A breve la resistenza dei batteri agli antibiotici sarà una drammatica emergenza Cronaca

Il nostro è un Paese guelfo e ghibellino per vocazione, che nella lotta dei no mask, no vax, no green pass si è specchiato. E la pandemia da Coronavirus, non guardando in faccia a nessuno, si nutre, ringraziando, delle passioni ideologiche quasi sempre ad alta tensione dei suoi protagonisti. Siamo fatti così, molto faziosi e quindi molto italiani, rivali e addirittura nemici. Con un chiodo fisso in testa: prevalere sull’altro.

Accade spesso oggi che scienziati e ricercatori, vedendo i risultati delle proprie ricerche riportati su un quotidiano o in un telegiornale, rimangano sconcertati dalla imprecisione della terminologia usata, dalla banalizzazione dei contenuti o dall’eccessivo sensazionalismo dovuto alla corsa allo scoop. Altre volte sono invece proprio gli scienziati che, a causa della propria vanità, caricano le comunicazioni delle proprie scoperte con un esagerato trionfalismo, portando fuori strada il giornalista scientifico.

Pur tuttavia, nonostante queste contraddizioni, comunicare la scienza al vasto pubblico è diventata una necessità per gli scienziati e un’esigenza per i cittadini. L’Inghilterra è stato il primo Paese che ha tentato di rispondere a queste esigenze, introducendo nel 1985 politiche mirate a incentivare una migliore comunicazione e percezione pubblica della scienza. Alcuni studi sociologici hanno dimostrato quanto il pubblico sia in grado di capire e di agire attivamente quando le implicazioni sociali della scienza toccano da vicino i propri interessi.

Il dialogo tra il mondo della scienza e quello della società civile non è però impresa facile. Tanti gli episodi in cui è stata percorsa la strada del contrasto e dell’incomprensione reciproca, come sta accadendo in Italia. Chi è impegnato nella comunicazione scientifica ha un’importante responsabilità morale nei confronti dei cittadini e della società, perché l’informazione e la comunicazione rivestono un ruolo rilevante sia per lo sviluppo della personalità dei cittadini, sia per l’evoluzione della società e della vita democratica. Il vero fine dovrebbe essere quello di stimolare e far maturare coscienze critiche. Più che ricevere informazioni nozionistiche, una persona ha bisogno di acquisire strumenti per riflettere e comprendere meglio la realtà. Il comunicatore deve agire con rigore intellettuale e umiltà, non deve cercare di mettere in mostra se stesso né perseguire il protagonismo o la soddisfazione personale.

Una corretta comunicazione si distingue da tre cose che non debbono mai mancare: la sincerità, come pensiero genuino e non influenzato da ingerenze esterne o interessi a livello economico; l’onestà, come attuazione di una comunicazione autentica, professionale, competente e formulata in linguaggio trasparente; la veridicità, come espressione di verità e di aderenza al reale.

Tutto quanto sta accadendo in piazza a causa della pandemia da Covid-19, in buona parte è dovuto a una sbagliata comunicazione e a una peggiore informazione. Mentre ci si continua ad accapigliare sul virus e sui vaccini, abbiamo dimenticato dei batteri. Se oggi possiamo combattere le infezioni batteriche con i vaccini (prima dell’incontro con il microbo) o con gli antibiotici (dopo l’infezione), non è detto che queste armi ci proteggeranno anche in futuro. Mentre sui vaccini potremo fare affidamento ancora, gli antibiotici potrebbero rapidamente perdere di efficacia contro i batteri patogeni. Per troppo tempo abbiamo riversato nell’ambiente grandi quantità di questi farmaci attraverso gli allevamenti intensivi. Ma i batteri sotto la pressione degli antibiotici presenti nell’ambiente sviluppano resistenza e diventano insensibili all’azione dei farmaci. È un problema enorme che dovremo affrontare a breve. Delle circa 33mila morti che si hanno ogni anno in Europa, più di 10mila avvengono in Italia, il Paese europeo più colpito da questo flagello. Se non si interverrà presto, riducendo l’uso degli antibiotici e investendo nella ricerca per trovare nuovi farmaci e nuove strategie, la resistenza dei batteri agli antibiotici sarà una drammatica emergenza.

La pandemia ci ha stravolto le vite, le nostre abitudini quotidiane, per questo occorre occuparsi dei problemi urgenti che ci eravamo presi il lusso di rimandare o perfino ignorare. Oggi questo momento ha avuto termine ed è ora di essere all’altezza della situazione.

GIANCARLO SCARAMUZZO

giancarloscaramuzzo@libero.it