Apice, maxitruffa e silenzio istituzionale: bocciata la richiesta di Consiglio comunale aperto Cronaca
A seguito della richiesta ufficiale
avanzata dal gruppo di opposizione Insieme per Apice per la convocazione di
un Consiglio comunale aperto sulla maxitruffa da oltre 5 milioni di euro,
portata alla luce dalla trasmissione televisiva Le Iene, il 24 marzo si è
riunito il Consiglio comunale di Apice.
Tuttavia, contrariamente alle
aspettative dell'opposizione, composta da Donato Limongelli, Filippo Iebba,
Maria Albanese e Vincenzo Montenigro, l'assemblea non si è svolta in modalità
aperta. La richiesta di un Consiglio comunale aperto, infatti, è stata
semplicemente inserita all'ordine del giorno come uno dei punti da discutere e non
è stata approvata. Di conseguenza, le possibilità di discussione nell'aula
consiliare del grave problema sociale che ha investito la comunità apicese sono
state al momento sedate.
A prendere per primo la parola è stato il Presidente del Consiglio comunale Virgilio Pepe che ha esordito leggendo un'informativa dell'amministrazione, sottolineando che: l'oggetto della richiesta è manifestamente estraneo alle competenze del Consiglio così come definite dall'art.42 e dall'art.30 dello statuto del Comune di Apice con particolare riguardo al comma 7. Ha poi sottolineato le precedenti opere di sensibilizzazione svolte dall'amministrazione: in merito alla sensibilità di questioni di impatto sociale, portate in rilievo dalla richiesta di convocazione del Consiglio comunale, l'amministrazione Pepe, con attività concrete, già da qualche anno, a partire dal 2019 ha avviato seminari di Formazione e sensibilizzazione sulla cultura della legalità, anche in collaborazione con l'U.DI.CON. e che hanno visto la partecipazione di autorevoli esponenti e con il coinvolgimento dell'Arma dei Carabinieri. La parola è stata poi conferita al capogruppo dell'opposizione Donato Limongelli che oltre a mettere in rilievo l'importanza della solidarietà che può derivare dall'istituzione comunale in casi del genere, ha dichiarato: Io non capisco, dare il vostro diniego di voler discutere di questo argomento in presenza dei cittadini e alla nostra presenza.
Il dibattito si è poi acceso quando il consigliere Filippo Iebba ha chiesto di intervenire, ma il presidente Pepe ha negato la parola, dicendo che fosse già stata concessa al capogruppo Limongelli. La replica di Iebba non si è fatta attendere: Lei sta demandando al Consiglio comunale la decisione di non convocare l'assemblea pubblica, ma noi non possiamo nemmeno esprimere la nostra opinione?.
Il clima di tensione ha poi raggiunto il suo culmine poco prima della votazione, quando Iebba, in segno di protesta, ha abbandonato l'aula. Alla fine, il Consiglio ha respinto la richiesta di convocare un'assemblea pubblica con 9 voti favorevoli e 3 contrari. Al di là della competenza o dell'incompetenza nel convocare il Consiglio comunale aperto per discutere di eventuali misure di sostegno alla comunità, a fronte di questa grave truffa perpetrata ai danni di almeno un centinaio di cittadini apicesi, da come si evince dai servizi televisivi, emerge una chiusura totale nel parlare di questa vicenda.
Fermo restando che la volontà di istituire uno Sportello di sostegno psicologico, almeno fino allo scorso dicembre, era nei piani dell'amministrazione Pepe, da come si poteva capire dall'intervento dell'assessore alle Politiche Sociali Silvia Rosato in occasione di uno degli incontri promossi dal Comune di Apice del ciclo La formazione della cultura della legalità in collaborazione con l'U.DI.CON. Aveva infatti dichiarato: Nei progetti di questa amministrazione comunale è presente uno sportello di ascolto comunale a favore dei cittadini e in particolare dei giovani nella gestione di problematiche come il bullismo e il cyberbullismo.
Quale momento migliore, se non questa drammatica circostanza, per istituire un aiuto di questo tipo che sostenga almeno in parte le numerose vittime della truffa? Inoltre, considerando la vasta capillarità della truffa, che ha coinvolto un'ampia porzione della comunità apicese, è plausibile che l'operato truffaldino della società finanziaria, basato su uno schema Ponzi, possa essersi esteso non solo ai singoli privati, ma anche ad aziende o società a loro collegate.
È importante sottolineare che società di questo tipo, nel tentativo di legittimarsi legalmente, spesso instaurano rapporti con altre realtà economiche. Un esempio emblematico è rappresentato dai numerosi casi di riciclaggio emersi all'interno delle società di calcio dilettantistiche.
Pertanto, a fronte di tanti interrogativi e agli effetti economici e psicologici delle vittime, sarebbe opportuno attivare misure di sostegno per la comunità. Pur non potendo intervenire direttamente nelle questioni private, l'istituzione comunale potrebbe perlomeno garantire un servizio di supporto psicologico per sostenere chi è stato colpito da questa vicenda a dir poco orribile.
ANDREA ALBANESE