L'informazione in guerra Cronaca

Conflitto Russia contro Ucraìna: è anche la guerra parallela della disinformazione fatta di propaganda e depistaggi. Stiamo vedendo di tutto sugli schermi dei nostri televisori, dei tablet e degli smartphone. Che cosa veramente sappiamo di questa guerra e qual è la narrazione che ci arriva? Nel racconto di questo assurdo ma non certo imprevedibile evento bellico si ha la sensazione di sapere tutto. Dirette televisive a ogni ora del giorno e della notte, aggiornamenti sulle testate giornalistiche web; la possibilità di accedere alla stampa estera, anche quella proveniente dai Paesi coinvolti nell’impari lotta; i social media che condividono materiale che sembrerebbe provenire in modo diretto dai luoghi degli scontri; il presidente ucraìno Volodymyr Zelensky che twitta la sintesi delle sue telefonate con altri capi di Stato.

Con tutte queste immagini il lettore e il telespettatore hanno la sensazione di entrare tra i belligeranti, come se si trovasse in un film o in una serie televisiva non ponendosi il problema di quale sia la verità, della verifica delle fonti che del giornalismo e dell’analisi dovrebbero essere un pilastro fondativo. Così il Tg1 e il Tg2 mandano in onda visioni di bombardamenti russi in Ucraìna tratte dal videogioco War Thunder. Molte altre testate giornalistiche rilanciano la foto (che qui pubblichiamo) di una bella ragazza ucraìna seduta in un autobus con in mano un fucile AK47 per mostrare la mobilitazione del popolo ucraìno, ma si tratterebbe di un’immagine pubblicata nel 2020 sul sito imgur.com. Il Sole 24 ore narra l’attacco russo a Kiev utilizzando però foto di una parata militare del maggio 2020. Copione che si ripete su testate internazionali e su account di personaggi politici di spicco come l’ambasciatore ucraìno negli Stati Uniti, Volodymyr Yelchenco, che condivide un video di presunte esplosioni su Mariupol, in realtà provenienti da un profilo TikTok noto per pubblicare clip di esercitazioni militari.

Tutto questo ci fa riandare con la memoria all’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq nel 1991 o alla storia delle incubatrici distrutte nell’ospedale di al-Addam a Kuwait City. I media del mondo ne diedero una narrazione fortemente emotiva, ma un anno dopo si scoprì che il tutto era stato costruito a tavolino dalla società di comunicazione Hill & Knowlton. L’immagine a ogni costo nell’era dei social media da pubblicare senza verifica per bruciare gli altri sul tempo fa sì che chiunque, con una minima spesa, possa costruire informazioni false che diventano virali. Questo farà sì che alla fine della guerra in Ucraìna nessuno sappia nulla, non perché manchino i giornalisti sul campo, ma proprio perché c’è tantissima informazione gettata in pasto al pubblico senza un’opportuna verifica. E come già è successo in parte nella narrazione della pandemia, questa guerra d’immagine tenderà a semplificare e polarizzare l’opinione pubblica, nell’illusione che tutti sappiano ciò di cui invece nulla sanno. La gente muore e c’è chi si accapiglia su questioni “minori”, rievocando la strage di Odessa o il battaglione Azov, come se si trattasse di un war game e non della realtà.

Che vi sia la responsabilità anche di un nuovo modo di fare informazione che punta alla viralità più che al contenuto, all’emotività più che alla verità, e che costi poco, è una possibilità e un tema che il mondo dell’informazione dovrebbe affrontare seriamente. Il vecchio adagio “la prima vittima della guerra è l’informazione” oggi assume così una nuova valenza pur non perdendo la sua validità. Fondamentale quindi utilizzare e diffondere solo le informazioni che provengono da fonti verificate e attendibili, consapevoli dei danni che le fake news possono fare nel permettere che le persone si facciano idee e opinioni completamente sbagliate sulla base di informazioni false. Suggeriamo alcuni account per tenersi costantemente aggiornati su ciò che sta accadendo: sito ufficiale Rai News, live blog de Il Post; su twitter Stefania Battistini, giornalista per Tg1; Nico Piro, inviato per il Tg3 web; Rai News; su Instagram Giammarco Sicuro, giornalista Tg2 Rai; Valerio Nicolosi, redattore di MicroMega; Cecilia Sala, giornalista per Il Foglio; Factanza.

GIANCARLO SCARAMUZZO