La fede in uno studio di Roberto Cipriani Chiesa Cattolica

Che ruolo occupa la fede nella vita quotidiana degli esseri umani? Quanto incide sulle scelte degli uomini, quanto le condiziona? Quale sarà il futuro delle religioni? Quanto è significativa l’opera del pontefice per avvicinare le persone alla Chiesa? A queste e ad altre domande ha cercato di dare risposta il professor Roberto Cipriani raccogliendo il risultato del suo studio articolato e complesso che non ha precedenti nell’ambito delle ricerche sociologiche, anche quelle non dedicate esclusivamente al fenomeno religioso, nel ponderoso tomo di 500 pagine L’incerta fede. Un’indagine quanti-qualitativa in Italia. Bisogna andare indietro di 25 anni, al 1994-95, per ritrovare un’analoga indagine (V. Cesareo, R. Cipriani, F. Garelli, C. Lanzetti, G. Rovati, La religiosità in Italia, Mondadori, 1995), ma questa volta ci si è avvalsi di 3238 questionari per l’analisi quantitativa e di 164 interviste in profondità per quella qualitativa.

Per oltre mezzo secolo si è parlato di secolarizzazione e di fine della religione, a partire dal saggio di Sabino Acquaviva L’eclissi del sacro nella civiltà industriale e oggi l’eclissi prosegue ma non diventa totale: si conferma il calo della pratica religiosa, passata in Italia dal 31,1 per cento (percentuale media accertata nel 1994-95 per la frequenza settimanale) al 22 per cento risultante dall’ultima inchiesta. Una novità interessante è l’emergere evidente della spiritualità che a poco a poco subentra alle forme tradizionali di religiosità: adesione a forme di volontariato e a nuove esperienze sul modo di pregare o comunque di mettersi in relazione con il soprannaturale. Ciò che accomuna la scelta della spiritualità è la tendenza a fare a meno dell’istituzione religiosa e in alcuni casi tende anche a considerare Dio non necessariamente legato a una specifica religione. Esiste poi una sorta di “religione dei valori” che costituisce i riferimenti essenziali dei 164 intervistati, nell’ordine: famiglia, giustizia, solidarietà, accoglienza, condivisione; seguono poi distanziati: lavoro, amicizia, amore, educazione, cultura, tradizione, religiosità, devozione, libertà.

A proposito della credenza in Dio, su 164 intervistati 75 non hanno alcun dubbio sulla sua esistenza, 27 pensano che non esista, 13 nutrono dubbi, 10 sono altalenanti, 7 non sanno darsi una risposta, 11 hanno opinioni diversificate, 21 non riescono a far capire quale possa essere la loro posizione. In definitiva circa la metà crede fermamente, meno di un quinto non crede affatto, ma tutto il resto ondeggia fra varie possibilità. La materia religiosa è preponderante nella vita dell’individuo principalmente nelle giornate festive, giacché il 14,2 per cento dei 164 intervistati fa la comunione nel corso della messa domenicale e il 22 per cento partecipa settimanalmente alla messa festiva (da sottolineare che la stessa percentuale è stata individuata in relazione ai 3238 intervistati tramite questionario). La preghiera è praticata ogni settimana dal 26,1 per cento, ogni mese dal 26,6, annualmente dal 20,5, mai dal 26,8. Si ha così un orientamento più favorevole alla preghiera che alla partecipazione alla messa. Il rapporto con l’istituzione religiosa vede il 35 per cento che si dice appartenente a una Chiesa o confessione, il 26,9 mostra perplessità, il 31,5 è su posizioni più contrarie. Si conferma la classificazione che già nel 2013 operava il cardinale Carlo Maria Martini, usando la metafora dell’albero: «Ci sono i cristiani della linfa, che stanno al centro dell’albero e quindi ne ricevono il necessario nutrimento. Ci sono i cristiani del midollo, che stanno attorno, frequentano la chiesa, danno dei contributi economici per le sue necessità, però non collaborano in maniera stabile. In terzo luogo, i cristiani della corteccia, che vivono marginalmente rispetto alla comunità cristiana, pur professando di appartenervi. Segue la categoria di quelli che nell’immagine botanica si potrebbero chiamare il muschio attorno alla corteccia; pur essendo stati battezzati si sono allontanati. Infine, ci sono persone che non appartengono a nessun tipo di Chiesa».

Da ultimo, ma non certo per importanza agli occhi degli intervistati, vi è la figura di papa Francesco, definito da un’intervistata quale “papa da aperitivo” ma da altri considerato scomodo e poco gradito a una certa parte della gerarchia ecclesiastica per il suo tentativo di voler riformare la Chiesa e innovare molti usi, comportamenti e linguaggi. In base all’analisi dei sentimenti (procedura di sentiment analysis) che le persone nutrono verso papa Francesco gli orientamenti di tipo positivo sono il 33,2 per cento, neutro il 46,4 e negativo il 20,3. Ma il giudizio complessivo su Bergoglio, ricavato mediante una procedura diversa, è positivo nel 69,7 per cento dei casi, ambivalente nel 22,2 e negativo nell’8,1. In generale, il totale dei consenzienti supera quello dei dissenzienti. La figura del pontefice cattolico avrà ancora una sua centralità e affidabilitàma molto dipenderà dalle caratteristiche dei successori di papa Francesco, ben difficilmente capaci di ripeterne l’exploit sul piano comportamentale e decisionale.

Cosa ipotizzare? «I risultati dell'indagine portano a formulare una ‘teoria dell'incerta fede’ che fa prevedere un futuro della religione in Italia piuttosto in chiave di dubbio, ma senza che vi siano differenze abissali tra quantità e qualità dei credenti da una parte e dei non credenti dall'altra. Si può prevedere una tenuta della Chiesa cattolica come istituzione, nonostante possibili crisi. La pratica religiosa non si incrementerà ma nemmeno risulterà bassissima. La non credenza crescerà, però senza raggiungere dimensioni eclatanti. Nuovi orizzonti si apriranno in chiave di spiritualità, non legata tuttavia all'esperienza liturgica ufficiale delle Chiese e delle religioni. La credenza in Dio si articolerà diversamente nelle forme e nei contenuti, restando comunque centrale nel vissuto della maggioranza. La preghiera tenderà a restare stabile per frequenza e modalità. La figura del pontefice resterà pur sempre di riferimento ma con andamenti che dipenderanno in larga parte dalle caratteristiche personali del soggetto in carica», queste le idee del professor Cipriani.

GIANCARLO SCARAMUZZO

giancarloscaramuzzo@libero.it