Originario di Paduli, Rocco Caropreso: un eroe caduto in guerra nel 1918 Cronaca
Il nostro vicedirettore Nicola Amoroso, nel n. 17 di Realtà Sannita del mese di novembre 1991, in un articolo dal titolo Quella lapide nell’atrio del Liceo-Ginnasio “Pietro Giannone” di Benevento, invitava chi ne fosse stato in possesso a fornire notizie più dettagliate su quegli eroi trascritti sulla lapide. Il professor Gaetano Coppola sollecitato in tal senso diede alle stampe nel giugno 2002 il saggio Rocco Caropreso - Tenente di fanteria caduto in guerra a Montello il 20 giugno 1918, con l’intento di far conoscere, in particolar modo ai ragazzi delle scuole, gli atti di eroismo compiuti dai loro giovani concittadini caduti in guerra o dispersi che sacrificarono la loro vita per difendere la patria.
«Avrei voluto scrivere queste note - si legge nell’introduzione - già nel 1958, anno in cui insegnavo in quel liceo, dopo aver letto su quella lapide tra i caduti in guerra il nominativo di uno zio di mia moglie, Rocco Caropreso, e quello di Alfonso Follo, entrambi padulesi ed ex alunni del liceo, ma non disponevo di materiale adeguato. Un mio cognato, frugando tra le sue carte, ha trovato documenti e testimonianze che ho ritenuto molto interessanti, riguardanti proprio Rocco Caropreso». Nel testo trovano posto stralci tratti da due opuscoli intitolati l’uno Ricordo degli alunni caduti nella Grande Guerra 1915-18 e l’altro Scoprimento della lapide in onore dei caduti in guerra 1915-18 datati 1920 per i tipi della tipografia del cav. G. De Martini di Benevento. Nel delineare la figura di Rocco Caropreso, l’autore ha inteso onorare e commemorare i caduti e dispersi padulesi di tutte le guerre che furono 56 nella Prima guerra mondiale e 45 nella Seconda. Gli eventi hanno dimostrato che “si è disposti a sacrificare la propria vita solo quando si avverte la piena dedizione al dovere e si ha la consapevolezza di combattere per l’affermazione di valori validi”.
L’invito è a far comprendere ai giovani che il raggiungimento di certi risultati “sono senza dubbio il frutto di una solida formazione intellettuale, morale e civile che si può ricevere sui banchi di scuola, perché è nella scuola che si esercita l’intelligenza, si consolida il carattere e si forma la personalità”.
Il nome di Rocco Caropreso campeggia nella lapide, opera del professor Enoslito Sulprizio, murata nel portico del Liceo-Ginnasio “Pietro Giannone” di Benevento, insieme agli altri liceali caduti in guerra. Nato a Paduli il 17 dicembre 1896 e caduto sul Montello il 20 giugno 1918, tenente del 40° Reggimento fanteria fu decorato con medaglia d’argento al valor militare con la seguente motivazione: «Comandante di compagnia, dopo di aver condotto i propri uomini con fermezza ammirevole, attraverso una zona intensamente battuta da artiglieria e mitragliatrici si slanciava risolutamente all’attacco riuscendo a infliggere forti perdite al nemico e a liberare nostri reparti già accerchiati. Con slancio ammirevole e singolare coraggio, continuava ad avanzare, finché trovava morte gloriosa sul campo». Conseguì la licenza liceale nel nostro istituto l’anno scolastico 1914-15. Dalla zona di guerra il 25 agosto 1918 l’illustre compaesano Clino Ricci, che Gianni Vergineo nella sua Benevento e dintorni ritiene «il protagonista del primo tempo del fascismo in prospettiva di un radicale rinnovamento dell’annuario politico» e lo definisce «un giovane sognatore, assetato di eterno e di infinito», scrisse: «Rocco, ho cercato inutilmente la tua tomba. Ora vado lontano e non ho potuto porre una ghirlanda e una lacrima sulla tua croce e rendere alla tua memoria l’omaggio fraterno di amico e di soldato. […] Noi rimaniamo, Rocco, ma sentiamo con tristezza che nulla vale più per noi, anche tutta la vita, quell’ora di esaltazione e di delirio che compì il tuo destino doloroso e avventuroso, segnando insieme la tua gloria, la tua fine, la tua tomba […].
Il film Campo di battaglia di Gianni Amelio, in concorso alla 81ª Mostra del cinema di Venezia di quest’anno, ci invita a riflettere, forse ancor più del romanzo La sfida di Carlo Patriarca da cui la pellicola cinematografica è tratta, sul clima delle retrovie del primo conflitto mondiale, sanguinoso e traumatico per molti soldati, vittime innocenti di coscrizione e costrizione. Le guerre fanno male, meglio sarebbe in ottica utopistica se non ci fossero più “braccia pronte a imbracciare un fucile”, paradosso su cui si fonda la morale del film, storia del grande schermo che allude anche al presente.
GIANCARLO SCARAMUZZO
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