PARCO NAZIONALE DEL MATESE: perché non impegnarsi nella costruzione di un domani migliore? Ambiente
Eppur si muove! Finalmente, con sette anni di ritardo
rispetto alla legge istitutiva del PNM del 2017, gli amministratori locali e
provinciali si sono riuniti per discutere e lavorare su osservazioni e
valutazioni relative alle misure di salvaguardia previste. Dopo incontri con il
MASE, accompagnati prima dal senatore Matera, poi dall'onorevole Rubano, e
infine con il vicepresidente della Regione, on. Bonavitacola, la risposta è
sempre stata la stessa: il MASE intende procedere con il Decreto, senza
attendere il commissario ad acta (che Italia Nostra si impegna a sollecitare
entro la scadenza di aprile), accettando solo minimi aggiustamenti alle norme
di salvaguardia, nei limiti fissati dalla legge quadro sulle aree protette.
Molti, evidentemente, speravano che il Parco non
venisse istituito, ma la sentenza del TAR, promossa da Italia Nostra, ha
riportato alla realtà: esiste una legge, e va applicata.
La vera sfida è stata, ed è tuttora, quella di
condividere regole che bilancino la tutela della biodiversità e del paesaggio
con lo sviluppo di dinamiche economiche e abitative sostenibili.
Le proteste legate al perimetro del Parco, invece, si sono rivelate spesso motivate da interessi elettorali e non supportate da basi tecnico-scientifiche, tanto che ISPRA le ha respinte in blocco. Nonostante ciò, alcuni amministratori locali continuano a mostrare disorientamento, incapaci di comprendere come l'istituzione di un'area protetta non sia un ostacolo, ma piuttosto un'opportunità per contrastare lo spopolamento e sottrarre queste terre al rischio di sfruttamento indiscriminato.
Concentrarsi unicamente su minoranze elettorali contrarie ai cosiddetti vincoli, che altro non sono se non regole indispensabili per proteggere il patrimonio collettivo, significa perdere di vista non solo il valore di un futuro sostenibile, ma anche le sfide pressanti del presente. La valle del Tammaro e quella del Titerno sono minacciate da progetti devastanti: la proliferazione di allevamenti intensivi, l'eolico selvaggio, l'idea di utilizzarla come area per lo smaltimento dei rifiuti, e soprattutto il progetto di produzione di energia elettrica (Repower).
Quest'ultimo presenta criticità significative, come la mancata verifica della compatibilità con la potabilizzazione delle acque dell'invaso sul Tammaro, ed è chiaramente distruttivo per un'area di grande valore ambientale già inclusa nel perimetro del Parco Nazionale da ISPRA. Anche il progetto di potabilizzazione, inoltre, non è stato sottoposto a un'analisi trasparente degli impatti. Gli amministratori locali dovrebbero riunirsi più spesso e concentrare le proprie energie non sulla difesa di interessi particolari, ma sulla costruzione di una strategia territoriale lungimirante.
Gli strumenti non mancano: il Contratto di Fiume può essere attivato, i Piani di Bacino idrografico obbligatori della Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE), il Piano di tutela delle acque, il Piano paesaggistico regionale e l'individuazione delle aree idonee alle rinnovabili sono tutti elementi che, in una visione strategica unitaria, possono contribuire a pianificare il futuro del territorio.