazione. Tra le macine c’è perfino la scala in pietra per accedere alle tramogge agevolando la manutenzione attraverso un argano ligneo. Nell’ultima fase storica il mulino è stato elettrificato; si conservano anche i locali dei motori
Ci sono anche cavità sotterranee?
Nel corso degli scavi sono venute fuori due canali di scarico delle acque che azionavano le macine tramite due ruote orizzontali, ritornando poi al torrente Reinello che attraversa Reino. Tutto questo è ancora visibile
In quale punto di Reino si trova il mulino Valerino?
E’ di fronte al Regio tratturo Pescasseroli-Candela, mappato nel rilievo ottocentesco. La struttura ha tre accessi: il primo da via Dogana, a valle del castello aragonese; il secondo da via Cesare Battisti, intersecando il canale con un ponticello. Il terzo da via San Paolo, che da Reino va verso San Marco dei Gavoti, passando il ponte comunale sul Reinello. Essendo ai margini del centro antico immaginiamo fosse di pertinenza dei signori del castello almeno fino al 1688 data in cui crollò completamente per il terremoto. Sarebbe interessante approfondire lo studio storico
La struttura è aperta ai visitatori?
Si, accessibile tutti i giorni previo appuntamento. Il 27 aprile ho presentato pubblicamente il progetto di turismo esperenziale ‘M@V experience to bee’ con l’Associazione Mulino ad Acqua Valerino, legato ai temi della cultura storica, dell’architettura e del paesaggio, proponendo la visita al mulino come monumento di archeologia industriale. All’interno è allestito anche il racconto del restauro con immagini e video che parlano del passato e del futuro del mulino. L’attività di turismo esperenziale vuole sottolineare l’importanza della biodiversità attraverso l’allevamento delle api. A questo scopo ho predisposto un apiario nel parco del M@V. Facciamo del mulino un motore di promozione e conoscenza anche di centinaia di tipologie di piante, sviluppando l’idea di orti didattici. Con il progetto dell’Associazione culturale stiamo accogliendo le scuole. Se nel passato si faceva farina oggi diamo nuova vita alla conoscenza del nostro territorio
Qual è il target cui vi rivolgete?
Non ci siamo dati dei confini. Vogliamo promuovere questi valori a tutti: oggi la tecnologia lo consente. Stiamo sviluppando la comunicazione attraverso i Media, diffondendo informazioni sul manufatto come spazio dedicato alla cultura: letteratura, teatro, pittura, musica, spettacolo. La vasca recuperata ha dimensioni ed un’acustica che permettono di ospitare concerti e spettacoli. Abbiamo una potenzialità enorme
Che rapporto ha il mulino oggi con gli abitanti di Reino?
Storicamente conoscono la struttura. Oggi per i reinesi è una riscoperta perchè da molto tempo era chiusa. E’ bello vedere i miei concittadini sgranare gli occhi pieni di meraviglia; e poi il bello incanta e fa bene al cuore.
Il vostro è un monumento di archeologia industriale restaurato che conserva la funzione originaria. E’ la scelta giusta?
Sì, è la scelta giusta! Ne abbiamo conservato materiali, Natura, funzioni, e tutto ciò che abbiamo trovato. Non diventerà mai un agriturismo o una struttura di ristorazione. E’ un mulino e parlerà da mulino.
ROSANNA BISCARDI