''I vescovi di San Bartolomeo in Galdo'', il pregiato volume ad opera di don Sergio Ingegno Chiesa Cattolica

San Bartolomeo in Galdo è una bella cittadina in provincia di Benevento situata al confine con la Puglia e il Molise, tra le località più suggestive del Fortore, a 585 metri sul livello del mare, sull’estremo Nord della Regione Campania, a 67 chilometri da Benevento, paese che oggi conta circa 4.000 abitanti anche se negli anni ‘50 ha raggiunto ben 10.000 abitanti.

Un tempo fu una roccaforte dei sanniti. Infatti “in Galdo” viene dal Longobardo “gualdo”, cioè “bosco”. Il paese trasse origine da una chiesa cristiana edificata nel bosco in epoca longobarda. Il nome del Santo rimanda al culto diffuso dal principe longobardo Sicardo che nell’838 portò in Benevento le reliquie dell’Apostolo sottratte ai saraceni dell’isola di Lipari.

Nel 1498 le terre di Santa Maria, in Castelmagno, di Santa Maria in Ripa e Sant’Angelo in Vico furono riunite a San Bartolomeo, essendo abate commendatario il cardinale Alfonso Carafa. Il suo territorio fu dato alla Badia Benedettina di Santa Maria a Mazzocca, di cui seguì le vicende storiche.
Castelmagno fu probabilmente sede dei Liguri Bebiani o Corneliani, che i Romani obbligarono a trasferirsi nel Sannio. La peste del 1656 rappresentò per il paese una sciagura apocalittica.

Seguì poi un meraviglioso slancio demografico. San Bartolomeo ha fatto parte della capitanata per poi essere aggregata alla provincia di Benevento nel 1861. E’ stata residenza estiva dei vescovi della vicina Volturara, diocesi a cui apparteneva dal 1330. Con la soppressione della curia di Volturara Appula nel 1818, entra a far parte della Diocesi di Lucera e dal 1983 appartiene alla Diocesi di Benevento.

La dimora dei vescovi di Volturara fu trasferita proprio a San Bartolomeo in Galdo, dove c’era il Seminario e qui è rimasta fino alla soppressione di quella antica diocesi, il cui vescovo appare anche sulla Janua Mayor del Duomo di Benevento del XII secolo nel pannello n. 55. Ancora oggi si può ammirare l’Episcopio, che per molti secoli serví come abitazione dei vescovi di Volturara e la bella chiesa Madre con il caratteristico campanile di stile moresco. L’antica Volturara è oggi un piccolo Comune di circa 350 abitanti in provincia di Foggia.

Monsignor Francesco Iampietro, mio carissimo amico e compagno nei lunghi anni di Seminario, originario di Baselice, per 17 anni parroco di Molinara, per 18 anni parroco di San Bartolomeo in Galdo e da 7 anni vicario generale della Curia di Benevento, ha affidato a don Sergio Ingegno, attuale parroco di Molinara e mio valente alunno nella scuola di teologia, il compito di ricostruire la storia ed il profilo dei vescovi di Volturara che hanno dimorato in San Bartolomeo in Galdo, lasciando in dono questo volume alla comunità che lo ha accolto e circondato di grande affetto nei 18 anni di ministero pastorale.

Con pazienza certosina, don Sergio ha raccolto i profili biografici dei vescovi di Volturara a partire da Arderado dell’XI secolo, fino a Nicola Martini (1798 -1808), originario proprio di San Bartolomeo in Galdo. Un millennio di storia concluso con la soppressione dell’antica diocesi il 16 febbraio 1818. In tutto 47 schede. Una cronotassi completa dell’episcopato volturanese, utilizzando le fonti primarie e soprattutto l’archivio parrocchiale di San Bartolomeo in Galdo.

Nella bolla di Giovanni XIII del 26 maggio 969, compare per la prima volta la diocesi di Volturara, nell’elenco delle sedi vescovili suffraganee di Benevento, bolla con la quale il Papa concede a Landolfo I il titolo di arcivescovo, grazie al ruolo svolto dal Ducato longobardo in questo periodo cruciale della storia locale. È più che ragionevole pensare che la sede vescovile di Volturara sia nata alla fine del IX secolo e al massimo nella prima metà del X secolo. Tutti questi Pastori hanno contribuito alla crescita delle nostre comunità.

La storia della Chiesa è parte integrale della storia della formazione del nostro paese e dell’Europa.
Tra i vescovi di Volturara compare nel 1638 anche il mio compaesano Massimiliano Ragucci (1594-1638), nativo di Cervinara, eletto il 17 agosto e ordinato vescovo il 6 settembre 1637 da Tommaso Carafa, grande preparazione e talento sacerdotale, raffinato teologo morale, autore di molte opere di natura liturgica, pastorale e sociale, già primicerio del capitolo metropolitano beneventano, vicario generale dell’arcivescovo Francesco Barberini, la sua missione episcopale ha la durata di soli 14 mesi, per il sopraggiungere di sorella morte a 44 anni di età, il 27 novembre 1638.

Il pregiato volume di Sergio Ingegno porta questo titolo: “I vescovi di San Bartolomeo in Galdo”, Rosella editrice, Pago Veiano, 2018. In tutto 101 pagine, presentazione dell’arcivescovo Felice Acrocca, profili biografici, bibliografia, stemmi, paramenti sacri e chiese in foto a colori e, in prima di copertina, la chiesa Madre con il caratteristico campanile di San Bartolomeo in Galdo.

MONS. PASQUALE MARIA MAINOLFI