San Francesco e le Stimmate al Centro Studi del Sannio Chiesa Cattolica
Incontro culturale pregno di cultura storica e religiosa presso la Sala del Centenario della Basilica della Madonna delle Grazie di Benevento. Protagonista l’arcivescovo Felice Accrocca, nella qualità di studioso tra i più rigorosi della figura del Poverello d’Assisi, si è uno tra i santi più amati e venerati al mondo.
La sua festa cade il 4 ottobre in ricordo del suo dies natalis, letteralmente “il giorno della nascita” che dai cristiani è identificata nella morte, momento di transito alla vera vita. Secondo le agiografie, nel 1224 ricevette le stigmate sui polsi, sui piedi e sul costato. Morì la sera del 3 ottobre 1226 e fu canonizzato nel 1228 da papa Gregorio IX. La giornata di San Francesco si celebra il 4 ottobre, e non il 3, perché nel Medioevo si riteneva che il giorno iniziasse al tramonto del giorno precedente.
Il convegno del 4 novembre 2024 - ricorda Padre Antonio Tremigliozzi nella qualità di presidente del Centro Studi del Sannio - è prescelto perché da tale data ci sarà per la comunità francescana del territorio Sannio Irpinia la peregrinatio della Reliquia Maggiore di San Francesco: il sangue del costato del Santo segnato dalle Stimmate del Signore. La questione Stimmate - introduce Paolo Palumbo - suscita da sempre un dibattito ampio ed incandescente nel mondo degli studiosi delle fonti. È un terreno sul quale apologetica e polemica si sono aspramente contese sin dagli inizi, il che non ha facilitato la serenità del dibattito.
Nella presentazione del suo ultimo libro (in occasione dell’800° anniversario delle Stimmate) l’Arcivescovo di Benevento Felice Accrocca ha avuto parole calibrate proprie del conoscitore profondo del percorso in vita di San Francesco. Il volume è diviso in tre parti e raccoglie una serie di studi che il Monsignore aveva già pubblicato con l’inserimento di nuove annotazioni. Nella parte I si fa riferimento alla lettera di Frate Elia - vicario di Francesco - che annuncia la morte di Francesco con le Stimmate alle 12 Province dell’Ordine in Europa. La parte II riguarda la produzione agiografica del santo sino alla sistemazione di Bonaventura da Bagnoregio. La parte III affronta il contesto esistenziale vissuto da Francesco nel 1224, anno dell’avvenuta presenza delle stimmate sul suo corpo.
La fonte più antica è la lettera di frate Elia con un testo problematico. In un mio studio di trent’anni fa - prosegue l’Arcivescovo Accrocca - espressi il dubbio che fosse apocrifa, un falso confezionato alla fine del ‘500 in funzione antiprotestante. Ho dovuto ricredermi: sostanzialmente devo confessare che il testo è autentico, suffragato dalla documentazione e dalle analisi degli studiosi. Qualche incongruenza delle fonti la si riscontra nelle testimonianze di Frate Elia e di Tommaso da Celano. Frate Elia dice che le Stimmate di Francesco sono fori nella carne. Tommaso dice che non sono fori, ma escrescenze carnose, chiodi di carne. Tommaso fa diventare più sensazionale il racconto: le punte dei chiodi di carne si curvavano alla punta formando un anello in cui poteva entrare un dito. Narrazione alquanto gonfiata, mentre le piaghe sono vere sul corpo di Francesco che le vive in silenzio, sotto traccia, senza sbandierarle.
Le Stimmate si collocano in un momento difficile della vita del Santo. Dopo il ritorno dall’Oriente si ritrova con un problema agli occhi che lo porterà ben presto alla cecità, oltre a soffrire febbre da malaria e mal di fegato. Torna in fretta in Italia in quanto montano difficoltà di gestione dell’Ordine e porta con sé Frate Elia, Pietro Cattani e Cesario Spira. Dà le dimissioni e affida l’incarico di governo dell’Ordine a Pietro Cattani e Cesario Spira. Si sente inadeguato, ritiene di non avere il carisma del capo né del combattente e trova pace solo dedicandosi alla stesura della Regola dell’Ordine. Riceve scortesie dai suoi confratelli, viene offeso, si ritrae nella preghiera dove si riconcilia con il mondo.
Si isola dai frati, non è più ilare, si ammutolisce, si astiene dalla conversazione e spesso è assalito dal pianto. Cade in una fase di depressione per due anni prima del 1224. Lo studioso Miccoli afferma che le stimmate ricevute sul monte Verna sanciscono il superamento della crisi spirituale. I frati sono più precisi al riguardo. Francesco è in fase di isolamento nella Porziuncola e capisce che è in spirito con il Signore che gli parla. Tommaso da Celano nel suo racconto enfatico dice che Cristo gli parla dalla croce muovendo le labbra. San Bonaventura. che scrive dopo Tommaso, dice che la voce di Cristo si sente nitida nella chiesa per tre volte rivolta a Francesco. Le fonti agiografiche come si vede drammatizzano e gonfiano l’evento.
In realtà e verità Francesco sente nell’anima che è Cristo a parlargli mentre sta cercando una risposta al suo tormento e riceve in spirito la parola del vangelo. Francesco comprende che è caduto nella tentazione dell’isolamento, del chiudersi in sé stesso. Deve uscirne e superare questa fase critica. E con uno scatto di reni ne esce per abbracciare l’adesione a Dio, capisce quindi che deve concentrarsi su Dio. È la risposta dell’uomo di fede che mette la sua vita nelle mani del Signore come fece Gesù nell’orto del Getsemani. Come Cristo perciò depone la sua volontà nella volontà del Padre.
Le Stimmate rappresentano il Sigillo di Cristo sulla Verna. Bonaventura parla della Bolla del Pontefice Cristo sulla carne di Francesco. Storicamente, secondo le fonti documentarie a parere di Miccoli, studioso non credente, è altamente probabile che Francesco le abbia avute impresse sul suo corpo. Le stimmate in conclusione vanno considerate come la chiusura di un periodo di grande fragilità morale e fisica che trova una risposta nella fede. Francesco non ha mai pubblicizzato né fatto vedere a nessuno le sue piaghe. La sua è un’esperienza di sequela del Cristo con tutta la sua umanità e fragilità. È un uomo che ha creduto!
GIUSEPPE PATREVITA
Foto: Reliquia Maggiore Sangue del costato di San Francesco