FOGLIANISE - Le festività di dicembre sul finire del 1920 Chiesa Cattolica
Rileggendo degli appunti, riscaldato dalla fiamma del camino, tratti dal Cronichon Parrocchiale, redatto dal sacerdote don Gioacchino Pedicini (1183-1980), aprono un mondo lontano rispetto alla quotidianità, segnata dall’incredibile fretta, incardinata da una logica del profitto.
Le celebrazioni del dicembre 1927, davvero sono ricche di particolari inediti, lasciati ai posteri dal pastore della comunità ecclesiale. Merita menzione la festività dell’Immacolata Concezione di Maria del 1927, la Madre del Signore, è celebrata come scrive il parroco: “Con insolito splendore”.
Egli aggiunge ancora: “Sull’altare maggiore faceva bella figura il baldacchino per l’esposizione del SS.mo in bronzo, opera della Ditta Catello di Napoli. Alla prima messa comunione generale, alla quale parteciparono anche divisioni del Circolo di S. Ciriaco. Seguono le altre celebrazioni, nella messa solenne la sera le ragazze cantano anche i vespri e la litania. Al termine del discorso del socio Viglione Francesco di Salvatore, rivolto al sacerdote don Pasquale Pastore, viene servito del vino, biscotti e formaggio, per condividere un sereno momento di fraternità”. Altra festività particolarmente attesa dai fedeli è la memoria liturgica di Santa Lucia, promossa con intensa abnegazione dal signor Arcangelo Monaciliuni, abitante al casale Palazzo, nella parte alta del borgo antico di Foglianise. Don Giacchino annota: “Riuscì molto bene”.
L’unica nota dolente la scelta con poco criterio della banda musicale di Torrecuso, costituita da una quindicina di musicanti, che suonano quasi niente. La predica è tenuta dal parroco, allietata ed accompagnata dal canto delle alunne della Dottrina Cattolica. La processione dell’immagine di Santa Lucia, a causa delle inclementi condizioni atmosferiche, per i molti millimetri di pioggia, caduti in abbondanza non può attraversare le strade del paese.
Il Natale, invece, è preceduto dal novenario, celebrato di buon mattino, nonostante il freddo pungente ed implacabile della stagione invernale. I fiocchi imbiancati hanno ricoperto le strade la domenica precedente e le piogge abbondanti, accolte con profonda gioia dai contadini e dalla collettività, dopo un anno di durevole siccità, segno della misericordia divina.
Il parroco evidenzia: “La mattina di Natale dopo aver cantato un sol mattino dell’ufficio dai confratelli di S. Anna, fu portato il Bambino al presepe e poi vi fu il discorso, seguito da una sola messa, che fu cantata. Lo scrivente disse la seconda messa a S. Maria e dopo la messa portò la statua di S. Lucia alla cappella di Barassano”.
Per la Nascita di Gesù, nel 1928, invece, del presepe viene sono collocata un’artistica capanna, con un impianto di luce sebbene provvisorio, tuttavia per i fedeli è qualcosa di meraviglioso, con gli effetti luminosi, irradiati nell’umile sulla sacra famiglia. Nella chiesa parrocchiale, dedicata a san Ciriaco Martire, l’impianto viene iniziato il 13 febbraio del 1928, realizzato dall’elettricista Fiorenza Adolfo di Napoli, terminato in una settimana. Il patto concordato con il parroco è di collocare 50 lampadine al costo di 26 lire cadauna, ma a conclusione del lavoro ne risultano più di 80, per un costo complessivo di 3.800 lire.
L’inaugurazione dell’impianto elettrico risale al 31 maggio, la sera precedente si fulminano una trentina di lampade, per verificare che tutto funzionasse a perfezione. Il parroco sottolinea: “L’ultima sera di maggio, essendo la chiesa gremitissima di gente, comprese molte persone che non vi mettono mai piede, fu inaugurata con unanime soddisfazione”. In sostituzione del sacerdote Pedicini, per un impegno nella Città Eterna, celebra il P. Angelo Fracchione del vicino convento di S. Antonio. Nell’ultimo giorno dell’anno in Foglianise, giunge una camerata del seminario arcivescovile. Il sacerdote a proposito scrive: “Con un tempo pessimo è stata qui una camerata del Seminario minore di Benevento, quella di S. Benedetto, composta di licealisti, per fare una gita di piacere, diretti al convento di S. Antonio, dove dovevano pranzare. Erano 18 giovanotti, che dopo aver visitato la chiese ed essersi trattenuti un momento in casa del parroco, hanno proseguito la loro strada”.
NICOLA MASTROCINQUE