Ei fu... In malora l'Auditorium Calandra Cronaca

Più volte è stata sollevata la questione del Calandra ma nessuna istituzione ha mai dato una risposta. Eppure il Calandra nel passato ha goduto di prestigio e notorietà a livello nazionale per le attività svolte e per gli artisti che si sono succeduti sul palco, alcuni già noti e altri che hanno visto proprio nelle esibizioni al Calandra il proprio trampolino di lancio. Ma soffermiamoci dapprima sulla struttura che non tutti ricordano.

Nasce come Auditorium per poi essere adibito in più occasioni a teatro, dotato di eleganti e comode poltrone la sala aveva una buona visibilità da ogni posto a sedere. Al lato dell’auditorium si trovano ampie sale per convegni, incontri con la stampa ed altro. Gode, inoltre, di un ampio foyer con annesso un bar facilmente raggiungibile dai partecipanti alle manifestazioni. Presso l’entrata si aprono diverse stanze occupate al tempo dalla Promoarte e ancora oggi chi si avvicina ai finestroni può vedere faldoni e scatoloni che giacciono, come dopo una guerra, a ricordo dei tempi felici. Ma quello che preme sottolineare è che il Calandra durante le edizioni del Bengio Festival, su cui ci soffermeremo più avanti, fu dotato delle varie certificazioni richieste dalla Commissione di Vigilanza che autorizzava lo svolgimento dello spettacolo, come il certificato che attestava dopo dieci anni dal precedente collaudo la continuità statica. Successivamente fu messo a norma l’intero impianto elettrico e l’impianto di messa a terra, furono rifatti i quadri elettrici nonché l’impianto di climatizzazione e riscaldamento.

Fu uno dei primi locali di pubblico spettacolo, e parliamo degli anni dell’amministrazioni Viespoli e poi D’Alessandro, ad essere munito di una struttura che permetteva ai portatori di handicap di accedere ai palchetti laterali ed assistere alle varie manifestazioni. Con l’assessorato dell’avv. Lucia Catalano il Comune di Benevento presentò un progetto al Comando Regionale dei VV.F. per ottenere in deroga l’agibilità del Calandra come teatro. Ma l’amministrazione comunale cambiò e non ci fu alcun seguito come del resto lamentò in una conferenza stampa l’avv. Luigi Giuliano, ideatore e direttore artistico del Bengio Festival.

Questi con amarezza e delusione per la poca sensibilità artistica da parte dell’amministrazione comunale denunziò l’arroganza di alcuni politici che non avendo voce in capitolo nell’organizzazione del Festival decisero di affossarlo.

Il Bengio Festival per ben quattordici anni, grazie alla professionalità e intuito artistico dell’avv. Giuliano, ha lanciato personaggi diventati oggi famosi, come Balivo, Cristicchi, Alterisio Paoletti ed altri. Il pubblico era numeroso e poteva godere di serene ed eleganti serate musicali.

Allora le considerazioni da fare sono molte, ma ci limitiamo a semplici domande: Ma realmente l’amministrazione comunale vuole incentivare l’arte di questa città?

Il Calandra è chiuso da anni, in un luogo comodo e con apposito posteggio e allora perché non darlo in gestione ad una compagnia teatrale locale o ad associazioni artistiche e culturali?

Oggi il Calandra sembra appartenere all’Università ma è opportuno che le varie istituzioni interagiscano per incoraggiare la cultura affinchè questa non diventi solo uno slogan da esibire in convegni, conferenze o propagande elettorali.

La città di Benevento è bella, ricca di arte….. e questo ce lo riconoscono i turisti che incontriamo per strada o nei locali.

Ma la bellezza, come ha affermato lo scrittore Maurizio De Giovanni in occasione del riconoscimento da parte dell’Amministrazione Comunale della “cittadinanza onoraria”, è anche un “peso” che bisogna sostenere affinchè le ricchezze artistiche e culturali abbiano la giusta valorizzazione.

MARISA ZOTTI ADDABBO

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