La complicata storia di una scuola chiamata ''Torre'' Cronaca

Non si può abbattere una scuola che rappresenta il fulcro intorno a cui si è costruito il quartiere, ma temo che non ci sarà dialogo” afferma la docente Paola Caruso parlando della travagliata storia dell’abbattimento della scuola Federico Torre: una storia di famiglie, docenti, piccoli studenti, commercianti e di fondi pubblici.

Una storia di quartiere, il Rione Mellusi, nello specifico, che però è arrivata fino alle soglie del Parlamento italiano. Detta così, sembra quasi la narrazione di qualcuno o qualcosa partito dalla provincia per arrivare lontano.

Non è un racconto di vittorie, questo, è un resoconto di un tempo sospeso, tra disagi e interrogativi che non hanno intenzione di cessare, ma che, al contrario, sembrano moltiplicarsi di giorno in giorno.

Questa storia (non) comincia nel marzo 2024, periodo in cui era stato previsto l’abbattimento dell’istituto comprensivo statale Federico Torre, che non è mai avvenuto grazie all’opposizione del Preside Edoardo Citarelli, preoccupato dalla natura dell’intervento che avrebbe potuto compromettere la validità dell’anno scolastico degli studenti. A marzo, infatti, il Comune non aveva ancora allestito le tre diverse sedi in cui trasferire gli alunni. Per l’abbattimento della Federico Torre e della scuola elementare Nicola Sala sono stati stanziati 16.690.300 euro del PNRR, come ricorda Antonio Santillo (deputato) del movimento 5 stelle nell’interrogazione parlamentare, da lui depositata, al ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara nei giorni scorsi. Ma ci torneremo tra poco.

Nel frattempo, i lavori sono cominciati da poche settimane e il fragore che generano le betoniere e i montacarichi hanno una cassa di risonanza a lungo raggio, in grado di echeggiare fino alle stanze di Palazzo Mosti. Questi riverberi sonori hanno i nomi e i volti dei residenti, dei genitori degli studenti e di tutta la cittadinanza interessata, riuniti in comitati civici e associazioni come il comitato cittadino “Salviamo le scuole Torre-Sala e il quartiere Mellusi dallo scempio”, Civico 22 e Altra Benevento Possibile.

Durante l’assemblea pubblica tenutasi nei giorni scorsi dal comitato cittadino così riportava Paola Caruso: L’idea della distruzione delle scuole è dolorosa. Che cosa hanno quei due edifici che merita la distruzione? Una semplice ricerca su internet vi permetterà di conoscere che la Torre è opera dell’architetto Vincenzo Miccolupi, che insieme a Luigi Piccinato e Frediano Frediani hanno firmato tra gli anni trenta e sessanta del secolo scorso una grande quantità di edifici importanti in città, secondo uno stile ben riconoscibile, il razionalismo, che caratterizza tante città italiane, prima di tutte Roma. La scuola è schedata nel Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi, un progetto del Ministero della Cultura sin dal 2017, nella scheda n. 3755, che riporta: “L’edificio riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale. L’edificio si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata”. Quante opere a Benevento sono andate distrutte non per terremoti, non per i bombardamenti americani, ma per la miopia e superficialità dei nostri amministratori? Centinaia

Molti degli interrogativi e delle preoccupazioni arrivate a Palazzo Mosti sono state affrontate in un incontro tra le organizzazioni di categoria e le istituzioni, rappresentate dal sindaco Clemente Mastella e l’assessore ai lavori pubblici Mario Pasquariello, tra gli altri. In questa sede è stata ribadito dal primo cittadino che l’esigenza dell’abbattimento risiede in ragioni di sicurezza e di opportunità tecnico-economica. I rappresentanti sindacali presenti all’incontro hanno richiesto una collaborazione con l’amministrazione nella ricerca di soluzioni che abbiano tempi compatibili con la complessità della vicenda, in modo da mitigare i disagi presenti, relativi all’organizzazione didattica (solo per citarne uno), e futuri, come la possibile compromissione dell’attrattività degli istituti interessati dall’abbattimento ai fini delle iscrizioni degli anni a venire. L’incontro si è concluso con il sindaco che si è detto disponibile a effettuare una ricognizione con gli uffici competenti, davanti alla richiesta delle organizzazioni di individuare sedi che evitino la dispersione di alunni, docenti e personale scolastico.

È proprio la delicatezza di questa vicenda, per gli interessi molteplici che va a toccare, a rendere nebulosa ogni possibile prospettiva o evoluzione, tanto che sembra intricarsi sempre di più davanti a ogni dubbio che sorge: dalla preoccupazione dei tempi di ricostruzione dell’istituto, passando per i possibili accertamenti ministeriali, fino alle contestate falle del progetto e ai disagi di chi lavora e studia nelle scuole interessate e dei residenti del quartiere. Anche la commissione istruzione e la commissione lavori pubblici hanno chiesto la convocazione di una commissione congiunta per valutare la sussistenza dei requisiti minimi di sicurezza nella struttura in via Camerario, per la prosecuzione dell’anno scolastico degli studenti interessati dal trasferimento in tale sede, in seguito alle preoccupazioni sollevate dalle famiglie degli alunni.

Ma una storia così caotica non poteva certo restare all’interno dei confini provinciali. Infatti, questo breve e sommario resoconto finisce dov’è cominciato, a Roma, più precisamente in Parlamento. Da qui il caos è stato generato, con lo stanziamento dei fondi PNRR, e qui ritorna, stavolta sottoforma di interrogazione parlamentare. Ciò che viene richiesto dal deputato Santillo al ministro Valditara è se esiste davvero una verifica in atto da parte del ministero dell’istruzione sui lavori di abbattimento della Torre, a seguito dei numerosi esposti presentati a riguardo, e se il Ministro ritenga necessaria la sospensione dei suddetti lavori in attesa del riscontro di tale (eventuale) accertamento. Santillo ha inoltre specificato come il Comune non avrebbe rispettato l’obbligo di informazione ai cittadini circa i lavori da effettuare e l’ubicazione delle sedi provvisorie. Ed è forse proprio qui che il caos proseguirà, ancora più vasto, o si arresterà per un po’: in un tempo sospeso alle porte della capitale.

RAFFAELE DE BELLIS