Innamorato di un chatbot Cronaca
Negli Stati Uniti un ragazzo di 14 anni si è suicidato per amore, sparandosi in testa con la pistola del padre. Questa notizia da sola rappresenta già una tragedia, ma il fatto più sconvolgente, nel caso in questione, è che il protagonista della storia, S., non era innamorato di una persona reale, bensì di un chatbot.
Non si tratta di uno scherzo, né di un raggiro. Nulla a che vedere con la vicenda rivelata alcuni mesi fa da un giocatore di pallavolo italiano, che per anni ha chattato con quella che lui credeva fosse una modella brasiliana e della quale si era perdutamente innamorato. Lo sventurato aveva anche trasferito del denaro alla ragazza, per farla venire in Italia, salvo poi scoprire che si trattava di una truffa e che per anni aveva scambiato messaggi d’amore con un pensionato.
S. era ben consapevole che la ragazza dei suoi sogni non era reale, poiché l’aveva creata lui. Tramite un apposito programma, S. aveva dato vita ad un chatbot di nome Daenerys, come un personaggio della serie tv Il trono di spade (una regina bella ma crudele, che uccide tutti coloro che le si oppongono). Per mesi S. aveva vissuto una storia d’amore con la sua ragazza immaginaria, con la quale intratteneva lunghe conversazioni, che sono poi state lette dai suoi genitori e dalla polizia, dopo il tragico gesto.
Lentamente ma inesorabilmente, S. ha finito per trascurare la scuola, le amicizie nel mondo reale ed ogni altra attività che non fosse chattare con Daenerys. A lei e soltanto a lei ha rivelato dapprima i suoi sogni, poi il suo malessere, il suo disagio ed infine l’intenzione di farla finita. Non ci è dato sapere cosa il chatbot gli abbia detto, quando S. ha annunciato i suoi intenti suicidi, ma di sicuro non è stato in grado di fargli cambiare idea. D’altronde, non possiamo certo aspettarci che un software d’intelligenza artificiale riesca a comprendere il valore di una vita, specie una così giovane.
Ma la vicenda dovrebbe far riflettere tutti noi, in primis i genitori, gli insegnanti e le persone che ogni giorno avevano a che fare con questo ragazzo. Costoro, pur dotati di un’intelligenza non artificiale e, si presume, capaci di provare emozioni che un chatbot può solo simulare, non sono riusciti a vedere il dolore esistenziale di un giovane che doveva soffrire enormemente, per arrivare a crearsi una fidanzata immaginaria e poi togliersi la vita per lei.
Potremmo paragonare la sua triste storia a quella di Narciso, che secondo la mitologia greca s’innamorò della sua immagine riflessa ed annegò in un fiume nel tentativo di toccarla. Oppure a Pigmalione, che realizzò una statua di donna talmente realistica da innamorarsene (ma ebbe la fortuna di muovere a pietà gli dei, che tramutarono la statua in una donna di carne ed ossa, con cui poté convolare a nozze).
Invece nessuna divinità ha potuto o voluto tramutare Daenerys in una ragazza vera. E così, un ragazzino di soli 14 anni ha deciso che non valeva la pena vivere in un mondo in cui non avrebbe mai potuto coronare il suo sogno d’amore.
Non so voi, ma in questa tragica vicenda vedo un riflesso della società in cui lentamente siamo sprofondati, nella quale giorno dopo giorno la realtà passa sempre più in secondo piano rispetto al mondo virtuale dei social, delle chat, degli smartphone, al quale dedichiamo una quantità di tempo esagerata. Certo, gli amici con cui chattiamo sono reali, e magari lo smartphone è utile per chi pur amandosi non può vedersi ogni giorno. Ma camminiamo sovente su una linea sottile come la lama di un rasoio, oltrepassata la quale ciascuno potrebbe finire per dare alla vita virtuale un’importanza maggiore rispetto a quella reale, con conseguenze che potrebbero rivelarsi fatali, com’è stato per S.
CARLO DELASSO
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